di Alessandro Marinai
Firenze. Una volta, e parlo di tanti, ma tanti anni fa, a stampare banconote e coniare moneta era lo Stato; nel nostro caso lo Stato italiano.
Il governo centrale, tramite una zecca, si occupava del conio, mentre la banca centrale (da noi Bankitalia, a completa partecipazione statale) creava le banconote. Alla base di tutto, stava un semplice ma efficace principio: ad ogni banconota o moneta messa in circolazione doveva corrispondere una quantità di oro, o altri metalli preziosi, che ne garantisse il valore reale. Perchè parlo al passato? Semplicemente perchè adesso non è più così. Oggi la nuova emissione di denaro è completamente svincolata dalla riserva aurea. Ma il problema reale, quello che davvero deve far preoccupare, non è questo.
Con l’introduzione dell’euro, anche il nostro paese come tutti gli altri che adottano questa nuova moneta, si è dovuto piegare al fatto di non essere più il titolare dell’emissione di denaro, ma di doverla demandare ad un istituto centrale, ovvero la Bce (Banca centrale europea). Ogni qual volta il nostro Governo necessita di nuova emissione di denaro per far fronte alle proprie spese è costretto a chiedere questo nuovo contante alla Bce in cambio di garanzie: i titoli di stato, che altro non sono che la promessa della futura restituzione del prestito. Ma qui viene il bello.
Dalla creazione della moneta unica ogni Banca centrale dei paesi aderenti all’euro ha una quota di partecipazione nella neonata Banca centrale europea. Ed è così che Bankitalia diventa automaticamente il tramite, l’interfaccia fra le richiesta del nostro governo di emissione di denaro e la Bce. Niente di strano verrebbe da dire, visto il fatto che Bankitalia è controllata dallo Stato italiano. La Bce concede il prestito al nostro stato, che nel frattempo le ha garantito la sicurezza della futura restituzione, naturalmente con degli interessi, ma niente più. Un giochetto che parrebbe semplice, visto anche tasso di interesse applicato, circa l'1,5%.
Ma come dicevo prima è adesso che viene il bello. Da qualche anno, ma nessuno sa di preciso quale, Bankitalia non è più pubblica. O meglio, non è più a completa partecipazione statale. Rimane pubblica nel senso che chiunque può farne parte e rilevare quote di partecipazione. Ma certamente non sarà Alessandro Marinai che ne ha rilevato una parte, bensì le altre banche private presenti sul nostro territorio. Il 94,33% delle quote è detenuto da questi istituti privati, mentre solamente il 5,66% è ancora a partecipazione statale, tramite l’Inps e l’Inail.
Allora, riprendiamo il nostro viaggio. Lo Stato italiano ha bisogno di nuova emissione di denaro; fa una richiesta alla Bce, garantendo attraverso l’emissione dei titoli di stato (che non sono altro quindi che titoli di debito). La Bce concede il prestito allo stato attraverso la Banca d’Italia, ad un tasso di interesse di circa l'1,5%. Ma essendo Bankitalia, adesso, un istituto privato, come tutte le banche applica a sua volta su questo denaro i propri tassi di interesse, che mediamente oscillano fra il 5 ed il 6%. Il risultato di questa forbice tra la differenza dell’interesse applicato dalla Bce e quello applicato da Bankitalia sui soldi prestati allo Stato italiano (e quindi a noi stessi) è un bel ricavo che viene spartito fra tutte le Spa che fanno parte della nostra Banca centrale. Le stesse Spa che poi, quando andiamo ad informarci per un mutuo o una qualsivoglia altra forma di prestito, ci rispondono allegramente quasi sempre di no.
Ma, come sempre accade, non è finita qui. Vi siete mai chiesti come mai, nonostante le tasse che aumentano e le spese (almeno per quanto ci viene detto) che diminuiscono, il vecchio caro debito pubblico (cioè il debito che lo Stato ha con le banche) continua inesorabilmente ad aumentare? Semplice, tutto grazie a questo scellerato meccanismo finanziario chiamato Signoraggio bancario. Perchè, se siete riusciti a capirci qualcosa, potete arrivare alla conclusione che per far fronte ai debiti che ha contratto con le banche, non potendo più autonomamente produrre ed emettere denaro contante, lo Stato è costretto a chiedere aiuto alle stesse, che come succede per qualunque comune mortale, prestano i soldi con degli interessi. Ora, dato che i soldi emessi sono pari al prestito, senza però naturalmente comprendere gli interessi ad esso legati, ne consegue una domanda quasi banale: dove caspita si trovano i soldi necessari a far fronte agli interessi?
Semplice, questi soldi non esistono perchè non sono mai stati creati e messi in circolazione. Quelli che noi oggi maneggiamo sono dei corrispettivi di un prestito chiesto dal nostro Stato chissà quanto tempo fa, e che lo stesso impiega per pagare debiti vecchi di chissà quanti anni. Ma ogni volta che un debito viene estinto, si ritorna al problema iniziale. Il bisogno di nuova liquidità. E dove la trovo se non chiedendo un nuovo prestito alle banche? Ed il gioco riparte, sempre con nuovi interessi e con nuovi debiti che si accumulano a quelli precedenti. Perchè, in maniera molto semplice, solamente per pagare gli interessi, lo Stato è costretto a chiedere un nuovo prestito, che naturalmente porta in dote con se altri nuovi interessi.
La conclusione? Così stando le cose, il debito pubblico non scenderà mai, a meno che tutti i soldi in circolazione nel nostro paese non vengano usati per estinguere, almeno in parte, questa grossa voragine che abbiamo accumulato negli anni. Anche se poi ci ritroveremmo a dover ripartire senza un soldo in tasca. Capito il giochino?
Ultimo assunto che deve far riflettere: Mps è in forte crisi. Non voglio scendere adesso nei dettagli di ciò che è successo. Il governo Monti, quale soluzione, ha avuto la brillante idea di fare un mega prestito all’istituto senese pari a 3,9 miliardi di euro. Questi soldi sono pubblici, cioè provengono dalle nostre tasche. In questo modo noi paghiamo due volte questa banca (che come altre è detentrice di azioni della Banca d’Italia): passi la prima, la quale copre dei debiti che, comunque la si voglia pensare, fanno parte dello “stato delle cose” e ci permettono di continuare a campare in questo assurdo sistema. Ma la seconda assolutamente no, non può passare. E’ come venire in contro al proprio strozzino perchè si trova in difficoltà; con l’aggravante che poi, una volta aiutato, questo torna comunque da te a esigere i vecchi pagamenti.
E poi qualcuno dice che il sistema bancario non viene protetto? Comanda e si arricchisce a spese di tutti; altro che crisi. E anche fra i nostri politici è bello vedere come c’è chi la faccenda del Signoraggio bancario almeno prova ad affrontarla (come Tremonti, Grillo, Scilipoti e Di Pietro) e chi invece fa semplicemente lo gnorri (vedi Bersani o Bertinotti). Le testimonianze sono visibili a tutti su Youtube.
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