sabato 1 dicembre 2012

Non lasciamo solo il giudice di Trani!

La spada nella roccia
La spada nella roccia

 di Antonio Bassi e Claudio Messora

 C’era un tempo in cui per cercare giustizia bisognava andare da quell’unico giudice di Berlino, sperando di trovarlo. Oggi quel giudice non è più a Berlino: si è trasferito. Nella calda estate 2010, il pm Michele Ruggiero, della Procura di Trani, apre un'inchiesta in seguito alle denunce di Adusbef e Federconsumatori sull'operato dell'agenzia di rating Moody's, che definiva l'Italia un paese a rischio.
L'inchiesta si estende successivamente a Standard & Poor's, a cui il pm contesta l'aver creato "una serie di artifici concretamente idonei a provocare una destabilizzazione dell'immagine, prestigio e affidamento dell'Italia sui mercati finanziari". Dopo due anni di indagini e perquisizioni nelle sedi italiane ed estere, la Procura di Trani ha chiesto il rinvio a giudizio per 7 persone, 5 responsabili di Standard & Poor's e 2 responsabili dell'agenzia Fitch, mentre ha chiesto l'archiviazione per i responsabili di Moody's.
 La declassazione dell'Italia ha creato la crisi: ha legittimato la propaganda politica esasperata, i “fate presto” dei giornali e delle televisioni che davano l'Italia "sull'orlo del baratro", ad un passo dal disastro economico, prossima al destino della Grecia. In quei lunghi giorni, gli italiani hanno imparato il significato di termini come “spread”, un gergo tecnico che in precedenza era interessante solo per pochi e che è venuto a sostituirsi, nell’immaginario collettivo, agli spauracchi più temibili. Questa improvvisa e “apparentemente devastante” crisi ha favorito e legittimato il passaggio di potere da un governo ad un altro, senza regolari elezioni. Pur se la Costituzione lo consente, o meglio non ha pensato ad impedirlo, è una cosa evidentemente inaccettabile in un paese democratico, poichè anche i governi tecnici devono ragionevolmente essere composti, in larga maggioranza, da politici eletti con il consenso del popolo sovrano.
Ecco perché il giudice di Trani ha tra le mani la spada nella roccia e ha il dovere di estrarla, prima che qualcuno se la porti via insieme a tutto il sasso. Se le agenzie venissero giudicate colpevoli di manipolazione del mercato continuata e pluriaggravata, il reato di cui sono accusate, e condannate a un conseguente risarcimento (si parla di 120 miliardi di euro), l’immediata conseguenza non sarebbe tanto di tipo economico, quanto politico: un Presidente del Consiglio non eletto, esponente di quegli stessi gruppi economico-finanziari che  hanno generato la crisi per perseguire logiche estranee alla democrazia, perderebbe immediatamente la sua legittimità, in quanto le condizioni che hanno determinato la sua ascesa verrebbero ad essere indissolubilmente legate da nesso causale con la strategia criminale di un sistema di potere internazionale che ha perseguito – e forse tutt’ora persegue - finalità eversive.
Quello di Berlino ce lo siamo giocato: adesso non lasciamo solo il giudice di Trani!

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