sabato 1 dicembre 2012

Come l'OCSE influenza la politica

Se non è criminale questo...

dal blog Byoblu

Ocse


 Nel documento elaborato dall'Ocse e rilasciato due giorni fa, c'era una parte dove si cercava chiaramente di influenzare le prossime elezioni politiche in Italia, facendo leva sullo spettro della crisi e sull'incertezza che avrebbe colto i mercati (i nuovi elettori) se non si fosse proseguito sulla strada segnata dal Governo Monti. Peccato che nello stesso documento, senza nessuna logica, ci fosse un'altra parte dove al contrario si riconosce proprio nell'austerity la causa del perdurare e dell'aggravarsi della crisi.
L'avevo evidenziato io stesso, senza entrare nel merito:

" L'Ocse riconosce che la conseguenza dell'austerity è la contrazione dell'economia, ma non contento chiede nuova austerity e una nuova manovra di lacrime e sangue nel 2014 "

 Ieri l'economista Gustavo Piga ha analizzato meglio il World Economic Outlook, ed ha mostrato chiaramento come la parte sensata, quella che identifica il problema recessivo nell'ossessivo rigore, sia stata scritta con tutta evidenza da economisti competenti, mentre la parte in apparente contraddizione, quella che spaventa gli italiani e cerca di influenzarne il voto di aprile, sembra essere stata dettata da una mano esterna, ovvero dalle élite politiche dedite al mantra del "più Europa", che usano le istituzioni sovranazionali (con le quali sono colluse) per falsificare l'informazione, spaventare l'elettorato e ottenere artificialmente un consenso che altrimenti non avrebbero. Se non è criminale questo...

Quale Ocse per l'Italia?


