giovedì 28 giugno 2012

L'Europa delle non-patrie


Gioco di sponda degli anglofoni contro la Germania
di Filippo Ghira - 27/06/2012
Fonte: Rinascita

Alcuni giornali italiani hanno reagito in maniera isterica al calo delle Borse lunedì scorso con Piazza Affari a segnare un meno 4%. 
La Merkel affonda le Borse con il no agli eurobond, così hanno titolato. 
In realtà la Cancelliera non ha fatto altro che ribadire la sua nota posizione. Non si possono mettere in comune tutti i debiti dei Paesi dell’Unione, ha obiettato, se prima non viene realizzata una reale Unione politica, con una comune normativa monetaria, finanziaria, bancaria e fiscale. 
Una vera Unione in nome della quale ci sia un ferreo controllo sulla spesa pubblica e nessun Paese possa aumentare il debito e il disavanzo senza incorrere in sanzioni automatiche. 
Insomma, voleva dire la Merkel, non si può rinunciare alla propria sovranità per devolverla a strutture centralistiche a Bruxelles e a Francoforte se prima tutti i Paesi membri della UE non avranno dimostrato di essere in grado di tenere sotto controllo la propria capacità di spesa e di accettare in caso contrario di essere commissariati più di quanto sia successo alla Grecia. Non si possono mettere in comune tutti i debiti, protesta la Merkel, confidando sul fatto che la Germania, come prima potenza economica continentale, tirerà fuori la maggior parte delle risorse necessarie. Oltretutto, ha ricordato, ogni giorno emergono nuovi debiti e spese occultate nei Paesi più a rischio come in Spagna per le banche e in Grecia per i dipendenti pubblici assunti dopo la concessione dei prestiti internazionali. La conclusione logica della Cancelliera è che con tali premesse sia a rischio la stessa sopravvivenza dell’euro soprattutto perché le migliaia di miliardi di euro immessi nel sistema finanziario sono serviti a ben poco visto che esso nel suo complesso è più debole che nel 2007-2008, quando scoppiò negli Usa la crisi finanziaria. Infatti, gli Stati, e la stessa Bce, si sono dissanguati per salvare le banche con soldi pubblici. 
Di conseguenza, anche se la Merkel continua ad affermare la sua fiducia nell’euro, in Germania sono molti quelli che ne temono la fine per colpa dei Paesi cicala dell’area Sud e rimpiangono il marco che era l’emblema della forza economica tedesca. 
In realtà gli attacchi alla Merkel e al suo scarso spirito solidaristico rappresentano l’emergere della visione tecnocratica tipica di alcuni dei padri storici dell’idea europea, come Jean Monnet o Altiero Spinelli, che volevano che l’Unione federale (contro cui emerse la visione dell’Europa delle Patrie di De Gaulle) fosse governata da una struttura centralista messa in grado di imporre il proprio volere a tutti i Paesi membri. Una visione purtroppo mai morta e che adesso, in nome dell’emergenza, provocata dalla speculazione anglofona, i terminali politici europei della stessa, facenti capo alla City londinese e a Wall Street, vorrebbero imporre in tutta fretta all’Unione. Il tutto condito dagli attacchi della stampa anglofila che non solo ha rimarcato il presunto egoismo dei crucchi ma ha anche suggerito accostamenti inquietanti tra la Germania odierna, con la Merkel trasformata in SS, e quelle guglielmina e hitleriana che con le loro mire imperialistiche sarebbero le uniche responsabili dei due conflitti mondiali. 
A questo punto c’è da fare una puntualizzazione. Nessuno come noi è contrario al potere della Bce (guidata dall’ex Goldman Sachs, Mario Draghi) e alla moneta unica che si è rivelato essere lo strumento principe per svuotare di sovranità gli Stati nazionali. Nessuno come noi è contrario a tutte le misure di austerità che sono state imposte, soprattutto su spinta della stessa Germania in nome della più classica disciplina teutonica, e che hanno aggravato la recessione in corso da diversi anni aumentando le sacche di povertà in Europa e in Italia. Ma questo non ci deve spingere a condividere questo tipo di attacchi alla Germania che in realtà sono parte di un disegno per la nascita di un potere tecnocratico finanziario autoreferenziale, che Berlino vuole rimandare il più possibile, grazie al quale gli uomini della Commissione e della Bce potranno dettare ordini ai governi nazionali. Direttive funzionali agli interessi dell’Alta Finanza e delle multinazionali che da tempo hanno piazzato i loro uomini ai posti di comando di entrambi gli organismi. 

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