lunedì 21 maggio 2012

E' ora di fare scorte

Rischio Euro e sopravvivenza: è ora di fare scorte 
di Marco Della Luna - 20/05/2012
Fonte: Marco della Luna blog 

  Quando sono a rischio i rapporti monetari, finanziari e commerciali internazionali, la priorità nazionalè farscortrendersi quanto possibilautonomi per soddisfari bisogni primari materiali della popolazione– cibo, energia, trasporti, curmedich esalvaguardarl’apparato produttivo, nongià spendertutto per traguardi contabili. 




La crisi globalè in corso da 4 anni ed è sistemica, non congiunturale. Sta spostando redditi, capitali e opportunità lontano da noi. Non sappiamo a chassetti porterà, né quando.


Il paese, in declino comparativo da 20 anni e in recessionpersistente, è caduto nell’avvitamento fiscale, con una pressionsull’emerso oltril 70% (quindi insostenibile), senza prospettive di ripresa endogena, ma solo, nel DEF, previsioni fondatsu un ipotetico traino estero.


L’orizzontestero però vedun cedimento dello slancio cinespreannunci di una “perfetta tempesta” monetaria con cinquanni di recessiona seguito dell’attesa crisi da insostenibilità dell’indebitamento. 


In ambito europeo, l’Ula BCa guida tedesca non cedono sullricettrecessive diausterità, conformi agli interessi del solo capitalismo tedesco, mentrla Grecia probabilmentuscirà dall’Euro, ed è purprobabilchnel tempo la seguano altri PIIGS, per ragioni di insostenibilità strutturaldella loro posizione, ossia per effetto sia dell’avvitamento fiscalnel fiscal compact, chdei disavanzi commerciali accumulati verso Berlino, chdella crescentcompetitività, rispetto alleconomiperiferiche, dell’economia tedesca, la qualeattrada esscapitali, imprenditori e professionisti qualificati dalla periferia europea (questo fatto era noto e prevedibile, perché già aveva creato la crisi monetaria del 1964 e quella del 1992, quindi i padri dell’Euro sapevano di questo effetto). La perdita comparativa diproduttività e vitalità dell’imprenditoria italiana deriva anchdal fatto chi regolamentieuropei in materia amministrativa, infortunistica, igienica, ecologica e creditizia sono pensati per la grandmedia impresa, tipica dell’Europa centralsettentrionale, e soffocano lepiccolpiccolissimimprese, costituenti il 95% dell’industria italiana. 


Questo squilibrio ha un feedback positivo, ossia alimenta e amplifica sstesso (sposta risorsdai paesi periferici alla Germania, e con quellrisorslGermania aumenta continuamentla propria superiorità rispetto ai partners periferici, accrescendo così il trasferimento di risorsa proprio vantaggio e lstrettezzfinanziarie, l’impoverimento e la destabilizzazionsociale di questi. L’effetto distorcentdell’Euro sullbilancdei pagamenti è irriducibildalla politica e dallchiacchierdagli idealismi. Quindi non vi è via di uscitaentro il sistema, chnon ammettsvalutazioni o altri correttivi. Il sistema dovrà rompersi, prima o poi – ad es., allorché i paesi periferici saranno tanto impoveriti da non poter più assorbirl’export tedesco. Più tardi si rompe, più fortsarà la Germania al tavolo delletrattativper un nuovo sistema, e più deboli saranno gli altri.


Possiamo plauderalla vittoria del più fortall’eliminaziondei più deboli, nella logica darwiniana della seleziondel migliore. Ma, sinvecvogliamo sopravvivere, in talquadro, la assoluta priorità, per ogni governo PIIGS, non è rincorrerlo spread o il pareggio del bilancio, ma attrezzarsi per soddisfari bisogni primari, materiali (cibo, riscaldamento, trasporti), della popolazione, nel medio termin– ossia prendermisuridonead assicurarla sopravvivenza del proprio paesnel verosimilscenario di un dissesto monetario, finanziario e commercialinternazionale. E cercare di metterin crisi il competitore


Già nel 2008 gli scambi internazionali, dai quali dipendiamo per materiprimaltro, crollarono del 40% in pochi mesi. Ciò insegna chbisogna attrezzarsi per resistera una situazione di questo tipo, ma molto più grave. Si tratta di perseguirl’autosufficienza o autonomia nel possibilnell’essenziale, almeno per la prevedibildurata della crisi. Questa non è, ovviamente, una scelta ideologica di autarchia, ma un’esigenza pratica. Peraltro, si è già abbastanza palesata l’inefficienza e pericolosità di un’organizzazionmondialdei commerci e della finanza coml’attuale, e la preferibilità di un sistema basato sullo scambio delleccedenze, con produzioni e consumi, per quanto razionalmentpossibile, locali, senon proprio a chilometri zero. In un talsistema si potrebbcontrollarla qualità presso il produttore, si risparmierebbero inquinamento e carburanti per i trasporti, si scoraggerebbla concorrenza basata sullo sfruttamento di lavoro e ambiente.


