Agenzie di rating sotto processo: in una Mario Monti è consigliere...
E ci voleva, ci voleva davvero: l'indagine avviata mesi fa dalla Procura di Trani arriva finalmente a smascherare il disegno criminale che le agenzie di rating hanno realizzato a danno dell'Italia (e non solo) per infilare al governo del nostro paese (e non solo) uno dei loro membri. Esatto, avete letto bene. Chi è questa persona? Ovviamente Mario Monti, che fa parte del "Senior European Advisory Council" di Moody's.
Non è imbarazzato, "presidente"? |
L'uomo delle banche (e della Chiesa) - Mario Monti - è l'uomo di Moody's: un totale conflitto di interessi di cui quasi nessuno si è accorto. La disperazione italiana per il niente di Berlusconi ha fatto accogliere come un salvatore questo cinico e scaltro varesotto, che ha fatto finta di apparire l'uomo della provvidenza, ma nella realtà ha attuato delle politiche economiche e sociali che per arricchiare le banche e mantenere i privilegi (e i soldi) hanno distrutto la società civile e l'economia italiana. Oggi i cittadini italiani lavorano (i fortunati che lo hanno, il lavoro, agli altri rimane il suicidio o la fuga all'estero) per pagare tasse salatissime e sempre più alte, i cui proventi arricchiscono le banche tanto care al neo-premier Monti. Lo spread oggi è dov'era prima della sua nomina, le agenzie di rating continuano a bastonarci. Monti ha distrutto l'economia italiana: alzando accise e tasse ha tolto denaro ai cittadini (ceto medio-basso: il 90% della popolazione), e questa minore ricchezza nelle tasche sta distruggendo i consumi e accelerando la depressione economica, perché sempre più aziende chiudono. La miopia e l'incapacità (ma forse è tutto voluto) di questo uomo (e della sua congrega di "tecnici") in abito sono lo schiaffo alle esigenze e alla vita della gente comune.
Questo castello di deliqnuenza d'alto livello sta però per crollare, come accennavamo sopra, leggiamo perché:
Le agenzie di rating nella bufera: per i Pm in atto cospirazioni per affossare l’Italia
di Giuseppe Di Spirito
La Procura di Trani ha appena chiuso le indagini sull’agenzia di rating Standard & Poor’s, indagata insieme aFitch e Moody’s per i giudizi negativi dati sull’Italia e il conseguente crollo dei mercati. L’inchiesta sul comportamento anomalo delle agenzie era partita in seguito ad una denuncia di due associazioni dei consumatori, come ricordano i presidenti di Adusbef Elio Lannutti e di Federconsumatori Rosario Trefiletti, indagine che inizialmente riguardava solo Moody’s, in relazione ad unl report del 6 maggio 2010 che concludeva etichettando l’ Italia come “Paese a rischio”, ma estendendosi poi anche a S&P e Fitch.
Nell’avviso di conclusione indagini, il Pm contesta a S&P di aver posto in essere “una serie di artifici concretamente idonei a provocare una destabilizzazione dell’immagine, prestigio e affidamento creditizio dell’Italia sui mercati finanziari”.
L’imputazione è quindi “manipolazione di mercato pluriaggravata e continuata”, e nel procedimento verrà chiamata ad esprimersi anche la Consob (Commissione Nazionale per le Società e la Borsa), a cui nell’atto della Procura viene richiesto di valutare l’opportunità di continuare a far operare S&P in Italia. La Commissione a questo puntopotrebbe persino decidere di costituirsi parte civile e/o mandare gli atti all’Esma (European Sales and Marketing Association) affinchè valuti a sua volta l’apertura di una indagine per quanto di sua competenza. Tra le valutazioni più sospette, ci sono quelle del 20 maggio e dell’ 1 luglio 2011, per colpa delle quali vi furono ingenti danni all’economia e l’immagine del nostro Paese. Come spiegano Lannutti e Trefiletti, nella prima data venne sostenuto cheil debito sovrano dell’Italia era passato da “stabile a negativo”, valutazione che venne puntualmente smentita dall’ex ministro Giulio Tremonti, ma ormai erano già andati in picchiata titoli azionari, obbligazioni e titoli di Stato. L’1 luglio arrivarono invece giudizi negativi di S&P sulla manovra finanziaria quando il testo della stessa non era ancora ufficializzato “determinando ulteriori turbolenze sul mercato dei titoli e sulle aste dei titoli di Stato” come scrivono i giudici, ma anche il più recente declassamento dell’Italia del 13 gennaio scorso (da A a BBB+) è ritenuto dagli inquirenti “incongruo e incoerente”.
Oltre ai tecnici dell’agenzia, l’Adusbef riferisce che sono indagati anche l’ex presidente e l’attuale responsabile per l’ Europa, sempre citando il contenuto dell’atto conclusivo notificato dal nucleo di polizia tributaria di Bari agli uffici legali che hanno assunto l’incarico di difendere S&P.
