Un difetto nella stesura del Dodd-Frank act, la riforma della finanza statunitense approvata nel 2010, rischia di indebolire l'attività della nuova authority, il Consumer Financial Protection Bureau. La questione, riportata dal Wall Street Journal, sta scatenando oltreoceano un acceso dibattito.
Al nuovo ente è stata conferita la facoltà di fare ricerche approfondite sui meccanismi interni delle banche statunitensi. Ma gli istituti stanno facendo resistenza sulla consegna di determinati documenti “sensibili”, per il timore che finiscano nelle mani dei procuratori, esponendoli a rischi legali. Di norma, infatti, i documenti perdono il loro status di riservatezza nel momento in cui escono da una società. Una legge del 2006, tuttavia, garantisce la confidenzialità qualora vengano trasmessi ai regolatori del sistema bancario, come la Fdic. Ma il Dodd-Frank Act non ha ampliato tale disposizione per includere anche il Consumer Financial Protection Bureau.
Si tratta di un punto morto che, se restasse irrisolto, potrebbe intralciare il lavoro dell'agenzia. Che, tramite una nota diffusa il 4 gennaio, minaccia di prendere provvedimenti nei confronti di coloro che – contravvenendo alle disposizioni della legge – non hanno intenzione di trasmettere i documenti richiesti. Ma d'altra parte è stato lo stesso direttore dell'organismo, Richard Cordray, a dichiarare di vedere di buon occhio la possibilità di una «una modifica per correggere quella che riteniamo sia stata una svista».
La necessità di un emendamento, d'altronde, è opinione comune. Ma bisogna tener conto del fatto che il Dodd-Frank Act rappresenta ancora un campo di battaglia a livello politico. I democratici infatti lo difendono a spada tratta. E temono che, aprendo la strada a qualche correzione, si finisca per lasciare campo libero ai repubblicani, che hanno intenzione di proporre una serie di modifiche che rischierebbero di minare l'autorità del Consumer Financial Protection Bureau.
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