martedì 20 marzo 2012

Democrazia o stato di polizia fiscale


Spread democratico
di Francesco Mario Agnoli - 19/03/2012
Fonte: Arianna Editrice

Finalmente pare che qualcosa si muova. Il serpentesco incantesimo euro-finanziario  che da cinque mesi  tiene l'Italia sprofondata  in un sonno stregonesco  da bella (???) nel bosco, mostra  le prime smagliature. La bella ancora dorme, ma qualcuno dei suoi cortigiani  e servitori  apre un occhio o flette le dita delle mani.

  Sia pure con parole  molte caute il presidente della Corte dei Conti, Luigi Giampaolino, nel corso della sua audizione a Montecitorio ha dichiarato che in Italia  “Il peso delle tasse punta a superare il 45% , un livello che ha pochi confronti nel mondo'' e ancor meno ne avrà in autunno quando, con l'Iva, si andrà ben oltre il 50%. Questo perché le varie manovre “Salva Italia” del governo  tecnico hanno agito "soprattutto sul lato dell'aumento della pressione fiscale piuttosto che, come sarebbe stato desiderabile, sul lato della riduzione della spesa". Non a torto Giampaolino  è convinto, anche se nelle critiche non dimentica la  prudenza da  alto funzionario dello Stato,  che Monti e i suoi tecnici abbiano un  gran bisogno di consigli. sicché li invita  a “lavorare con tenacia e determinazione alla riduzione della spesa. Salvaguardando per quanto possibile quella sua parte che ha effetti benefici sulla propensione alla crescita".
  Assai più duro l'intervento  del Garante per la privacy, Francesco Pizzetti. Difatti il Garante considera “le nuove norme sulla trasparenza amministrativa nei controlli fiscali  strappi forti allo Stato di diritto'', che hanno determinato   “una fase di emergenza dalla quale occorre uscire al più presto''  per evitare un'ulteriore crescita dello “spread fra democrazia italiana e occidentali''. Anzi - si poterebbe  meglio precisare – dello spread  fra la situazione italiana e la democrazia senza aggettivi e specificazioni, dal momento che qualunque  forma di democrazia è incompatibile con tutti gli Stati di polizia e ancora più con quelli di polizia fiscale.
    Comunque la notizia migliore, in quanto  coinvolge la politica attiva, arriva  da un feudo del Pd, la città di Bologna, dove il sindaco Merola ha bloccato il bilancio comunale, perché  - sono sue parole - non intende fare l'esattore per  conto dello Stato, avverte la responsabilità di evitare ai suoi concittadini “una batosta troppo ingiusta” e di collaborare all'attuazione di “provvedimenti iniqui  e inaccettabili dal punto di vista etico”. Insomma, come ha detto espressamente, lui e la sua giunta  intendono “dare battaglia”.  Il Sindaco Merola è del Pd, ma al suo fianco, a favore  della linea dura contro il governo Monti, si  è subito  schierata gran parte delle forze politiche bolognesi, ovviamente in testa la Lega, all'opposizione anche  a Roma. A sua volta il capogruppo del Pdl in  consiglio comunale ha dato respiro nazionale alla protesta,  augurandosi  che Bologna  divenga  la testa d'ariete della battaglia di tutti i Comuni.
   Per ora, come si è detto, semplici smagliature, perché a livello nazionale l'inedita Trimurti Pdl, Pd, Udc si mantiene compatta nel sostegno a Monti. Tuttavia le crepe potrebbero  allargarsi quando, fra maggio e giugno, il grosso dei provvedimenti fiscali del governo tecnico passeranno, con impatto tremendo,  dalla carta sulla quale sono stati scritti  ai portafogli sempre più smilzi degli  italici contribuenti.
   Prima di chiudere un'informazione: a compenso del crescente spread democratico cala lo spread fra i buoni del Tesoro e i bond tedeschi, ma, nonostante il torchio fiscale, a gennaio il debito pubblico italiano ha toccato il record di 1.985.829  miliardi  di euro, in crescita di 37,9 miliardi  sul dicembre 2011, e il fabbisogno  si è attestato a 4 miliardi con un aumento  di 1,5 miliardi rispetto  allo stesso periodo del 2011.

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