martedì 3 luglio 2012

Unasur e Brics stanno crescendo

Le economie emergenti (Unasur, Brics) crescono
di Attilio Folliero, Cecilia Laya e Tito Pulsinelli* - 02/07/2012
Fonte: Rinascita



 Secondo gli ultimi dati pubblicati dalla Banca Mondiale, gli otto paesi che conformano l’ALBA (1) sono quelli che maggiormente sono cresciuti fra il 2009 ed il 2010: il PIL dei paesi dell’ALBA è cresciuto del 33,43%, seguto dai 5 Paesi che conformano l’area geografica dell’Africa Meridionale (2), cresciuti del 28,81%, dai 12 paesi dell’UNASUR (3) al 27,07%, dai 33 paesi dell’America Latina che conformano la CELAC (4) al 25,41%, dai 5 paesi dell’ASEAN (5) al 24.39%, dai 5 del BRICS (6) al 22,37% e dai 6 paesi della OCS (7) in crescita del 19.36%.
 
I paesi del cosiddetto blocco occidentale, che ben rispondono alla definizione di Paesi Industrializzati Altamente Indebitati (PIAI), sono al di sotto della crescita media mondiale; infatti, mentre l’economia mondiale è cresciuta complessivamente dell’8,92%, l’Oceania (Australia e Nuova Zelanda) è cresciuta del 7,68%; i paesi del Nord America del 5,06%; i Paesi dell’OCSE (8) hanno fatto registrare una crescita del 4,74%; quelli del G7 (9) solamente del 3,76%; l’Europa nel suo complesso è cresciuta dell’1,42%. I 27 paesi che conformano l’Unione Europea (10) ed i 17 dell’Area Euro (11) sono in decrescita, rispettivamente dello 0,49% e del 2,14%.
 
I sedici paesi che conformano geograficamente l’Europa Meridionale e che ben può definirsi Europa Latina (12), hanno sperimentato una decrescita del 3,45% ed è l’area del mondo che ha perso maggior potere fra il 2009 ed il 2010.
 
Per quanto riguarda i singoli paesi, la Mongolia é in assoluto il paese con la più alta crescita: fra il 2009 ed il 2010 è aumentato del 35,27%; tra i paesi importanti, a più forte crescita troviamo l’Indonesia (31,00%), il Brasile (30,94%), l’India (25,40%), la Russia (21,10%), il Venezuela (20,15%), l’Argentina (20,04%), la Cina (18,74%). Dei sette Grandi, il Canada è l’unico ad avere sperimentato una forte crescita (17,90%); il Giappone è cresciuto dell’8,46%, il Regno Unito del 4,16% e gli USA del 3,83%; la Germania, che occupa il posto 150 nella lista dei paesi in base alla crescita, è in decrescita dello 0,55%, la Francia al posto 167 retrocede del 2,83% e l’Italia al posto 169 decresce del 2,83%.
 
In attesa che la Banca Mondiale pubblichi i dati del 2011, prevedibilmente nel prossimo mese di luglio, possiamo anticipare che i paesi dell’ALBA, trainati dalla crescita del Venezuela, continueranno ad essere protagonisti anche per l’anno 2011 e seguenti.
 
Da quando il Venezuela è governato dal presidente Hugo Chávez, secondo i dati del Banco Mondiale, lo sviluppo è stato enorme, trascinando nella crescita anche i paesi dell’ALBA. Chávez arriva al governo nel 1999, peró nei primi 4 anni, oltre ad occuparsi delle grandi riforme istituzionali, deve fronteggiare un colpo di stato, nell’aprile del 2002 ed una serrata patronale di due mesi, dal dicembre 2002 al febbraio 2003, che letteralmente azzera la produzione petrolifera, principale attività economica del paese.
Dal 2003, quando il PIL del Venezuela ascendeva a 83 miliardi di dollari USA, lo 0,22% del PIL mondiale, è passato ad oltre 391 miliardi nel 2010, con una incidenza dello 0,62% sul PIL mondiale; da quinta economia dell’America Latina (dietro a Messico, Brasile, Argentina e Colombia) e 44° economia del mondo, che era nel 2003, è passata ad essere la terza economía dell’America Latina, dopo Brasile e Messico, superando Argentina e Colombia e 25° economia del mondo nel 2010.
 
Tra il 2003 ed il 2010 la crescita venezuelana è stata del 368,59%; solamente 4 paesi hanno avuto una crescita superiore: Azerbaijan (611,60%), Angola (508,59%), Kazakistan (383,43%) e Guinea Equatoriale (374,41%). Nello stesso periodo, il Brasile è cresciuto del 277,92%, la Cina del 261,17%, la Russia del 243,87%, l’India del 188,11%.
I paesi del G7 hanno avuto crescite modeste: Canada 82,13%, Francia 42,84%, Italia 36,08%, Germania 35,35%, USA 31,54%, Giappone 29,08%, Regno Unito 21,58%.
 
