sabato 9 giugno 2012
La Rai ai banchieri
Blitz dei Prof: la Rai ai banchieri
Tarantola presidente, Gubitosi dg
La conferenza stampa del premier: "Non è una prova di forza ma un atto di buongoverno. Non hanno le tv a casa? Li ho scelti per le loro competenze"
di Francesca Angeli - Il Giornale, 09 giugno 2012
Roma - Rivoluzione alla Rai. Il premier, Mario Monti, ribalta il tavolo ai piani alti di viale Mazzini e cambia le regole della governance, limitando il ruolo del consiglio d’amministrazione, e quindi quello dei partiti.
Non solo. Nomina anche il direttore generale provocando l’insurrezione del Pdl e Pd che parlano rispettivamente di «ingerenza gravissima» con Paolo Romani e di «un annuncio anticipato che apre la strada a contestazioni» con Vincenzo Vita.
Nomina due «banchieri» ai vertici (o due alieni come li ha già definiti il direttore di Rete4 Carlo Freccero) ma soprattutto affida loro un potere di azione più ampio di quello che avevano i loro predecessori. Lo può fare? Senza una nuova legge? Pdl e Pd sono già insorti per dire «no».
Ma Monti assediato e bersagliato dalle critiche ha deciso di premere sull’acceleratore. Alla presidenza della Rai va Anna Maria Tarantola, fino a ieri vicedirettore della Banca d’Italia. Come direttore generale è stato scelto un altro tecnico. Luigi Gubitosi, ex amministratore delegato di Wind. Come rappresentante del Tesoro nel consiglio d’amministrazione della Rai è stato scelto Marco Pinto. E dato che il governo non ha il potere di nominare il direttore generale Monti ha spiegato che Gubitosi è stato «indicato» dal consigliere Pinto. Sarà poi comunque il Cda rai nominato dalla commissione di Vigilanza a dare l’eventuale via libera alla nomina di Tarantola e Gubitosi.
Come sono stati scelti? Con criteri di neutralità politica e indiependenza, spiega il premier. «Abbiamo pensato alla dottoressa Tarantola persona molto equilibrata e come testimonia la sua carriera persona vigile - dice Monti - pensiamo abbia tutte le caratteristiche per dare tranquillità e orientamento alla vita dell’azienda». Per Gubitosi ha prevalso il suo curriculum da manager «riconosciuto in ambito italiano e internazionale».
Scelti i manager, cambiano le regole. «Al presidente della Rai andrà il potere di approvare su proposta del direttore generale gli atti e contratti aziendali che superino i 2.528.284 euro fino a dieci milioni e di nominare su proposta del direttore generale i dirigenti di primo e secondo livello non editoriali e di determinarne su proposta del direttore generale la collocazione aziendale», spiega Monti.
Insomma un potere decisionale molto più ampio che esclude di conseguenza i consiglieri d’amministrazione espressione dei partiti. Ergo: esclusione dei partiti da molte decisioni aziendali.
Una prova di forza di Monti nei confronti dei partiti? «Non occorrono prove di forza - replica Monti - Questi sono atti di governo che si è sforzato di fare la scelta giusta». E a chi lo accusa, come Antonio Di Pietro, di aver fatto delle nomine per accontentare i poteri forti, Monti replica «non so chi siano i poteri forti, ne ho conosciuti molti nel mondo meno in Italia». Il premier ci tiene a spiegare la sua battuta sui poteri forti che lo avrebbero abbandonato. «Ho detto che ci veniva attribuita una vicinanza ai poteri forti, a un certo quotidiano ed ad una certa organizzazione, ma adesso è evidente che, per motivi loro, non ci danno più lo stesso sostegno», puntualizza.
Tra le accuse anche quella di aver scelto due nomi di alto profilo ma completamente a digiuno di televisione. Accusa sollevata tra l’altro da Carlo Freccero che insieme a Michele Santoro aveva inviato il curriculum per essere valutato come possibile direttore generale. «Abbiamo valutato queste simpatiche candidature - replica ironico Monti - ma questo non era un concorso di abilità giornalistica o di conduzione televisiva»
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