sabato 8 settembre 2012

Le allucinazioni tropicali di Monti e Passera


Monti e Passera vedono la luce ma mio padre è già morto
di Giorgia Frasacco - 07/09/2012
Fonte: Gli Altri 
Deve essere stato il caldo atroce di questa estate a obnubilare le menti di Mario Monti e Corrado Passera. Altrimenti non mi spiego come sia possibile che lor signori non riescano ancora a capire che ci sono migliaia di imprenditori e/o artigiani che stanno soccombendo sotto la morsa di una crisi ormai quasi quinquennale. Così come non mi spiego come sia possibile continuare a dichiarare evasori tutti coloro che non ce la fanno a pagare tasse perché il lavoro non c’è più (del resto anche Passera ha ammesso che lo Stato non sta costruendo più il futuro).
Come si osa paragonare questi imprenditori della Resistenza che con fatica ogni mese devono scegliere se pagare gli stipendi dei propri dipendenti o pagare le tasse ad uno stato che ancora non paga i propri debiti, ai furbetti del quartierino che con l’ausilio dei famosi spalloni portano i loro soldi all’estero? In barba all’ultimo suicida, i signori al governo non si curano dei sempre più crescenti disagi della gente normale che schiacciata nei propri diritti e nella propria dignità trova come unica via d’uscita la morte.
Come mio padre, onesto lavoratore, imprenditore per i più, che per oltre un ventennio ha pagato le tasse e dato da lavorare. Forse anche lui non era degno di nota per i nostri governanti, perché non lavorava in giacca e cravatta, non era plurititolato con master esteri e non faceva forti speculazioni bancarie per eludere le tasse, così come non noleggiava lussuose auto con targa tedesca per non pagare multe e tasse. Lui e altri dopo di lui morti suicidi, in sordina però, continuano ad essere un mero dato statistico di poca rilevanza. Facile lanciare messaggi incoraggianti dai palchi dei vari Meeting, dove Monti per ottenere applausi usa aforismi altrui e vede la strana luce della fine del tunnel della crisi. Passera vede la stessa luce, un po’ più fioca, ma almeno lui riconosce che ci sono troppe tasse, ammette con articolate parole manageriali che la situazione è ben peggio di quello che sembra e riconosce che tutto quello che fino ad oggi è stato fatto serve per far vedere che apparentemente i conti sono apposto.
Chissà cosa c’è da aspettarsi dalla loro campagna d’autunno:, aumenteranno i controlli verso i piccoli e medi imprenditori per contrastare l’evasione, sempre se si troveranno aziende ancora aperte. La cosa certa è che milioni di posti di lavoro andranno persi, aumenteranno probabilmente l’Iva e l’Imu (tanto per farci passare un Natale sereno). Il tasso di disoccupazione ormai gareggia con lo spread per vedere chi sale di più. E la cosa più triste è che alle parole non fanno seguito soluzioni concrete e adeguate per porre rimedio a questo disastro. A fronte di tutto ciò, l’unica preoccupazione di chi ci governa è mantenere alto il baluardo della sacralità della lotta all’evasione, unica piaga della nostra dipartita come stato civile. Per me l’unica cosa che ci è rimasta di sacro in Italia è l’osso nel quale veniamo presi a calci quotidianamente.

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