sabato 26 gennaio 2013

MPS-perquisizioni


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Legislatura 16 Atto di Sindacato Ispettivo n° 3-02846 
Atto n. 3-02846 (in Commissione)
Pubblicato il 10 maggio 2012, nella seduta n. 721
LANNUTTI , PARDI – Al Ministro dell’economia e delle finanze. -
Premesso che:
la Procura della Repubblica di Siena, come riferisce una nota (riportata da “Il Giorno” del 9 maggio 2012), ha disposto una serie di perquisizioni da parte della Guardia di finanza presso le sedi legali della banca Monte dei Paschi di Siena, della fondazione Monte Paschi Siena, del Comune e della Provincia, di numerose istituzioni finanziarie italiane ed estere con sede sul territorio nazionale, nonché di abitazioni private, in ordine ad una serie di condotte poste in essere a partire dal 2007, in occasione dell’acquisizione di banca Antonveneta dagli spagnoli del banco Santander, protrattesi sino al 2012.
Le ipotesi di reato sulle quali si indaga sono manipolazione del mercato ed ostacolo alle funzioni delle autorità di vigilanza in relazione alle operazioni finanziarie di reperimento delle risorse necessarie all’acquisizione di banca Antonveneta e ai finanziamenti in essere a favore della fondazione Monte dei Paschi. La Procura di Siena, che ha disposto una serie di perquisizioni presso le sedi legali della banca Monte dei Paschi di Siena, della fondazione Monte Paschi Siena, del Comune e della Provincia, di numerose istituzioni finanziarie italiane ed estere sul territorio nazionale, oltre che in abitazioni private, finalmente indaga sull’acquisizione di banca Antonveneta. Paolo Mondani, eccellente giornalista di inchiesta, aveva firmato un servizio per “Report”, la trasmissione di inchiesta in onda su Raitre condotta da Milena Gabanelli, domenica 6 maggio alle ore 21,30, vero e proprio atto di accusa documentato sulla gestione di Monte dei Paschi di Siena (MPS), da parte di Mussari, presidente dell’Abi ed ex dell’MPS & soci;
sul sito di “Report” si legge: «Se dovessimo rappresentare i vizi e le virtù dell’Italia con la fotografia di una sola città, quella città sarebbe Siena. Sessantamila abitanti invece di sessanta milioni. Arte, storia, turismo, aria buona, cucina meravigliosa e la passione per la squadra di calcio che da anni gravita in serie A. Poi ci sono i debiti, tanti debiti. Frutti inattesi di una classe dirigente drammaticamente inadeguata per aver sottovalutato i segnali della crisi. E qui entra in ballo la Banca Monte dei Paschi, la terza per importanza del nostro Paese e i rapporti di forza della Città. I tre Palazzi che gestiscono il potere: il palazzo comunale, al centro di piazza del Campo, sede del consiglio comunale dove il sindaco esprime la maggioranza dei consiglieri nella Fondazione; Rocca Salimbeni, sede della banca; palazzo Sansedoni, che ospita la Fondazione che controlla la banca. Il Monte dei Paschi, nato nel 1472, il suo controllo è saldamente nelle mani dei gruppi di potere dei partiti, della massoneria, dell’economia. A Siena lo definiscono: il groviglio armonioso. E i senesi soprannominano la banca il Babbo Monte. Il bilancio 2011 si è chiuso con un passivo di 8,4 miliardi di euro. Uno shock. Mentre all’Università c’è un buco da 200 milioni, con un’inchiesta giudiziaria che coinvolge due rettori. Il Presidente Giuseppe Mussari, alla guida della banca dal 2006, ora lascia per far posto ad Alessandro Profumo. I problemi del Montepaschi sono comuni ad altre banche italiane: l’economia collassa e i Btp pesano come macigni nel portafoglio. Ma di straordinario c’è stata l’operazione Antonveneta, pagata più di 10 miliardi nel 2007, quando Emilio Botin, due mesi prima, l’aveva comprata per molto meno. Poi c’è la Fondazione Mps, l’anacronistico azionista con la maggioranza assoluta della banca. Dalla sua istituzione nel 1996 a oggi ha gestito, sotto forma di erogazioni, il fiume di soldi che le arrivavano dalla banca sotto forma di dividendi. Ha ristrutturato scuole, strade, palazzi e poli museali. Ha anche dato soldi a pioggia, dalle sponsorizzazioni della squadra di calcio, alle dazioni alle più bizzarre associazioni o alle sagre paesane. Perché di soldi ce n’erano tanti e non finivano mai. Pur di rimanere con più del 50 per cento, in questi anni, la Fondazione si è venduta quasi tutto quello che poteva vendere e si è indebitata fino al collo. Talmente indebitata che per il proprio futuro getta lo sguardo fuori le mura senesi»;