Nello stesso periodo, fra il 2003 ed il 2010, per quanto riguarda i blocchi economici, quelli che sono cresciuti di più sono: OCS (259,43%), Unasur (246,72%), Brics (241,60%), Alba (233,23%) e Celac (159,63%); al polo opposto, i blocchi cresciuti di meno sono: Area Euro (42,45%), Unione Europea (42,24%), Paesi OCSE (41,31%) e G7 (33,69%).
 
In sostanza possiamo dire che il baricentro del mondo, si sta spostando sempre più verso America Latina ed Asia; in particolare i paesi del BRICS, dell’ALBA e dell’OCS avranno un ruolo sempre maggiore ed il BRICS è destinato a superare a breve il G7.
Confrontando l’evoluzione negli ultimi 20 anni, tra aeree e blocchi geopolitici, risulta evidente che il polo incentrato sugli Stati Uniti e l’Europa (G7, Unione Europea e paesi dell’area Euro) – identificabili come PIAI o vassalli della NATO - sono in fase calante. In ascesa i blocchi dei paesi asiatici e dell’America Latina (BRICS, OCS, UNASUR, ALBA e CELAC).
 
I paesi del G7, che nel 1993 producevano il 67,45% del PIL mondiale, nel 2010 producevano solo il 50,25% e sicuramente nel corso del 2011 sono scesi al di sotto del 50%; i paesi del BRICS invece, che nel 1992 rappresentavano il 6,72% del PIL mondiale sono triplicati, arrivando al 18,31% nel 2010; cosi pure i paesi della Cooperazione di Shangai (OCS) sono passati dal 3,67% al del 1993 al 12,02% nel 2010.
 
Vanno su quelli che hanno tralasciato o abbandonato l’ortodossia neoliberista e i diktat del FMI e delle elites finanziarie. Per il futuro a breve e medio termine, possiamo senz’altro dire che i paesi dell’America Latina e dell’Asia continueranno a crescere, mentre si accentuerá il declino progressivo dei PIAI, che fanno capo agli USA ed all’Europa occidentale.
 
Riguardo il Venezuela, tutto indica che non si fermerá la forte crescita, visto che la produzione di petrolio é programmata per elevarsi dai 2,99 milioni di barili al giorno del 2011, ad oltre 5,81 per il 2018 (13), grazie a circa 100 miliardi di dollari di investimenti, versati sia dal Venezuela che da compagnie petrolifere di numerosi paesi, tra le quali vi è la partecipazione dell’ENI, con oltre 7 miliardi; il settore delle costruzioni contribuirà enormeente alla crescita del paese, considerato che è prevista, per i prossimi 5 o 6 anni, la costruzione di circa 3 milioni di appartamenti, settore che ovviamente trascinerà nella crescita anche l’indotto (cemento, ferro, ceramica, infissi, …); inoltre, contribuirà alla crescita del paese, il potenziamento delle infrastrutture e delle comunicazioni, con la costruzione di migliaia di chilometri della rete ferroviaria, di decine di chilometri in nuove linee metropolitane nelle principali città, il terzo ponte sull’Orinoco (con una lunghezza totale superiore ad 11 chilometri ed equivalente a quasi tre volte il fantomatico e mai realizzato Ponte di Messina, in Italia) e numerose imprese stategiche, tra cui quella dedicata alla progettazione e realizazione di satelliti per telecomunicazioni. Non è affatto azzardato prevedere che il nostro amato Venezuela nel prossimo quinquenio entri a far parte del ristretto gruppo di paesi che hanno un PIL dell’ordine del migliaio di miliardi di dollari.
 
Il Venezuela, inoltre è destinato ad entrare presto nel gruppo dei paesi a reddito alto; secondo la Banca Mondiale, per l’anno 2010, si considerano a reddito alto i paesi che hanno un reddito procapite superiore a 12.276 dollari annui; per il 2010, il reddito procapite del Venezuela era di 11.590 dollari ed era inserito tra i paesi a reddito medio alto; grazie alla crescita in atto entrerà presto a far parte dei paesi a reddito alto e successivamente ad avvicinarsi sempre più al reddito di quelli che fino ad oggi possiamo considerare i paesi più ricchi del mondo, sempre che continui la attuale politica portata avanti dal governo di Hugo Chávez.
 
Ricerca a cura di:
Attilio Folliero è un italiano residente in Venezuela, laureato in Scienze Politiche all’Università “La Sapienza” di Roma; attualmente professore contrattato della Facoltà di Scienze delle Comunicazioni (Escuela de Comunicación Social) dell’Università Centrale di Caracas (UCV);
 
Cecilia Laya è una economista venezuelana, con cittadinanza italiana, laureata in Economia presso la UCV, attualmente funzionario della Università “Simon Bolivar” di Caracas (USB);
 
Tito Pulsinelli è un sociologo italiano dell’Università di Trento, analista ed osservatore geopolítico; i tre furono tra i fondatori del sito web lapatriagrande.net e sono membri del FREVEMUN (Fronte dei venezuelani del mondo) e di COVENPRI (Associazione venezuelana di professionisti delle relazioni internazionali e difensori della solidarietà mondiale)
 
