Zero per zero uguale zero: l'agenda Monti
(devo aggiungere altro? Non credo. Sono come sempre riconoscente, incredulo e commosso quando sollecitate la mia opinione su qualcosa, ma sulla cosiddetta "agenda Monti" non vorrei più esprimermi. Vedete? Il gioco è molto chiaro anche ai pubblicitari romani, che ci ironizzano sopra col consueto cinismo di chi ha visto cadere ben altri imperi.
Per quel che mi riguarda, era già tutto in questo mio articolo di novembre 2011, un articolo che per molti varrà sicuramente la pena rileggere, e, forse in modo ancora più lungimirante sotto il profilo politico, in questo articolo di Claudio Borghi dello stesso periodo. Quello che Claudio vedeva molto bene già a novembre 2011, io l'ho visto poi con sufficiente lucidità a gennaio 2012, rispondendo a una domanda di Marino Badiale, che mi chiedeva: "Alberto, ma se la Germania è nostra concorrente, perché ci chiede di fare riforme che aumentino la nostra competitività? Non va così contro i propri interessi?". Ottima domanda, e la risposta credo la sappiate: il problema è nel manico. Una volta intrappolati in una unione monetaria, i paesi periferici hanno due strade: o rassegnarsi all'annessione, o uscire. Normalmente l'esito è il secondo, come ci ricorda il romanzo di centro e di periferia. Ma le politiche di "riforma strutturale" e di "austerità" non hanno certo lo scopo di renderci più competitivi. Hanno quello di sbriciolare la nostra industria, la nostra economia, perché sia poi più facile per la Germania acquisirla e soprattutto gestirla (secondo un modello già sperimentato con l'annessione della Germania Est), e hanno lo scopo di restituire soldi ai creditori tedeschi - magari via Spagna, come MES vuole. Quella che ci aspetta è una nuova guerra di indipendenza, dove chi ci governa sarà, come era a Milano nel 1848, dalla parte dello straniero. La strada dell'euro porterà fatalmente a questo esito. Chi realmente crede nei valori di pace e prosperità iscritti nei Trattati europei deve adoperarsi perché l'euro venga superato. L'unica reale prospettiva di integrazione europea è quella dell'"External compact", e per assicurarlo, cioè per garantire che la crescita dei paesi europei possa avvenire senza generare squilibri esterni, l'unica strada è il ripristino della flessibilità del cambio, da ristabilire come misura difensiva, mentre si intraprende la necessaria sincronizzazione delle economie reali, e si accerta la reale volontà di cooperazione dei partner europei. Ecco, parliamo di questo: è nel libro e sarà in un prossimo post. Ma non parliamo della turpe "agenda" dell'hidalgo de la Sierra. Ad prevedibilia nemo tenetur...).
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