giovedì 17 maggio 2012

Le vere cause del debito pubblico

da: http://procida.blogolandia.it/2012/05/14/le-vere-cause-del-debito-pubblico/

Ospitiamo volentieri un interessante contributo dell’amico Antonio Sobrio.
Le vere cause del debito pubblico

Sono mesi ormai in cui non si sente altro che parlare di crisi, debito pubblico, spread e così via. Tutti dicono la propria, tutti sono esperti ma nessuno ci dice veramente come stanno le cose e quali sono i veri motivi del debito pubblico.
Io ho trentacinque anni, e da quando ho iniziato ad interessarmi a quello che succede nel mondo non ricordo mai di aver sentito che l’Italia o qualsiasi altro Paese dell’occidente sia riuscito a sanare il debito pubblico. Com’è possibile?
Certo parte delle cause sono da addebitare all’andamento dell’economia, alla cattiva gestione del denaro pubblico, all’evasione fiscale, agli sprechi dell’amministrazione pubblica. Ma più che altro ci vogliono far credere che questi siano i veri motivi, nascondendo quello reale: il sistema attraverso il quale viene creato il denaro, il cosiddetto “signoraggio bancario”.

Il meccanismo è tanto semplice quanto assolutamente dispotico e totalitario. A coniare la moneta, come si può immaginare, è lo Stato, attraverso il Ministero del Tesoro, ottenendone un guadagno a partire da quelle da 20 centesimi in su, considerando che la spesa per produrre ognuna di esse è di circa 15 centesimi di euro, rappresentata dal costo del materiale per fabbricarla. Il ricavato può poi essere reinvestito per il Paese, apportando benefici alla popolazione.
Ma la moneta rappresenta solo una parte quasi insignificante del denaro in circolazione, soprattutto se paragonato alle banconote. A stampare queste ultime sono invece le banche centrali. Niente di strano si potrebbe obiettare, ma proprio qui arrivava l’inganno. Esse infatti, pur apportando il nome di Stati, Comunità e Paesi, non sono per niente statali, bensì assolutamente private.
Dunque “Banca d’Italia”, cosi come la BCE, Banca centrale europea, o di qualsiasi altro Paese, in realtà non appartengono allo Stato, ma a privati. Come se qualcuno aprisse un bar e lo chiamasse “Bar Italia”, senza per questo voler dire che appartenga allo Stato. Così ogni volta che c’è bisogno di nuova liquidità di soldi in circolazione i governi sono costretti a ricorrere alle banche, chiedendo di farsi stampare una certa quantità di banconote.
E qui si giunge al nocciolo della questione. Per ogni banconota, che in realtà prima di entrare in circolazione, e quindi nelle mani dei cittadini, non rappresenta altro che un semplice pezzo di carta senza nessun valore, lo Stato si assume un debito, impegnandosi a doverla restituire entro i termini stabiliti, con l’aggiunta per di più del 4% di interesse nel frattempo maturato. In pratica per ogni banconota da 100 euro, ad esempio, deve restituire i 100 euro più il 4%, quindi più 4 euro, uguale a 104 euro totali. Considerando che alla banca stampare una banconota costa 30 centesimi, relativi al costo della carta, ne guadagna in definitiva 103,70 euro, senza dover pagare per essa nessuna tassa. A differenza dei cittadini, ai quali viene prelevato il 65% dalla propria busta paga, proprio ai fini di saldare questo debito.
Anche in questo caso un esempio può essere utile a capire meglio. E’ come se una persona prestasse ad un’altra un pezzo di carta con su scritto 100 euro, magari preso da un quaderno qualsiasi, e quest’ultima si impegnasse a restituirgliene altri per il valore totale di 104 euro. Sempre fatti con la stessa carta, ma intanto utilizzabili per acquisti e quant’altro, essendo stati accettati da tutti come moneta di scambio, mentre prima non ci avrebbe fatto niente.
