Grecia: McKinsey, aiuti divorati dal debito
"Meno del 15% degli aiuti approvati a favore della Grecia sono arrivati all’economia reale. Per la gran parte quei soldi sono serviti a pagare interessi del debito pubblico". Nella settimana in cui il Vertice europeo scioglierà definitivamente (salvo sorprese) il nodo degli aiuti alla Grecia, questa sconcertante analisi viene resa pubblica da George Tsopelas, direttore della sede ateniese della società di consulenza McKinsey.
Senza un’inversione di tendenza sul fronte del debito pubblico, in sostanza, non si va da nessuna parte. Perché l’altissimo livello degli interessi continuerà a fagocitare qualsiasi forma di sostegno.
I numeri di McKinsey non lasciano spazio a dubbi sulle cause della crisi ellenica. E, soprattutto, sull’inefficacia degli aiuti finché perdura l’attuale stato di cose. Tra il 2010 e il 2012 Atene ha ricevuto circa 149 miliardi di euro dalle istituzioni internazionali. La gran parte di questo denaro, però, è andata in fumo per capitoli di spesa collegati in qualche modo al debito pubblico: 61 miliardi per ripagare il debito, 38 per finanziare gli interessi e altri 35 per sostenere gli accordi di ristrutturazione con il settore privato.
A conti fatti, insomma, per l’economia reale greca sono rimasti poco meno di 20 miliardi. Che sono stati impiegati, secondo i dati McKinsey, per l’avanzo primario, quindi per il sostegno del settore pubblico. Il risultato di questo stato di cose è che, anche se i conti del paese migliorano, i buoni risultati formali impatteranno pochissimo sulla crescita del prodotto interno lordo. Che, nella migliore delle ipotesi, ricomincerà ad aumentare in maniera lieve nel 2013. “Sono convinto che si possa invertire la tendenza dei cinque anni consecutivi di recessione”, dice ancora Tsopelas. Con una crescita dello 'zero virgola'.
Un’analisi condivisa anche da Dimitris Daskalopoulos, presidente della Sev, la Confindustria greca. “Bisogna tornare a lavorare a una crescita sostenibile. Negli ultimi anni la combinazione di tagli e mancanza di crescita ha creato una spirale di recessione. L’esperienza greca deve portare tutti ad ammettere che questa strada non porta da nessuna parte. Servono soluzioni differenti”. Che passano da un ruolo più forte dell’Europa ma anche da un’autocritica su tutti gli errori commessi finora.
Anche se, per spezzare il circolo vizioso che si è creato, serve quasi un miracolo. Ancora Tsopelas: “L’unico modo per uscirne è che più denaro arrivi all’economia reale e questo potrà accadere solo quando il rischio del debito sovrano si diraderà. Non avete idea di quanti fondi di investimento stiano aspettando di entrare nel paese. Aspettano solo di sapere che l’uscita dall’euro del paese non è più un’opzione sul tavolo”.
Intanto, al di là delle prospettive di lungo periodo, resta una forte incertezza nell’immediato. L’operazione di riacquisto dei titoli di Stato greci necessaria per dare via libera agli aiuti europei è ancora a metà del guado. Secondo le prime indiscrezioni di stampa, il 'buyback' sui bond greci avrebbe raggiunto adesioni per un importo nominale pari a circa 26-27 miliardi di euro, rispetto all'obiettivo di 30 miliardi che consentirebbe a Ue e Fmi di dare il via libera alla nuova tranche di prestiti. Per questo motivo si è deciso di allungare i termini fino a martedì. Nella speranza di riuscire a raggiungere la quota richiesta in tempo per l’Eurogruppo di questa settimana.
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