martedì 11 settembre 2012

Impotenza collettiva di fronte all’oligarchia bancaria

La dittatura dei banchieri
di Mario A. Garruto Campanile - 10/09/2012
Fonte: ilmondodiSuk 

Plus que jamais, l’Europe. Più che mai, l’Europa . Corto il respiro della politica d’austerità dettato dalla Germania perché si fonda su una diagnosi sbagliata. 
La crisi non è una crisi dell’euro che si è rivelata moneta stabile. E non deriva nemmeno dal debito europeo: 
Giappone e Stati Uniti sono più indebitati dell’unione europea e della zona euro. 
E’ una crisi del rifinanziamento dei singoli stati della zona causata da un’assenza: 
la moneta comune non ha sufficiente protezione istituzionale. Al vecchio continente occorre integrazione politica. 
Per demolire le visioni buie che lo vogliono destinato al declino e all’emarginazione mondiale. 
Se l’Europa vuole contare, deve restituire al popolo una sovranità sottratta dai mercati, 
riunendo tutte le sue forze e imponendo una disciplina fiscale che garantisca 
la stabilità del sistema finanziario. Così parla una trojka del pensiero tedesco, dalle colonne del quotidiano francese Le Monde.

Nel recente articolo firmato (quasi a tutta pagina, nella traduzione francese di Christian Bouchindhomme) dall’economista Peter Bofinger e dai filosofi Jürgen Habermas e Julian Nida-Rümelin, già ministro della cultura, emerge il senso sinistro dell’impotenza collettiva di fronte all’oligarchia delle banche. 
E’ “La dittatura dei banchieri” che viene messa sotto accusa in Italia da un saggio di Emidio Novi, nutrito da una robusta bibliografia, in libreria da pochi giorni con la sigla editoriale controcorrente (pagg. 239, euro 15). 
L’economia usuraia, l’eclissi della democrazia, la ribellione populista: tre concetti chiave in copertina annunciano la complessa e approfondita analisi storica e politica su un potere onnipresente e spettrale, quello della turbofinanza corsara che ha dichiarato scacco matto alla dignità delle persone, attraverso inesorabili truppe corazzate, capaci di dare ossigeno oppure di decretare la morte di un grande paese, come l’Italia, costruendo un castello di menzogne per raggiungere il disegno di impoverimento e omologazione sociale.
La resa di Berlusconi. L’Italia, investita dal ciclone dello spread che affossa le Borse, 
“viene liberata” dal governo di centrodestra in un’atmosfera sapientemente costruita 
per i (complici) network televisivi di tutto il mondo.“Musici in azione- racconta Novi, 
giornalista, parlamentare per quattro legislature, presidente della commissione territorio e ambiente-  una polizia compiacente che aveva fatto concentrare i manifestanti quasi all’ingresso del palazzo… 
All’arrivo dell’auto di Berlusconi, la folla si scatena. Al Jazeera inneggia alla piazza Tahrir europea…. 
Ora a sinistra erano tutti patria, euro e Merkel. I cronisti pazzi di gioia…”. 
E’ l’anomalia italiana che va normalizzata con il premier Monti. 
Così come, decenni prima, era stato annientato, a colpi di avvisi di indagini e processi, 
il craxismo, considerato “eversivo e destabilizzante” perché rappresentava gli interessi di un ceto medio produttivo, troppo rampante e aggressivo.
Con ritmo (narrativo) incalzante e appassionato, che vuole avvincere e convincere il lettore, 
il volume descrive la strategia di un politburo invisibile che punta a erigere un impalpabile 
muro di Berlino, riducendo l’identità individuale a una massa informe, ingrigita, rassegnata, ripiegata su se stessa, privata del futuro, in un nuovo panorama comunista globale, ma già radicato nel tempo. “L’Unione Monetaria Europea creò la BCE, stabilendo 
una separazione netta tra gli Stati e la Banca Centrale. Così, i paesi dell’eurozona rinunciarono alla loro sovranità monetaria a favore di una società privata, la BCE, 
che diventava un indiscusso strumento di controllo delle politiche economiche dei governi”.
Uno scenario umano apocalittico dove pesa l’ombra inquietante di una delle banche 
più imponenti del pianeta, “la loggia massonica della Goldman Sachs”. 
Tuttavia, i predoni banchieri dovranno vedersela con uno strano guerriero che avanza, il populismo (quello vero, non i finti movimenti rivoluzionari inventati dal sistema stesso) 
che, prima o poi, esploderà: i popoli non saranno più disposti a farsi calpestare. 
E alzeranno la testa contro le iniquità, per riappropriarsi, orgogliosi, della vita. 
Mentre nell’orizzonte delle speranze si delinea l’irresistibile tentazione di una fortezza protezionista chiamata Eurorussia. Ne parliamo, di seguito, con l’autore.
Negli anni novanta Mani Pulite ha spazzato via una classe politica a colpi d’inchiesta avviate dai magistrati.  Adesso sono i banchieri a dettare legge e a imporre i cambiamenti sul piano politico.  Che potrebbero non risparmiare nemmeno la fedele e accigliata custode dei mercati, Angela Merkel. 
Potrebbe essere lei la prossima vittima dopo Sarkozy, come la lugubre sequenza dei dieci piccoli indiani di Agatha Christie, viste le sue pesanti recenti sconfitte alle elezioni amministrative tedesche?
Venti anni fa in Europa e nel mondo si entra in una nuova fase politica. 
Le classi dirigenti vengono progressivamente espropriate della loro capacità di governo. 
Si vanno affermando nuove figure politiche, create dal sistema mediatico e dal gruppo di potere che controllano i media. Sono leadership deboli, subalterne al nuovo potere finanziario che si va delineando. 
In Italia, la cosiddetta rivoluzione di Mani Pulite si inserisce pienamente in questo disegno 
che s’impernia sulle privatizzazioni, sulle liberalizzazioni e sull’indebolimento dei poteri dello stato. 
In Italia la distruzione del ceto politico della prima repubblica è il presupposto necessario 
per la svendita di asset dello stato che vanno dalle banche a Telecom. 
Leadership come quelle della Merkel e di Sarkozy si inseriscono a pieno in questo quadro di dominio della finanza globalizzata sulla politica. Quando queste leadership sono usurate, vengono sostituite con donne e uomini che sono dei prodotti del sistema mediatico. Cambiano le leadership perché nulla cambi.

