giovedì 13 settembre 2012

Monti, un vecchio arnese in mano ai rentiers


Mario Monti: filosofia e contro-filosofia di un tecnico…
di Cristian De Marchis - 12/09/2012
Fonte: mirorenzaglia
Fiera Tessile dMilano, un caldo martedì dsettembre. Sul palco spresenta un uomo detà avanzata in loden scuro. Grigio nell’aspetto e serio nell’espressione sprepara all’orazione con cudovrà giustificare il suo operato, sicuro che nessuno potrà condannarlo a morte o accusarlo dalcunché, come invece avvenne per Socrate. Lui, come Socrate, è un sapiente. Un filosofo chiamato alla guida della res publica in un momento ddifficoltà per rimediare adanni provocatdalla parzialità e dalla confusione creatdalla gestione della politica. La technè al comando. Come ognifilosofo che srispetti, il nostro saggio dovrà fare filosofia mettendo nel discorso qualche paradosso logico (ma non troppaltrimentdiverrebbe un sofista) e precetto etico (il minimo indispensabile per non fare del moralismo).

Il Nostro esordisce con un’ammissione damaro sapore realistico commentando le ultime rilevazionstatistiche sul calo del PIL: «Io penso che in parte le nostre decisionabbiano contribuito ad aggravare la situazione congiunturale». Don Chischotte sperava dabbattere i mulina vento caricandoli. Il Nostro filosofo, che è uomo d’intelletto e non d’azione, invece cdiscorre sopra, lanalizza e con la forza della logica degloppostlriduce in macerie. Ammessa l’esistenza del problema, pone il problema stesso come presupposto della soluzione: «E’ ovvio, solo uno stolto può pensare dincidere su un male strutturale, nato da decenni, senza determinare un aggravamento nel breve periodo che deriva da una riduzione della domanda interna». La negazione dun’affermazione è il motore del divenire cosicché politiche palesemente recessive generano come conseguenza logica il risanamento economico. Non fa una piega.
Chdalla platea volesse contestare che i tagle glaumentfiscalsono statfattipalesemente (e volontariamente) male, mancando una revisione deglsprechipiù evidentdel settore pubblico (costdelle amministrazioni, poltrone e stipendineglentlocale nelle aziende pubbliche) e soprattutto politiche fiscaliveramente eque e utilal bilancio statale (aumentpiù altper i redditmilionarie abolizione deprivilegfiscaldella Chiesa), direbbe: “Eminente Saggio, lesta facendo bipensiero orweliano bello e buono. Dquesto passo il nostro apparatoindustriale perderà forza e competitività ed una volta indebolito potrebbe addirittura rischiare dvenire inglobato dalle aziende estere con un grave danno per l’autonomia economica che anche in tempdglobalizzazione ognnazione dovrebbe comunque possedere”.
Purtroppo per il nostro spettatore indispettito (e per i fan dPlatone) il governo desaggnon è una democrazia ma una tecnocrazia dove sono le belle anime dorate degovernanti-filosofa fare il bello e il cattivo tempo (ed oggfa bel tempo perché la pioggia non è un bello sfondo per le oraziondel Saggio – filosofo). Comunque il nostro spettatore può sempre continuare ad ascoltare buono e seduto senza proferir commento.
Finite le disquisizionlogiche spassa ad un’importante lezione detica sociale. Riprendendo una critica a suo tempo sollevata dal Guicciardini, che accusava essere nella natura deglitalianpensare esclusivamente al proprio “particulare”,il saggio governante lancia un’aspra invettiva contro questa tara nazionale (che ovviamente non riguarda Lui, formalmente italiano ma “tecnicamente” apolide): : «Casta siamo tuttnocittadinitalianche continuiamo a dare prevalenza più al particolare che al generale e poclamentiamo che il generale funziona male». Udite talparole, il nostro Spettatore vorrebbe filosoficamente rispondere: “Un governo normalmente dovrebbe fare da mediatore tra i variinteressemergentdalla società. Tu stasacrificando tuttglinteressparticolariduna nazione all’unico ed esclusivo interesse particolare dbanchiere speculatori. Peggio che pensare al proprio “particulare” è pensare al proprio “particulare” facendolo passare per interesse generale”.
Ma tiene queste parole tra sé e sé. Non può controbattere al monologo dun Saggio. Non perché rischia qualcosa sul piano legale, ma semplicemente lo prenderebbero per scemo, incompetente e presuntuoso nel voler mettere in discussione talsapienterie. Intanto il Filosofo-governante scende dal palco e pago delle sagge parole proferite poc’anzi, savvia a riflettere su qualstronzate potrà inventarsal prossimo convegno. Pover’uomo alle prese con la modernità: atempdPlatone non c’era la stampa ed era più facile essere filosofdato che nessuno aveva la sfortuna dascoltare.

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