 di Gustavo Piga sul suo blog

 Se pensate che l’interesse per il World Economic Outlook dell’Ocse uscito ieri si limitasse alla tragedia sempre ieri documentata su questo blog delle politiche economiche italiane ed europee che fanno saltare i conti pubblici uccidendo l’economia, beh vi sbagliate.
 La parte più succosa dell’Outlook è al contempo testimonianza della ipocrisia politica europea che viene a permeare qualsiasi documento elaborato da istituzioni sovranazionali e della chiara conoscenza da parte di queste dei meccanismi che invece governano l’economia, conoscenza che viene però censurata dall’ipocrisia di cui sopra.
 Complesso? Mica tanto. E’ semplicemente un cervellotico e schizofrenico andazzo, quello che ritroviamo nell’Outlook, alle pagine pdf rispettivamente 98, 99, 100 e 101 sull’Italia (sullo stampato risultano essere le pagine da 96 a 99), da un lato, e alle pagine pdf 66 e 67 sull’area euro (sullo stampato pagine 64 e 65) dall’altro.
 Uno si aspetterebbe una qualche coerenza interna a questi documenti, machiaramente gli estensori di queste due parti sono diversi e non si sono parlati tra loro. Oppure, forse vien quasi da sperare, la parte sull’Italia è stata scritta dai politici italiani e dalla burocrazia dell’euro e la parte sull’euro da una manina invisibile piena di attenzione alla sostanza vera dell’impatto delle politiche economiche.
 Ma analizziamo con calma. La parte sull’Italia, ripresa anche dai giornali si esprime così (mia traduzione):
“… una delle maggiori fonti d’incertezza proviene dall’impegno della coalizione post-elezioni 2013 a mantenere la barra dritta sul consolidamento fiscale e le riforme pro crescita. Tirarsi indietro vorrebbe dire minare la fiducia dei mercati e la crescita. Un altro rischio è che i saldi fiscali 2012 migliorino meno di quanto previsto, malgrado le misure introdotte nella seconda parte del 2012. Per di più una intensificazione dello stress finanziario e di un deleveraging bancario troppo rapido potrebbero accentuare la restrizione creditizia ed ulteriormente deprimere la crescita. Sul fronte positivo, un migliore orientamento delle riforme strutturali può aiutare a far crescere la fiducia e l’investimento e a migliorare l’andamento del mercato del lavoro prima di quanto previsto“.
 Un bel paragrafo scritto a quattro mani con il Governo italiano, non c’è dubbio. Avanti, barra dritta, austerità! Peccato che 30 pagine prima, un’altra manina, affermava sull’Europa quanto segue (grassetto mio):
Nell’area dell’euro la politica fiscale è strutturata per essere molto restrittiva negli anni a venire in quei paesi sotto pressione dei mercati… I piani di consolidamento fiscale sono stati resi più stringenti con nuove misure, per lo più dal lato delle spese, in alcuni dei paesi per raggiungere gli obiettivi di deficit a fronte di una minore crescita. Queste misure genereranno ulteriori difficoltà nel breve termine. Queste polititiche fiscali pro-cicliche (cioè austerità in recessione NdR) sono in linea di principio indesirabili, ma ogni paese ha, di suo, poco spazio di manovra …
In questo ambiente sarebbe appropriato per le economie dell’euro area continuare il consolidamento fiscale secondo quanto previsto nei programmi di aggiustamento attuali, senza assumere azioni ulteriori per compensare i vuoti di bilancio provocati da un indebolimento dell’attività economica superiore a quanto previsto. Questo scostamento dagli attuali programmi di rientrodovrebbe essere concordato a livello di Unione europea per tutti i paesi interessati; una serie di annunci separati, da parte delle singole autorità nazionali, scatenerebbe con maggiore probabilità reazioni avverse da parte dei mercati. In un numero di Paesi, compresi Spagna e Portogallo, gli obiettivi di consolidamento in termini nominali sono già stati rivisti in accordo con la Commissione europea, nel quadro della profonda recessione delle due economie e di una caduta delle entrate fiscali. Le opportunità per avviare le riforme devono essere sfruttate …
Nel caso in cui rischi consistenti di deterioramento si manisestino nell’euro area, i Paesi con una posizione fiscale relativamente più solida dovrebbero fornire uno stimolo fiscale, di natura temporanea e discrezionale, alla domanda, il che comporterebbe o un declino negli avanzi di bilancio sottostanti (comprese Germania e Finlandia) o un rallentamento nel programma di riduzione dei deficit (compresi Francia e Belgio), mentre altri Paesi dell’euro area (compresi Italia, Spagna e i Paesi che rientrano nel programma Ue/FMI) sarebbero solamente in grado di lasciar operare gli stabilizzatori automatici.”
 Ricapitoliamo. L’Ocse non influenzato dalla politica dice basta all’austerità perché distrugge crescita e conti pubblici. Addirittura ci segue al 100% quando chiede che quest’approccio non sia adottato dai singoli Paesi ma deliberato a livello europeo e ci segue nuovamente al 100% quando chiede uno sforzo maggiore di politiche fiscali espansive al Nord e un po’ meno al Sud, ma sempre meno austere. Comunque è chiaro: nessuna ulteriore manovra va varata.
 Povero Ocse, tra incudine della verità e martello della politica. Ma la colpa non è della Politica: la colpa è di questa politica, ribadiamo. Contrariamente a quanto affermato nella parte del rapporto sull’Italia riportato sopra, noi avremmo scritto:
“… una delle maggiori fonti d’incertezza proviene dall’impegno della coalizione post-elezioni 2013 a mantenere la barra dritta sulla lotta alla stupida austeritàcosì da poter anche avviare le vere riforme pro crescita. Tirarsi indietro vorrebbe dire minare la fiducia dei mercati e la crescita. Un altro rischio è che la crescita 2012 peggiori di più quanto previsto, a causa delle misure introdotte nella seconda parte del 2012. Per di più una intensificazione dello stress finanziario e di un deleveraging bancario troppo rapido potrebbero accentuare la restrizione creditizia ed ulteriormente deprimere la crescita. Sul fronte positivo, un migliore orientamento delle riforme strutturali, specie nella spending review che non dovrebbe essere fatta a casaccio e tagli lineari ma con professionalità e competenza, può aiutare a far crescere la fiducia, l’investimento e a migliorare l’andamento del mercato del lavoro prima di quanto previsto“.
 Povero Ocse, se solo avessero fatto scrivere i due capitoli alla stessa persona, competente, che ha illustrato la ricetta per l’euro, avremmo oggi bella e pronta la soluzione per la rinascita di questo Paese.

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