In una nota, l’agenzia ha voluto commentare l’accaduto: “Riteniamo che le accuse riportate siano prive di ogni fondamento e non supportate da alcuna prova. Continueremo a difendere strenuamente le nostre azioni e la reputazione della società e delle nostre persone” mentre Adusbef e Federconsumatori dal canto loro hanno annunciato che si costituiranno parte civile nel processo “a nome di migliaia di risparmiatori frodati”.
Inchiesta Trani, pm: “Standard & Poor’s mirava a destabilizzare l’Italia”
La procura chiude le indagini sull'agenzia di rating. Cinque le persone coinvolte con l'accusa di manipolazione di mercato continuata e pluriaggravata. "Fornivano intenzionalmente ai mercati un’informazione falsa in merito all’affidabilità creditizia italiana, in modo da disincentivare l’acquisto di Btp e deprezzarne il valore”
Aver messo in atto “una serie di artifici concretamente idonei a provocare” tra l’altro “una destabilizzazionedell’immagine, prestigio e affidamento creditizio dell’Italia sui mercati finanziari”. Con queste parole i magistrati di Trani hanno notificato ieri a Milano l’avviso di conclusione delle indagini ai vertici di Standard&Poor’s. Non solo. Perché l’accusa dei pm all’agenzia di rating americana è anche quella di aver utilizzato, in fase di elaborazione dei rating dell’Italia, “analisti (non identificati) inesperti e incompetenti” nonché comunicazioni ai mercati fatte non “in maniera ‘tempestiva’, bensì in maniera ‘selettiva e mirata’ in relazione ai momento di maggiore criticità della situazione politica economica italiana”.
L’inchiesta, coordinata dal sostituto procuratore Michele Ruggiero della procura di Trani, ipotizza il reato di manipolazione di mercato continuata e pluriaggravata a carico di cinque persone: il presidente di Standard & Poor’s financial service Deven Sharma, il managing director del rating di Londra Yann Le Pallec, Eileen Zhang (di S&P Europe); Frankiln Crawford Gill e Moritz Kraemer della direzione europea del rating sui debiti sovrani. Secondo i magistrati queste persone, in posizione apicale dell’agenzia, “attraverso descritti artifici, a carattere informativo – costituenti condotte solo in apparenza lecite, ma effettivamente illecite per come combinate fra loro, con modalità e tempi accuratamente pianificati – fornivano intenzionalmente ai mercati finanziari, quindi agli investitori, un’informazione tendenziosa e distorta (come tale anche “falsata”) in merito all’affidabilità creditizia italiana ed alle iniziative di risanamento e rilancio economico adottate dal governo italiano, per modo di disincentivare l’acquisto di titoli del debito pubblico italiano e deprezzarne, così, il valore”.
Nell’avviso di chiusura indagini, il pm Ruggiero ricostruisce i fatti, attraverso quattro diverse date, contestualizzando i report dell’agenzia e gli effetti avuti sul mercato. E contesta le aggravanti: la “rilevante offensività giacché commessi in danno dello Stato sovrano italiano” e l’ aver “cagionato alla Repubblica Italiana un danno patrimoniale di rilevantissima gravità”.
Tutto nasce da un esposto-denuncia dei presidenti di due associazioni dei consumatori, Elio Lannutti, di Adusbef, eRosario Trefiletti, di Federconsumatori, che, dopo aver ringraziato il magistrato, annunciano da subito che si costituiranno parte civile “a nome di migliaia di risparmiatori frodati”. “E’ stata una indagine laboriosa – dice il pm Ruggiero – perché abbiamo dovuto rileggere tutti gli episodi che erano legati in pratica alle tappe dei pronunciamenti di S&P sull’Italia. L’indagine – aggiunge – svela cosa c’è dietro”. E questo ha portato anche a un cambiamento del reato. “L’ imputazione – spiega Ruggiero – è stata comunque rivoluzionata perché prima si parlava di notizie false, non vere, ora si parla di questioni molto, ma molto più gravi”.
Nell’avviso di conclusione delle indagini si fa riferimento a quattro date chiave (venerdì 20 maggio 2011, venerdì 1 luglio 2011, lunedì 5 dicembre 2011 e venerdì 13 gennaio 2012) contestualizzando i report dell’agenzia e gli effetti avuti sul mercato. L’accusa è quella di “aver posto in essere una serie di artifici” tanto nell’elaborazione quanto nella diffusione delle comunicazioni. Dall’avviso di conclusione delle indagini i difensori degli indagati hanno venti giorni di tempo per presentare memorie o chiedere supplementi di indagine. Con la chiusura di questo ramo dell’inchiesta, rimangono ancora aperte le indagini che vedono coinvolte le altre due altre società di rating, Moody’s e Fitch.
A gennaio la Guardia di finanza aveva perquisito gli uffici milanesi di S&P e Fitch per acquisire documenti in relazione ai report negativi per l’Italia, diffusi tra maggio e luglio scorsi.
“Riteniamo che le accuse riportate siano prive di ogni fondamento e non supportate da alcuna prova. Continueremo a difendere strenuamente le nostre azioni e la reputazione della società e delle nostre persone”, hanno commentato in una nota i legali di S&P.
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