La beffa per il Vaticano sta proprio sul fatto che i turisti arrivano da ogni parte del mondo e per questo motivo il pagamento in contanti è di fatto l’ultimo (e il più scomodo) da fare. Una misura quasi “dissuasiva” quanto difficilmente abrogabile. Almeno in tempi brevi. E per questo motivo l'oculata organizzazione papale, sta prendendo la cosa molto sul serio. Infatti, piuttosto che regolarizzare la sua posizione, il circolo degli ecclesiastici, preferisce pagare in contanti, tramite assegni, spediti alla Deutsche tedesca, visto che in Italia i suoi Pos sono chiusi. L’Istituto per le opere religiose, può vantare, secondo i dati dell’Unità di Informazione finanziaria di bankitalia, 80 Pos che confluiscono tutti su un unico conto aperto alla Deutsche Bank.
L’amore tra la Banca tedesca e il Vaticano risale a diverso tempo addietro, quando con una mossa particolarmente lungimirante, il Vaticano, aveva tolto tutti i suoi capitali (e considerando il soggetto non sono pochi!) spostandoli in Germania, sede sia di una economia più forte, sia di agevolazioni dovute alla reverenza nei confronti dell’illustre conterraneo (per chi non se ne fosse accorto, l’accento di Joseph Ratzinger denota una chiara origine teutonica...). Il motivo? Bankitalia aveva “osato” classificare il Pio istituto per le opere di carità, alla stessa stregua di una qualsiasi banca extra comunitaria e quindi sottoponibile a controlli.
Non solo, ma per creare la rete di pagamento elettronico, lo Ior avrebbe dovuto chiedere autorizzazione come da prassi. Cosa mai avvenuta. Evidentemente, chi non si sente obbligato a pagare le tasse su esercizi commerciali, immobili e utenze (settimo comandamento: non rubare...), non ritiene opportuno nemmeno sottostare alle “mortali” leggi del sistema bancario. Ma al settembre 2011 una piccola svolta: un conto Ior che registra 23 milioni di euro di provenienza sconosciuta. Ricostruendo (per quanto possibile, visto le posizioni per lo meno ricalcitranti dell’interlocutore vaticano) si è potuto infine stabilire la movimentazione annuale in linea teorica: circa 40 milioni di euro.
E a mettere i bastoni tra le ruote sono anche i movimenti “sospetti”: nel 2011 sono stati prelevati 30 milioni di euro. Nessuna notizia su chi ha effettuato l’operazione, nè su chi ha sfruttato la somma, dove e tantomeno come.
Una situazione imbarazzante, ma non meno dello scandalo estivo che ha visto il Vaticano possessore del 100% della Weltbild, una casa editrice. Cosa c’è di strano? Il settore di specializzazione della Weltbild è quello pornografico dell’online, libri e dvd, nonchè il controllo per un terzo, di un portale che vende materiale porno. Il fatturato? oltre 1,6 miliardi di euro che l’ha resa leader nel mercato tedesco e “fornitrice” di fiducia di oltre 3 miliardi di clienti. Scoperto il giro d’affari (che con ogni probabilità sarebbe rimasto tale in eterno, nei secoli dei secoli, amen!), “Santa ” Romana Chiesa aveva subito dichiarato la vendita della scomoda partecipazione. Invece no: adesso la Weltbild diventerà una fondazione con finalità ricreative e culturali (in un certo senso le aveva anche prima...).
Ma imbarazzante è anche il fatto che il Vaticano controlla, come azionista di maggioranza dopo Ugo Gussali Beretta, la famosa fabbrica di armi Beretta (quinto comandamento: non uccidere...).