L’unico minimo di garanzia e trasparenza nei confronti di tutto questo sistema era rappresentato dalla convertibilità della banconota in oro, così che per ognuna di esse stampata andava depositato in banca il corrispettivo in oro, dando quantomeno la possibilità di avere come riferimento un controvalore verificabile. Dal 1971, tuttavia, con la fine degli accordi di “Bretton Wood”, imposta da Nixon, presidente americano, questa prassi è stata abolita, così che le banche, da allora, possono stampare banconote a proprio piacimento, senza più nessun tipo di controllo.
Si capisce perfettamente come con un sistema del genere il debito pubblico sia destinato, non solo a non estinguersi mai, ma addirittura ad aumentare sempre di più, considerando che il 4% di interesse che lo Stato deve restituire alle banche deve farselo stampare dalle banche stesse, non avendo la possibilità di farlo da solo. Prende vita in questo modo un circolo vizioso in cui più denaro entra in circolazione e più aumenta il debito pubblico, causa principale della povertà nei Paesi più sviluppati e di conseguenza di tutto il Pianeta. I poveri, infatti, sono destinati a diventare sempre più poveri poiché, mentre le aziende possono scaricare le tasse sull’iva e sull’aumento dei prezzi, il singolo cittadino non può niente, venendogli il denaro automaticamente sottratto attraverso le tasse. Considerando quello che avviene nei Paesi più sviluppati, figuriamoci come si possa aiutare quelli più poveri, dove tra l’altro in molti di essi è stata imposta la moneta, come nel caso del dollaro in Medio Oriente ad esempio, proprio al fine di mettere in atto questo ricatto ed arricchirsi sulle spalle della popolazione. Lo stesso passaggio alla moneta unica in Europa può essere letto in questa chiave.
I veri dominatori del mondo sono pertanto i banchieri, tra l’altro sconosciuti, che si spartiscono il potere senza mostrare la propria faccia, nascondendosi dietro quella di Presidenti, politici e grandi imprenditori, i quali, al contrario, si pensa erroneamente siano le persone più potenti del pianeta. Per capire quale sia la vera differenza che corre tra di essi è particolarmente indicativa una famosa frase che definisce i politici come i camerieri dei banchieri.
Il signoraggio bancario spiega anche perché alcuni Paesi come gli Stati Uniti siano particolarmente belligeranti, dal momento che le stesse banche fanno continuamente pressione sui governi per entrare in guerra e quindi richiedere che sia stampata nuova valuta.
Ovviamente tirare continuamente in ballo il debito pubblico, ed in questo periodo in particolare la crisi economica che sta investendo Europa e non solo, serve a giustificare l’aumento delle tasse, chiedendo ulteriori sacrifici ai cittadini, spremuti come limoni, mentre banchieri, politici e dirigenti continuano a vivere nel lusso e nel benessere. L’unico modo per liberarci da questo fardello sarebbe opporci e ribellarci, dal momento che i politici stessi non hanno la forza ed il potere di farlo, ma restano vari ostacoli affinché questo possa avvenire. Intanto la difficoltà ad ammettere che fenomeni come il signoraggio bancario possano realmente esistere, talmente assurdi da far fatica a considerarli reali. Ma soprattutto due fattori di cui siamo vittime: l’assuefazione che, una volta esserci abituati a determinati comportamenti, ci impedisce di rinunciare alle comodità del vivere quotidiano. Non è un caso che sommosse popolari e ribellioni avvengano quasi esclusivamente nei Paesi più poveri del mondo, dove la popolazione non dispone neanche di quel poco che hanno i poveri dei Paesi occidentali. In secondo luogo la reazione all’intimidazione, alla paura di perdere quello che abbiamo, anche se è poco, che ci rende docili e mansueti, per il lecito e comprensibile timore di rischiare di esporsi e finire ancora peggio nelle maglie della giustizia o stritolati da una società che non ammette pause né rallentamenti. Da tutto ciò scaturisce in definitiva un senso di impotenza e rassegnazione che ci porta al massimo a scaricare la nostra rabbia e disperazione verso noi stessi, come dimostrano i tanti suicidi che stanno avvenendo nell’ultimo periodo.

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