La crisi si aggrava in Europa
PC dei Popoli di Spagna (PCPE) | pcpe.es
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare
30/01/2013
Nel 2013 raddoppieranno gli attacchi contro la classe operaia e i settori popolari
Il 2012 è stato un anno nefasto per i popoli dei vari Stati che fanno parte dell'Unione europea, in particolare della zona euro. Specialmente, la classe operaia di paesi come Spagna, Italia, Portogallo e Grecia ha sofferto molto e continua a soffrire gli effetti della gestione della crisi del capitalismo da parte delle istituzioni dell'UE e dei loro governi, piegati agli interessi del capitale monopolistico.
Le conseguenze delle politiche dettate dalla troika (quel mostro costituito dalla Commissione europea, dalla Banca Centrale Europea e il Fondo Monetario Internazionale) si evidenziano con forza in tutte le sfere legate al mondo del lavoro (salari, diritti lavorativi, pensioni, servizi pubblici), mentre allo stesso tempo agevolano un processo inarrestabile di concentrazione e centralizzazione del capitale.
Ci sono molte opinioni che abbiamo sentito circa le prospettive per il 2013, nonché quelle relative al miglioramento dei dati macroeconomici per le economie europee e della zona euro, ed è proprio la disparità delle stesse che ci porta a pensare che la gravità della crisi è tutt'altro che vicina a esser superata, anche in termini capitalistici. Mentre il presidente del Consiglio europeo, Herman Van Rompuy, affermava a metà dicembre che "il peggio della crisi della zona euro è passato", il FMI affermava nella sua relazione sulle prospettive economiche mondiali dello scorso ottobre che "La crisi dell'area euro rimane la più chiara minaccia per le prospettive globali", e che "i rischi di un forte rallentamento mondiale sono allarmanti". Pertanto, nulla da sperare.
Il FMI non si stanca mai di esigere dai paesi della zona euro nuove riforme "strutturali" e la creazione di meccanismi sovra-statali di controllo e supervisione bancaria, che rispondono al pericolo evidente che suppone una crescente interconnessione tra le entità bancarie. A questo proposito, l'accordo adottato dal Consiglio europeo straordinario di fine novembre, che porta alla creazione di un meccanismo unico di supervisione bancaria per l'intera zona euro, risponde a due realtà: in primo luogo, la banca tedesca e francese vedono profilarsi già le conseguenze nefaste della crisi del debito nelle loro istituzioni e, dall'altro, accelera il processo di svuotamento della sovranità degli Stati ("più Europa", come richiesto da alcuni).
In quale situazione si troverà la classe operaia dei paesi europei nel prossimo futuro?
Fino ad ora stiamo vedendo come il Portogallo sia immerso in una brutale politica di privatizzazioni (la compagnia aerea TAP, la Radio Televisione Portoghese - RTP-, gli aeroporti, ecc.) al fine di soddisfare le condizioni del suo salvataggio, e già si annunciano nuovi tagli alle indennità per licenziamento che passerebbero da 20 a 12 giorni se si approverà il piano del governo guidato da Passos Coelho. In Grecia, aumentano in modo significativo i numeri dell'economia sommersa e tutte le previsioni indicano che il 2013 sarà un anno di aggravamento della recessione. In Spagna, il più che probabile piano di salvataggio (che può essere richiesto mentre si scrivono queste righe) comporterà ulteriori e brutali tagli. In Italia, in attesa di ciò che accadrà nelle elezioni di febbraio, il piano prevede ancora più privatizzazioni e ulteriori riforme del mercato del lavoro. In Francia, si prevede un aumento della disoccupazione e alcuni economisti borghesi prevedono già che il paese francese sarà la "bomba a orologeria" dell'anno appena iniziato. E' chiaro che il 2013, per la classe operaia, sarà peggiore del 2012.
L'Unione europea, nonostante la propaganda ufficiale, sta vivendo il suo peggior momento da quando è stata creata, e noi non possiamo sprecare l'opportunità di avanzare nel processo di accumulazione di forze contro le strutture del capitale monopolista europeo, poiché la questione è molto chiara: o loro o noi.
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