Lmisurda prendersi (alcunancha livello regionalo subregionale, speciin caso diinerzia del governo centrale) sono ovvie; è augurabilchsiano adottatpreventivamente, ossia prima di ulteriori dissanguamenti, prima di un collasso del paese, prima di una uscita passiva dall’Euro; ma è ben possibilchsi arrivi a prendermisure di questo tipo per effetto proprio di tali eventi. Ecco lmisurchraccomando:


-costituirscorte di oro qualmezzo di pagamento internazionale, nazionalizzando quelledella Banca d’Italia;


-costituirscortstrategiche di ciò chil paesnon producda sé (cibo, materiprime, combustibili e carburanti, pezzi di ricambio, farmaci, etc.);


-efficientarampliarla produzione di generi alimentari, rimettendo a coltura terrenidismessi e convertendo a produzioni per alimentazionumana e biocarburanti i terreni coltivati a foraggio (in termini di rendimento nutritivo, il cibo vegetalassorb1/9 di quello carnaceo); 


-dotarsi della capacità strategica di produrribridarsementi, diserbanti e fertilizzanti senza dipenderda fornitori stranieri; 


-dotarsi di capacità strategica di produrre, snecessario in violaziondei brevetti internazionali, lsostanzchimichgli apparati tecnologici utili al paese, inclusleapparecchiaturelettroniche, informatiche, telematichil relativo software


-ridotarsi di autosufficienza monetaria interna, con una banca centrala direzionpubblica einteramentnazionale, chassicuri l’acquisto del debito pubblico, e vincoli di portafoglio per lbanche di credito; nella situazionattuale, solo un follo un sabotatorsi affiderebbai “mercati” o ad istituzioni esterne, etero-guidatnon solidali, per lpropriesigenzemonetariinternper l’assorbimento del proprio debito pubblico;


-tenersi adattabili alle diverspossibili soluzioni per i rapporti monetari internazionali: unità diconto non monetaria, o valuta internazionale diversa da quella interna, oppursistema dicambi fissi o variabili – a seconda di comgireranno lcosin ambito globale


-allestirun sistema di credito e risparmio separato dallattività speculatividoneo ad assicurarfinanziamento allattività produttive


-istituircontrolli dei flussi di capitali e di merci (dazi, contingenti), nonché degli acquisti stranieri in ambito domestico (restrizioni agli acquisti di aziende di immobili);


-abrogaro correggeri regolamenti europei inadatti al tessuto imprenditorialitaliano; assicurarun credito a condizioni confacenti ad esso, in deroga agli accordi di Basilea;


-uscirdall’Euro e dall’UE;


-stabilirun pieno controllo dei confini e dei movimenti in ingresso e in uscita. 


La precedenza va data agli investimenti per l’autosufficienza, per la realizzazione di impianti industriali e agricoli e per ltecnologinecessarie, nonché allinfrastrutturpiù utili. Un talepiano di investimenti andrebbstudiato compiano di rilancio economico dei paesi interessati, ossia non solo compiano di difesa nazionale, ma purcomun’opportunità diuscita dalla recessioncon adozione di un modello di sviluppo più sicuro e sostenibile.


Incauto è non provvederin tal senso, dato lo scenario interno e internazionale. Pazzerello è destinarlpochrisorse disponibili non a questi investimenti, ma a rincorrerobiettivi contabili imposti da potentati finanziari assolutamentnon solidali ma opportunisti, o a interventi a pioggia di tipo demagogico, vetero-democristiano, comquello varato dal governo Monti l’11.05.12. Pazzerello, perché significa lasciarla gentesposta, pur potendosi evitarlo, al rischio di crollo dellcondizioni di vita, snon di inedia eassideramento, e lasciaril paesal rischio di un takover per fame. Ma ormai è chiaro che, per qualcuno, lo scopo è proprio questo: con la crisi economica crearla rivolta sociale, con la rivolta socialgiustificarla repressione; poi arriverà il capitalfinanziario tedesco vestito da Ua salvarci in cambio di un total surrender del paesperiferico a un MES guidato da Berlino. 


Intanto, irrazionalmente, si continua a puntartuttlrisorssu modelli chpresuppongono solidarietà, coordinamento e tenuta nei rapporti monetari e politici internazionali, e ciò proprio mentrquesti presupposti falliscono, uno dopo l’altro, o apparchnon erano maiesistiti nella realtà, ma solo nella propaganda europearda e mondialista. 


In generale, si seguita a non tener conto dell’esperienza, della storia: tuttlpromesse diintegraziono armonizzazionmonetaria ed economica sono rimastinavverate, dalla PACdallo SMin poi, anzi hanno aumentato gli squilibri. Pensarchdallistituzioni europee,espressione di conflitti di esigenztra diversi modelli socioeconomici, venga aiuto, solidarierisoluziondei problemi, è irrazionalcontrario ai dati storici e all’evidenza del presente.


Anchlpromesse di riduzionriqualificaziondellspespubblichsono rimasteirrealizzate, comlpromesse di maggiordemocrazia e partecipazionallscelte di fondo,di benefici e stabilità chdovevano automaticamentscaturirdall’apertura dei mercati. Leassicurazioni di uscita dalla crisi, di uscita dalla recessione, di istituzioni capaci di prevenirenuovcrisi (Financial Stability Board), sono risultatvane. Il sistema risulta inabila utilizzarei dati empirici e la logica per riformarsi, correggersi, razionalizzarsi. E’ altamententropico, salvo intenderchl’andamento in questionsia voluto, nel senso chla scena politica edeconomica è dominata non da un regolatorné da leggi equilibranti, ma da attori-profittatori chmettono a profitto lricorrenti sbandatdel sistema e i suoi crescenti scompensi. 

Aprirsi agli scambi internazionali anziché chiudersi protezionisticamentè indispensabilperevitarfossilizzazioni e per stimolarl’innovazionl’efficienza; ma non è detto chciò sia vero in tuttlcircostanze, in tutti i modi in tutti i tempi. Questo è un tempo in cui entra più caos e nocumento chstimoli e innovazioni costruttive. E non potrebbesserediversamente, in un tempo in cui i mercati sono dominati da una speculazionfinanziaria dibrevissimo termine

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