lunedì 13 febbraio 2012

Quando le spalle dei giganti tremano


Il mercato di oggi si regge sulle spalle impaurite dei piccoli investitori, i quali, presi dalla morsa dell’incertezza e della paura, corrono in cerca di un dottore che possa somministrare la giusta cura. Ogni momento d’incertezza impone grandi concessioni di fiducia. Il nostro secolo ci ha insegnato ad avere fiducia nella precisione della scienza. Lo stesso sembra valere in questo caso: ironia della sorte vuole che la stessa ingegneria finanziaria che è stata il cavaliere oscuro della crisi sia ora il cavaliere dall’armatura scintillante al quale affidare il proprio futuro

GLI EFFETTI devastanti della crisi economico-finanziaria originatasi negli Stati Uniti nell’estate del 2007, ma con radici ben più remote, sono evidenti a tutti. Il crollo del Prodotto Interno Lordo di molte economie avanzate, l’esplosione del debito pubblico di molti paesi, l’impoverimento delle famiglie, la crisi di liquidità e il crollo degli investimenti, sono tutti fenomeni che ognuno di noi ha potuto toccare con mano.

A oggi la situazione economico-finanziaria internazionale è ancora molto instabile, i tassi continuano a essere ai minimi storici e i mercati finanziari continuano a essere soggetti a forti pressioni. La simultaneità di tali fenomeni mantiene il grado di sfiducia nei confronti del mercato dei capitali assai elevato. L’alto livello di stress continua a provocare crolli della domanda interna e dei listini azionari internazionali, restrizioni nel mercato del credito e problemi di liquidità.

Nello scenario attuale tutti noi stiamo osservando gli enormi sacrifici fiscali necessari a sostenere l’attività produttiva in Europa, e nel Mondo. L’indebolimento economico dei paesi avanzati non ha tardato a farsi sentire anche tra i paesi emergenti, che hanno subito un rallentamento in termini di crescita economica. I paesi maggiormente colpiti sono stati Brasile, Cina e India, per la loro natura “export-oriented”.

Secondo stime dell’International Monetary Fund (IMF), tutto si sta traducendo in un rallentamento dei tassi di crescita del Pil nominale mondiale dal 11,29 per cento al 5.33 per cento, rispettivamente stimati per il 2011 e il 2012. Il commercio mondiale, inteso come somma d’importazioni ed esportazioni, sta subendo una forte frenata. Un discesa verticale dal 12,75 per cento del 2010 al 7,5 per cento del 2011 per portarsi al tasso del 5,78 per cento nel corso del 2012.

Così i governi delle principali economie europee hanno dato vita a una serie di politiche fiscali mirate alla riduzione del debito pubblico e del deficit. In generale, si prevede che tali misure correttive incideranno prevalentemente sulla formazione di reddito disponibile delle famiglie. Secondo stime dell’IMF, nella maggior parte delle economie sviluppate il reddito nominale pro-capite tra il 2011/2012, 2012/2013 e 2013/2014 subirà delle flessioni. Le previsioni per la Euro Area mostrano una crescita pari al 1,92 per cento per l’anno appena passato, e pari al 1,96 per cento e 2,34 per cento per i successivi anni, valori inferiori rispetto al 3,51 per cento avutosi tra il 2010/2011.

L’aumento della pressione fiscale, che tenderà a salire nei prossimi anni, associata all’andamento negativo dell’occupazione, ha ulteriormente indebolito la crescita del reddito disponibile delle famiglie. Il tasso di disoccupazione, calcolato sul gruppo economico G7, è passato dal 5,5 per cento del 2007 al 8,2 per cento del 2010. Il Fondo Monetario Internazionale ha previsto che questo rimarrà sopra la soglia del 7 per cento per i prossimi tre anni.

Anche le imprese risentiranno delle difficoltà dei debiti sovrani europei. Dal punto di vista degli investimenti, l’incertezza sulle decisioni dei consumatori renderà più cauti i processi d’investimento, rendendo la raccolta finanziaria ancora più difficile. La congiuntura influirà ulteriormente sul mercato dei finanziamenti alle imprese, che per poter accedere a qualsiasi forma di credito dovranno pagare di più in termini di interessi.

Tutto questo non può di certo non mettere in allarme coloro che esercitano attività nel mercato del risparmio gestito, e nello specifico chi deve fornire garanzie di ritorno di investimento spendendo il proprio nome. In uno scenario dominato dall’incertezza, la difficoltà nel reperire prodotti sicuri e di offrire servizi (piani di investimento) appetibili non è di certo venuta a mancare. Sono dunque necessarie strategie innovative e mirate.

Households Assets (i.e. savings). Fonte: OECD

L’elevata incertezza economico-politica, unita all’esplosiva volatilità dei mercati dei capitali, rende gli investitori “semplici” sempre più vulnerabili. Timore e paura per lo svolgersi degli eventi hanno aperto nuovi scenari d’investimento. Ma con le banche che offrono rendimenti vicini allo zero, la fiducia è riposta nelle mani dei consulenti finanziari. Questa tendenza sembra essere confermata dall’andamento delle posizioni (somme depositate) delle principali famiglie europee in fondi istituzionali (vd. tabella di sopra).

Nonostante l’ultima decade sia stata caratterizzata da eventi estremi, le famiglie dei principali paesi europei hanno comunque cercato di trovare un rifugio per i propri risparmi. Trascurando il crollo avutosi nel 2008, in gran parte dovuto al Chapter 11 della banca d’affari americana Lehman Brothers, tutte le economie mostrano un trend positivo in termini di masse monetarie gestite.

Il nuovo mercato si regge dunque sulle spalle impaurite dei piccoli investitori, che, presi dalla morsa dell’incertezza e della paura, corrono in cerca di un dottore che possa somministrare la giusta cura. Ogni momento d’incertezza impone grandi concessioni di fiducia. Il nostro secolo ci ha insegnato ad avere fiducia nella precisione della scienza. Lo stesso sembra valere in questo caso: ironia della sorte vuole che la stessa ingegneria finanziaria che è stata il cavaliere oscuro della crisi sia ora il cavaliere dall’armatura scintillante al quale affidare il proprio futuro. D’altronde, come si suol dire, la matematica non è un’opinione.

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