martedì 22 gennaio 2013

Ennesimo imprenditore rovinato dalle banche

Abruzzo. Sborgia asserragliato: esce dopo 9 ore. Si sfoga con PrimaDaNoi: «le banche hanno rovinato me ed i miei clienti»
Una lunga telefonata: «voglio certezze dalla banca o esco in orizzontale»


Abruzzo. Sborgia asserragliato: esce dopo 9 ore. Si sfoga con PrimaDaNoi: «le banche hanno rovinato me ed i miei clienti»
Sborgia appena uscito (Foto: Adamo Di Loreto)

SPOLTORE. Asserragliato nell’agenzia Snai di sua proprietà. Dalle 14 di oggi. Al telefono con PrimaDaNoi.it spiega i motivi del suo gesto e quando uscirà.
«Sto tentando di garantire la casa a quelle persone che in maniera del tutto naturale si sono fidati della faccia del sottoscritto», spiega Sborgia rispondendo al telefono.

Voce tranquilla e rassegnata, freddo e razionale conferma di avere con sé una pistola e spiega: «non esco da qui fino a quando non ho una rassicurazione dalla banca. Se la rassicurazione non arriva io da qui esco in orizzontale». Il suo bersaglio sono gli istituti di credito: dopo che l’imprenditore è finito nell’inchiesta sull’Urbanistica di Spoltore non gli hanno voluto più dare soldi. 

«NON POSSO RINUNCIARE ALLE DIGNITA’»

«Adesso noi possiamo vivere nella povertà e nell’ indigenza», assicura parlando per sé e la sua famiglia, «ma io non posso fare a meno della dignità. Questa banca mi ha fatto perdere la dignità. Non posso guardare mia figlia pensando che gli altri mi possano accusare di averli turlupinati o di averli derubati. La mia famiglia di umili origini non ha mai fatto a meno della dignità, ed io non posso fare diversamente».
«Non voglio solidarietà», va avanti, «devo uscire qui con una certezza. Se non ho certezze io dopo due secondi sono risucchiato dal mondo perché questi non se ne fregano un cazzo».  
«Non voglio solidarietà», va avanti, «devo uscire qui con una certezza. Se non ho certezze io dopo due secondi sono risucchiato dal mondo perché questi non se ne fregano un cazzo».  
Sborgia ha raccontato al telefono di aver contattato più volte il direttore della sua banca ma questi sarebbero stato sempre evasivo e non avrebbe mai avuto tempo per incontrarlo: «queste persone hanno sempre da fare o stanno sempre lì lì per chiamarti ma in realtà pensano ad altro. Come avrei dovuto fare per farmi ascoltare? Questo è l’unico modo che ho, perché sono una persona perbene e mi vergogno».
Sborgia sa che nella sua condizione ci sono moltissimi imprenditori, strozzati dalla crisi e dai debiti, i quali però «non sono mai disposti a protestare o a contestare le vessazioni delle banche. Sa», dice al cronista, «che poco distante da qui uno è stato arrestato perché chiedeva il 30% di interessi sui soldi prestati? A me la banca me ne chiede il 26% ma non si può fare nulla».

«CHIEDO DI COMPLETARE IL CANTIERE»
Non ci sono amici, imprenditori, politici disposti ad aiutarla? «Ma lei è italiano?, Dove vive?», chiede con sarcasmo. «Se lei è italiano e vive in questo mondo stiamo parlando di 58 appartamenti e di 9 milioni di euro, non è uno scherzo. Siamo andati con le buone, abbiamo cercato mille soluzioni, abbiamo provato anche la vendita, abbiamo offerto tutte le garanzie possibili, io e mia moglie, e non sono bastate. Purtroppo la banca che ha finanziato questa opera non ha soldi per poter farci andare avanti col mutuo. Ci hanno fatto delle altre angherie che non specifico e dulcis in fundo hanno anche bocciato il piano di vendita dell’ intero complesso. Si badi bene senza mai dare nessuna risposta per iscritto per non impegnarsi e potere essere attaccati. Il nostro gruppo vanta proprietà per quaranta milioni di euro. la mia protesta vuole smuovere la stessa banca per farci finire di fare il cantiere con le58 persone che ancora attendono la consegna».».
«Ho fatto lo schiavo pubblico per 12-14 ore, senza ferie, compreso sabato e domenica. Sono stato utile a questo Stato, ho pagato le tasse, ho generato Iva, ho fatto girare lo Stato, sono salito sulla giostra, ho fatto tanto ma non è servito a nulla. Nessuno è disposto ad aiutarmi e vengo tacciato come un delinquente, alla stregua di un Corona di turno».
IERI L’ENNESIMO SMS DI UN CLIENTE E L’IDEA DELLA PROTESTA
L’imprenditore poi invia anche un comunicato stampa con le ragioni della sua protesta e racconta che l’idea di asserragliarsi nell’agenzia di scommesse gli è venuta ieri sera, dopo un ennesima richiesta di un cliente: «mi ha inviato un messaggio con su scritto ‘ciao Marcello, chiamo in ufficio e mi si alza un muro non riesco mai a parlare con te. Le tue segretarie sono molto brave a dribblarmi. Ti volevo solo dire che sempre e comunque la mia stima e fiducia, ma ti volevo anche dire che ti ho consegnato tutti i miei risparmi, i risparmi di una vita e penso di avere il diritto ad avere la casa per cui mi sono impegnato’. Ebbene», commenta Sborgia, «di fronte a queste sacrosante dichiarazioni non posso non mettere a repentaglio la mia vita e fare di tutto affinchè io debba consegnare gli appartamenti e quindi ripagare la fiducia di cui mi hanno affidato i clienti. Soffro terribilmente passare per quello che non sono, sono un lavoratore che ha dedicato tutte le mie energie a questa impresa, non mi sono mai risparmiato. Le ultime ferie 3 giorni a Capri risalgono al 2007, voglio con questo gesto ripagare almeno in parte la fiducia ripostami. Non è assolutamente una protesta contro i debiti, io chiedo alla banca di fare la banca e di espletare ciò per cui ci siamo accordati».
Alessandro Biancardi
ORE 22.25: SBORGIA CONSEGNA LA PISTOLA ED ESCE
Dopo un pomeriggio di mediazione concitata e qualche momento di tensione Sborgia dopo aver ricevuto notizie rassicuranti ha deciso di consegnare la pistola e verso le 22.25 è uscito abbracciando la moglie e salutando le forze dell'ordine preseti. Per tutto il pomeriggio i carabinieri di Pescara hanno tentato di mediare con la banca attraverso il legale dell'imprenditore. Secondo alcune fonti il direttore della banca era atteso da Roma affinchè potesse parlare direttamente con l'uomo. Al momento non si conoscono altri dettagli ma la protesta è finita bene scongiurando gesti estremi.

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