 
Note
Gli 8 paesi che formano l’Alleanza Bolivariana per i Popoli di Nostra America – Trattato sul Commercio dei Popoli (ALBA-TCP) sono: Antigua e Barbuda, Bolivia, Cuba, Dominica, Ecuador, Nicaragua, San Vicente y las Granadinas, Venezuela;
 
I 5 paesi che formano geograficamente l’Africa del sud sono: Botswana, Lesotho, Namibia, Sudafrica e Swaziland;
I 12 paesi che conformano la Unione di Stati Sudamericani (UNASUR) sono: Argentina, Bolivia, Brasile, Cile, Colombia, Ecuador, Guyana, Paraguay, Perú, Surinam, Uruguay e Venezuela;
 
I 33 paesi che fanno parte della Comunità di Stati Latinoamericani e Caraibici (CELAC) sono: Antigua e Barbuda, Argentina, Bahamas, Barbados, Belice, Bolivia, Brasil, Cile, Colombia, Costa Rica, Cuba, Dominica, Ecuador, El Salvador, Granada, Guatemala, Guyana, Haití, Honduras, Giamaica, Messico, Nicaragua, Panama, Paraguay, Perú, Repubblica Dominicana, Saint Kitts e Nevis, Santa Lucia, Saint Vincent e Grenadine, Surinam, Trinidad e Tobago, Uruguay e Venezuela;
 
La Associazione di Stati del Sud-est Asiatico (ASEAN) è formata da 10 paesi (Brunei Darussalam, Cambogia, Indonesia, Laos, Malesia, Myanmar, Filippine, Singapore, Tailandia e Vietnam); in questa nostra ricerca prendiamo in considerazione solamente i 5 paesi più grandi per i quali esistono dati certi per il periodo analizzato: Indonesia, Malesia, Filippine, Tailandia e Vietnam;
 
I 5 paesi del BRICS sono: Brasile, Russia, Cina, India e Sudafrica;
I 6 paesi membri della “Organizzazione della Cooperazione di Shanghái” (OCS) sono: Cina, Russia, Kazakistan, Kirgikistan, Tagikistan e Uzbekistan; attualmente sono entrati come osservatori altri 4 paesi (India, Iran, Pakistan e Mongolia), che in futuro potrebbero entrare a pieno titolo nella OCS; inoltre, sono in corso trattative con altri due paesi (Bielorussia e Sri Lanka); infine, in Serbia ci sono partiti e movimenti che invece dell’ingresso nella Unione Europea stanno facendo pressione per avvicinarsi alla OCS, organizzazione che quindi in un futuro non tanto lontano potrebbe assumere un ruolo rilevante a livello mondiale;
 
L’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo económico (OCSE), conosciuta come “club dei paesi ricchi” fino al 2010 aveva 33 paesi membri: Canada, USA, Regno Unito, Danimarca, Islanda, Norvegia, Turchia, Spagna, Portogallo, Francia, Irlanda, Belgio, Germania, Grecia, Svezia, Svizzera, Austria, Paesi Bassi, Lussemburgo, Italia, Giappone, Finlandia, Australia, Nuova Zelanda, Messico, Repubblica Ceca, Ungheria Polonia, Corea del Sud, Slovacchia, Cile, Slovenia e Israele; alla fine del 2010 è entrata anche l’Estonia e pertanto i paesi membri attualmente sono 34;
 
Il Gruppo dei sette o dei sette grandi (G7) è costituito da: USA, Giappone, Germania, Francia, Regno Unito, Italia e Canada;
 
I 27 paesi che attualmente formano l’Unione Europea sono: Austria, Belgio, Bulgaria, Cipro, Repubblica Ceca, Danimarca, Slovacchia, Slovenia, Spagna, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Ungheria, Irlanda, Italia, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Malta, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo, Regno Unito, Romania e
 
Svezia;
 
I 17 paesi dell’Unione Europea che hanno adottato l’Euro (Eurozona) sono: Germania, Austria, Belgio, Cipro, Slovacchia, Slovenia, Spagna, Estonia, Finlandia, Francia, Grecia, Irlanda, Italia, Lussemburgo, Malta, Paesi Bassi e Portogallo; ricordiamo che l’Euro è stato adottato anche da altri 6 paesi (Monaco, San Marino, Vaticano, Andorra, Montenegro e Kossovo) e dai territori britannici in Cipro (Akrotiri e Dhekelia) e per le sue emissioni filateliche anche dal Sovrano Militare Ordine di Malta, stato senza territorio riconosciuto dall’ONU;
 
I 16 paesi che formano geograficamente l’Europa del Sud e che Félix Martin Rodríguez Melo ha giustamente denominado “Europa Latina”, sono: Albania, Andorra, Bosnia ed Herzegovina, Croazia, Slovenia, Spagna, Gibilterra, Grecia, Italia, Kosovo, Macedonia, Malta, Montenegro, Portogallo San Marino e Serbia;
 
Dati estratti dal rendiconto annuale per il PDVSA.
www.pdvsa.com
 

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