giovedì 7 giugno 2012

Un piano segreto per l'Eurozona


Un piano segreto per l'Eurozona
di Sergio Cararo
04/06/12
 
I quattro massimi esponenti delle autorità europee si riuniscono a cena per mettere in campo un progetto strategico sul destino del'Eurozona. Le preoccupazioni principali sono quelle di sempre: stabilità dell'euro e del sistema bancario, andare avanti contro lavoro e welfare, centralizzare le decisioni in materia militare, diplomatica e fiscale. Effetto annuncio o accelerazione della tabella di marcia dell'Europa superpotenza?
 
"Le nostre discussioni hanno dimostrato che abbiamo bisogno di portare l'Unione economica e monetaria in una nuova fase", aveva detto Herman Van Rompuy dopo il vertice Ue la settimana scorsa. A quanto pare, le massime autorità europee starebbero mettendo a punto un piano per rafforzare l´euro e favorire la ripresa dell´economia nell'area dell'euro. L´esistenza del piano segreto è stata svelata ieri dal settimanale tedesco Welt am Sonntag.
 
Van Rompuy si è riunito con il Presidente della Commissione Barroso, il Presidente dell'Eurogruppo Junker e il presidente della Banca centrale europea Draghi, avevano indicato quelli che definiscono gli "elementi costitutivi essenziali e un metodo di lavoro per raggiungere questo obiettivo". Nella cena di lavoro i quattro massimi esponenti della tecnocrazia europea, intendevano pianificare l'Europa del futuro e per grandi linee, il piano è già visibile. L´obiettivo è quello di presentare una bozza del cosiddetto piano operativo al Consiglio europeo che si terrà il 28 e 29 giugno. I punti chiave del progetto sono quattro: riforme strutturali comuni, politica di bilancio integrata, unione bancaria e unione politica. Secondo quanto trapelato il dossier prevede un rafforzamento dei poteri per le istituzioni europee sui bilanci nazionali, un ente di controllo europeo per il settore bancario con nuovi poteri, maggiore integrazione sulle politiche economiche, fiscali, di politica estera e di sicurezza e una riforma dei piani di welfare. Secondo la Welt am Sonntag inizialmente il piano potrebbe essere introdotto solo ai 17 Paesi dell'Eurozona e non a tutti i 27 dell'Unione europea.
 
La parte più concreta del piano sembra essere quella dedicata al ruolo della Bce che dovrebbe assumere un assetto costituito da tre elementi: vigilanza bancaria, assicurazione dei depositi e un fondo comune d'emergenza centrale per le banche "bisognose". La filosofia dominante rimane quella del rigore e della riduzione del debito pubblico e della messa in sicurezza del sistema bancario privato.
 
Soprattutto quest'ultima viene ritenuta la risposta diretta ad uno dei maggiori problemi della crisi dell'euro: le grandi banche in difficoltà che diventano rapidamente una minaccia alla vita al paese d'origine, un rischio che ha già spinto l'Irlanda nel cosiddetto "piano di salvataggio" e ora minaccia la Spagna. Inoltre, i sistemi di assicurazione dei depositi hanno dimostrato di essere affidabili solo quando dietro di esso c'è un paese ricco. La contropartita sarebbe il passaggio dell'attività di vigilanza bancaria dalle singole banche nazionali alla Bce. Ma gli stati membri dell'Ue in cui le banche hanno superato la crisi o sono stati già stabilizzati i loro bilanci fiscali non sembrano gradire molto questa "intrusione" della Bce.
 
Riserve analoghe emergono anche rispetto ad un fondo di salvataggio europeo. "Specialmente in Germania, si può vendere questa idea solo se il fondo è finanziato dal settore finanziario stesso, come una tassa bancaria o una tassa sulle transazioni", affermano alcune fonti della Bce. "Sarebbe una assistenza a breve termine con il denaro dei contribuenti - il che significherebbe una sorta di unione fiscale che rientrerebbe dalla porta di servizio".
 
Maggiore consenso, ovviamente, sulle misure antisociali relative a lavoro e welfare. "Per prima cosa le riforme strutturali. E' il refrain tedesco dall'inizio della crisi e che si è abbattuto come una clava sugli Stati dell'Europa mediterranea costretti a tagliare i loro sistemi di protezione sociale e deregolamentare i loro mercati del lavoro. A questo punta anche il Fiscal Compact, il patto fiscale voluto fermamente dalla Merkel e che consentirebbe alla Commissione Europea di portare i paesi che non rispettano il pareggio di bilancio davanti alla Corte di giustizia Europea. Ma secondo molti esperti la mancanza di una politica fiscale comune tra gli stati membri rimane il punto di debolezza dell'Unione Europea.
 
Sul piano politico permane e si accentua però il cosiddetto deficit democratico nell'Unione europea . Un rafforzamento del Parlamento Europeo - secondo i 4 eurocrati riuniti a cena - contribuirebbe a ridurre il deficit. Gli architetti della nuova Europa sperano che i cittadini diventino maggiormente entusiasti per l'Europa se ottengono più potere a Bruxelles.
 
Al fondo di questi ragionamenti e progetti c'è soprattutto la visione di un'Unione Europea che parla con una sola voce nel mondo - anche in materia come le azioni militari o un seggio unico europeo nel Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, la politica fiscale comune. Ma la banda dei quattro rileva come per raggiungere questi obiettivi richieda un quadro legislativo comune - e questo può far fallire il progetto. La Corte Costituzionale federale della Germania ha messo in chiaro come il Parlamento Europeo non rappresenti adeguatamente i tedeschi - perché il criterio di "una testa un voto" non tiene conto delle dimensioni e del potere dei singoli stati membri, per cui Grecia e Germania sono uguali.
 
Secondo alcuni osservatori questo "piano" dei quattro massimi esponenti delle autorità dell'Unione Europea sembrerebbe puntare più ad un effetto annuncio che a passi concreti. Difficile però ritenere che i poteri decisionali europei intendano giocare ancora in surplasse mentre la competizione globale e la crisi infuriano nelle maggiori economie capitaliste, Europa e Stati Uniti soprattutto.
 
L'articolo originale dal Welt am Sonntag
 

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