Nei giochini interattivi con cui può divertirsi il visitatore del Parlamentarium a Bruxelles,  che non ha accesso al Parlamento ma solo a uno spazio che ne illustra il percorso storico,  c’è la caccia alla dichiarazione dell’europarlamentare. Basta accostare il congegno elettronico in dotazione, appena entra, a una serie di computer ed ecco che si accende la frase del politico sul monitor. 
Dice Daniel Cohn-Bendit: L’Europa deve imporsi e federarsi. E’ la vera sfida contro la globalizzazione. Lei ci crede?
Cohn-Bendit, con il suo federalismo integrale, asseconda coscientemente il disegno 
globalizzatore e mondialista della finanza internazionale. 
La fine degli stati , la crisi del concetto stesso di sovranità nazionale e di sovranità popolare rispondono a una logica di distruzione di ogni senso di appartenenza, di identità, di ogni appartenenza comunitaria, 
di ogni rivendicazione identitaria. Si verifica una progressiva snazionalizzazione dei popoli e una delega della sovranità popolare a organismi tecnici o rappresentativi sempre più lontani ed estranei ai popoli. 
Si negano persino le lingue nazionali, che significano culture, saperi, tradizioni. 
La religione è ritenuta una sovrastruttura arretrata di un passato oscuro. Gli uomini privati della comunità, della nazione, della loro lingua e del senso del sacro, da popoli si trasformano in moltitudini prive di volontà e di speranza.

In questo processo di brutale globalizzazione dominata dal capitalismo turbofinanziario, nel libro, lei sembra giustificare Berlusconi per tutti i suoi errori politici, pur ammettendo che avrebbe dovuto e potuto resistere alla rapacità dei mercati e all sue imposizioni in tema di governo. 
Al lettore viene incontro un Berlusconi abbastanza ingenuo e puro. 
Estraneo ai poteri forti… Eppure il suo governo è stato in passato appoggiato da Confindustria… e Putin, alleato di Berlusconi, era un colonnello del Kgb, non proprio un cane sciolto…
Berlusconi, come Putin e Bush, sfuggiva a questo modello di leadership subalterne al potere globalizzato. 
Bush era espressione dell’industria militare, delle lobby petrolifere, delle piccole e medie imprese e di quanto di vitale esisteva nell’economia reale americana. 
Una presidenza ben diversa da quella di Clinton, totalmente subalterna alla grande finanza. 
Lo stesso Putin è espressione del nazionalismo russo, delle forze che hanno cacciato 
la speculazione occidentale che per dieci anni saccheggiò la Russia indebitandola e riducendola alla fame. 
Con Putin, il debito pubblico della Russia è sceso dal 160 per cento del pil al dieci per cento. 
Putin ha liberato la Russia dall’usura della grande finanza, ecco perché viene combattuto. 
Berlusconi emerse come un outsider che si opponeva ai Prodi, ai Ciampi, ai Draghi, 
a tutti i portavoce della finanza internazionale, in nome della piccola e media impresa italiana che in tutti questi anni ha costituto l’ossatura del paese. Berlusconi era un leader vagamente populista, come Bush e Putin, circondato, però, da donne e da uomini che non erano certo del livello di Condoleezza Rice e del vicepresidente Dick Cheney. 
E questo spiega l’epilogo da commedia all’italiana della sua vicenda politica.

La turbofinanza manovra i suoi fantocci governativi. Anche il fenomeno Grillo-twitter, 
campione di populismo, non sembra così spontaneo come vuole apparire. 
Lei scrive che le sue esternazioni sono suggerite dalla Casaleggio Associati. Può spiegare di che si tratta?
Quella di Grillo non è affatto una rivoluzione spontanea che nasce dal web. Il personaggio politico Grillo è stato creato per bloccare il populismo italiano che affondava le sue radici nel fenomeno “diciannovista” che all’inizio del secolo scorso unì il radicalismo di sinistra e quello di destra nella rivoluzione sovranista e italianista del fascismo. Per non correre questo rischio è stata prima annientata la lega e poi, mediante i gruppi di manipolazione che formano le opinioni sulla rete, è stato lanciato il movimento cinque stelle che da anni vivacchiava con percentuali di consenso che sfioravano il due tre per cento. 
Il grillismo è espressione delle frustrazioni di certo giovanilismo parassitario, derespondabilizzato,  incapace di darsi regole e progetti di vita. Questa componente si aggiunge al ceto medio declassato,  orfano di Bossi e di Berlusconi, rappresentato dai media e dal potere giudiziario come un erotomane, rincoglionito e in balia di qualche decina di prostitute. Dietro Grillo c’è la Casaleggio Associati che da una decina di anni costituisce un potere reale nella capacità di indirizzo e di manipolazione della rete.

Chi è, allora, “l’uomo della provvidenza”?Non ci sarà…

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