Mai così ricchi: la finanza scommette sulla nostra rovina
di Giorgio Cattaneo - 28/03/2012Fonte: libreidee
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Peggio ancora in Europa, dove i tecnocrati di Bruxelles – non eletti da nessuno e nominati di fatto dalle grandi corporation – impongono il rigore a tutto il continente, per proteggere i privilegi della finanza. Che intanto galoppa indisturbata tra oceani di miliardi di carta, frutto della speculazione: oggi l’economia virtuale delle banche d’affari vale 14 volte più dell’economia reale, quella che produce beni e servizi.
Cifre da capogiro, ricordate in estrema sintesi da Paolo Pagliaro a “Otto e mezzo”, la trasmissione condotta su “La7” da Lilli Gruber. Nel mondo, tra il 2003 e il 2010, l’economia reale è cresciuta del 73% e ora vale circa 64.000 miliardi di dollari di prodotto interno lordo. Nello stesso periodo, l’economia finanziaria – la cosiddetta “economia di carta” – è cresciuta quasi del triplo: e oggi vale 860.000 miliardi di dollari. Numeri impressionanti: 14 volte il Pil del pianeta, cioè la somma delle merci comprate e vendute. «Il valore dell’import-export mondiale è di 15.000 miliardi di dollari l’anno – ricorda Pagliaro – mentre il solo commercio delle valute con finalità speculative movimenta la stessa quantità di denaro in quattro giorni». Incredibile, no? In meno di cento ore, i “trafficanti” di valuta spostano 15 trilioni di dollari, cioè il valore complessivo delle merci che tutti i paesi del mondo vendono e acquistano in un anno intero.
«Nell’economia di carta – osserva Pagliaro – la parte del leone la fanno i “derivati”, che vengono scambiati per lo più su mercati non regolamentati». Tra gli strumenti a disposizione, aggiunge il collaboratore della Gruber, ce ne sono alcuni che permettono di guadagnare «scommettendo contro l’economia reale», cioè «speculando sui fallimenti di un paese o di un’azienda», e addirittura, in alcuni casi, «contribuendo a farli fallire». Il baratro in cui è stata precipitata laGrecia? Una tragedia per i greci, naturalmente – ma non per chi ha accumulato enormi fortune “scommettendo” sulla catastrofe. «Queste “scommesse del malaugurio” – precisa il giornalista – valgono da sole
62.000 miliardi di dollari: quasi quanto il Pil mondiale». Non deve dunque stupire che, in piena crisi economica, a inizio 2009, la banca d’affari Goldman Sachs (per la quale Mario Monti è stato consigliere strategico per l’Europa) abbia prodotto utili «per quasi un miliardo e 800 milioni di dollari».
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La sproporzione tra l’economia che produce beni e servizi e quella che si affida agli algoritmi del trading finanziario, aggiunge Pagliaro, è ormai tale da risultare indigesta anche al capitalisti più accorti: il plurimiliardario Warren Buffett, uno che protesta perché si sente poco tassato, ha definito i “derivati” «armi finanziarie di distruzione di massa», ma se n’è accorto «solo dopo aver perso due miliardi in una speculazione rivelatasi maldestra». Ora, dice
con ironia l’analista di “Otto e mezzo”, «si attendono pentimenti più sinceri, ma soprattutto regole e controlli più stringenti».
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Regole e controlli: da chi? In Italia ormai i banchieri sono direttamente al governo, con il placet del Quirinale: Corrado Passera fa il ministro, Mario Monti addirittura il premier. Suo figlio Giovanni ha lavorato alla Morgan Stanley, lasuper-banca americana a cui l’Italia regalò miliardi quando al Tesoro c’era Domenico Siniscalco, attuale dirigente italiano della Morgan, insieme a Mario Draghi, che oggi – attraverso la Bce – detta le nuove regole a un’Europa i cui membri non stampano più moneta ma sono costretti a farsi prestare l’euro a caro prezzo. Un sistema di potere oligarchico e neo-feudale, basato sui diktat della Commissione. Oscuri yes-men: di loro non sappiamo quasi niente, eppure sono onnipotenti. E non esitano a stracciare mezzo secolo di welfare, di pace e di diritti, pur di servire il loro padrone unico: il potere senza volto dellafinanza, pronto a speculare anche sulla nostra rovina.
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