nel vuoto, disoccupata si impicca in casa
Un insegnante di Mestre si getta da un albergo di Treviso
La 41enne di Castello disperata: stava per essere sfrattata
di Andrea Zambenedetti e Monica Andolfatto
VENEZIA - Si è lasciata andare nel vuoto dal terzo piano dell'hotel Maggior Consiglio di Treviso, dove era alloggiata. Maria Risalvato, 40 anni, nata a Portogruaro (Venezia) da genitori siciliani avrebbe dovuto prendere l'aereo nel tardo pomeriggio di domenica per raggiungere i congiunti. L'aereo dell'Alitalia non è però potuto partire dall'aeroporto di Venezia per un guasto ad un velivolo che ha occupato la pista. Lei con gli altri passeggeri è stata accompagnata al Maggior Consiglio di Treviso per passare la notte.
Ieri mattina, mentre il fratello che viaggiava con lei era sceso nella hall per chiedere informazioni su quando sarebbe partito il pullman che li doveva accompagnare all'aeroporto, lei ha scelto di farla finita. Né un biglietto né una confidenza prima del volo disperato. Immediatamente dall'hotel è partita la richiesta d'aiuto. Sul posto sono arrivati i soccorritori del 118 e gli uomini del 113. In pochi minuti la dinamica è apparsa chiara. Il fratello del resto ha spiegato che la donna dalla scorsa estate attraversava un periodo difficile della sua vita. Mentre i familiari sono rimasti a Castelvetrano in provincia di Trapani, lei si era trasferita a Mestre dove insegnava inglese in una scuola media.
Negli ultimi mesi aveva aumentato il suo impegno aggiungendo all'attività di insegnante precariauna lunga sfilza di concorsi per una cattedra di inglese o tedesco, materie nelle quali si era laureata. Forse è stato proprio il precariato, i continui test e i concorsi ad aver minato la sua tranquillità spingendola a compiere il gesto estremo. Un periodo difficile al quale si è verosimilmente aggiunta anche la rabbia per il volo cancellato nella tarda serata di domenica.
Poche ore prima a Venezia, mentre la città era in preda all’allegria del Carnevale nella domenica clou dei festeggiamenti, aperti dal suggestivo volo dell’Aquila, anche una 41enne ha scelto di farla finita. E forse è stata proprio la sfrenata allegria della gente in maschera a farla sentire ancora più lontana da un'esistenza di chi non sopportava più il peso opprimente. Ha preso una corda, l'ha legata al montante della porta d'ingresso e si è impiccata.
A dare l'allarme, verso le cinque e mezza di pomeriggio, la sorella. Era preoccupata perché non riusciva a contattarla: nessuna risposta al cellulare e neppure al telefono di casa a Castello. Non era da lei non dare notizie di sé, a non richiamare. Stava passando un brutto periodo: il lavoro che non c'era, lo sfratto che incombeva. Allora ha deciso di andare fino all'appartamento.
Nessuna risposta nemmeno al suono del campanello. Poi la scena orribile da una finestra. La telefonata al 118 e al 113. I soccorsi non sono serviti a nulla. Era già morta. Gli agenti dello Volanti hanno trovato due biglietti indirizzati alla madre in cui cercava di spiegare il motivo di quel gesto senza appello.
Non riusciva più a sopportare il fatto di essere disoccupata, il fatto di aver tentato di avere un impiego qualsiasi purché onesto e dignitoso che le consentisse di guadagnare un po' di soldi. Nulla. E poi aveva cominciato quel malessere psichico o anche sociale che giorno dopo giorno l'ha minata nel profondo, mettendo in crisi i rapporti familiari e pure quelli sentimentali, portandola al rompere col fidanzato. E ad accarezzare l'idea, quasi liberatoria, del suicidio. Che ha preso forma con un cappio al collo, in piena solitudine, l'altro pomeriggio
Martedì 12 Febbraio 2013
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