considerato che:
in un articolo sul “Corriere della Sera” dal titolo: “Mps, Fiamme gialle anche in Mediobanca. L’istituto di Piazzetta Cuccia era nel consorzio di garanzia dell’aumento di capitale per l’acquisizione Antonveneta”, Fabrizio Massaro riferisce che: «C’è anche Mediobanca tra gli istituti presso i quali la Guardia di Finanza si è recata oggi per acquisire documenti relativamente all’inchiesta della procura di Siena sull’operazione Antonveneta. Mediobanca, da sempre vicina alla banca senese, era nel consorzio di garanzia dell’aumento di capitale del 2008 relativo all’acquisizione Antonveneta. Le operazioni in Lombardia e a Padova sono svolte dalle Fiamme gialle, anche attraverso il nucleo di polizia valutaria di Milano. In totale sono 147 gli uomini della Guardia di Finanza impegnati nelle perquisizioni al Monte dei Paschi a Siena e a Firenze, Padova, Roma, Mantova, Milano. Fonti vicine all’istituto hanno poi confermato che “Mediobanca è stata oggetto di una perquisizione della Guardia di Finanza come persona informata dei fatti in relazione a operazioni poste in essere dal Gruppo Mps nelle quali Mediobanca ha ricoperto insieme a altre primarie istituzioni internazionali un ruolo tecnico connesso con la sua ordinaria operatività”. Oltre a Mediobanca le Fiamme Gialle hanno acquisito documenti presso Credit Suisse e in diversi altri istituti appartenenti al consorzio di undici banche creditrici della Fondazione Mps capitanato da JpMorgan. Tra queste Intesa Sanpaolo, Deutsche Bank, Goldman Sachs. In totale sarebbero 38 gli istituti visitati dalla Guardia di Finanza»;
mentre “Il Sole-24 ore”, del 9 maggio 2012 esclude che, tra gli indagati Mps, ci sia l’ex presidente Mussari: «Tra gli indagati dell’inchiesta della Procura di Siena sull’acquisizione di Antonveneta da parte di Mps figurano due dirigenti dell’Istituto di credito toscano. Fonti vicine all’inchiesta, condotta dal sostituto procuratore Antonino Nastasi, riferiscono che tra gli indagati non figura Giuseppe Mussari, attuale presidente dell’Abi e presidente di Mps all’epoca dell’operazione Antonveneta. Le ipotesi di reato sono aggiotaggio e ostacolo all’autorità di vigilanza. Oltre alla sede dell’Istituto di credito e della Fondazione Mps a Siena i finanzieri del nucleo valutario della Guardia di Finanza di Roma hanno eseguito perquisizioni presso le abitazioni private dei dirigenti della banca nello stesso capoluogo toscano, a Roma, Firenze, Milano, Padova, Torino e Mantova. Tra le abitazioni perquisite c’è anche quella del presidente della Fondazione Mps, Gabriello Mancini»;
si legge su “First online – Finanza Imprese Risparmio Scenari Tecnologia” che, in occasione dell’ultima assemblea degli azionisti del MPS svoltasi a Siena a fine aprile, «il dottor Tommaso di Tanno, studioso eminente delle scienze tributarie vicino a Vincenzo Visco (…) e membro del collegio sindacale di Mps, rispondendo ad una domanda di un piccolo azionista aveva risposto rispetto ai dubbi sul prezzo, vicino ai 9 miliardi, pagato per Banca Antonveneta, che, pur non essendo stata fatta alcuna due diligence, i documenti pervenuti al collegio erano risultati corretti sul piano formale e sostanziale. “Il valore patrimoniale della Banca era di 2,3 miliardi e fu acquistata per 9 miliardi – aggiunse Di Tanno -. Non entro nel merito se il prezzo di 9 miliardi fosse appropriato”. Di Tanno ricorda che la due diligence preventiva sulla banca veneta “non fu fatta”, tuttavia i dati “risultarono veritieri”. Una vera e propria “bomba” fatta esplodere da uno dei tributaristi più autorevole del Pd, spesso intervistato, tra l’altro, per i servizi di “Report”, la trasmissione tv che domenica sera ha acceso, circostanza non casuale, i riflettori su Siena, dove altre fazioni del Pd soprattutto tra i cattolici si stanno sfidando da settimane proprio su Mps. (…) Quando dalle parti della piazza del Palio, sotto la Torre del Mangia, i senesi hanno visto alle 7 del mattino un gran traffico di auto delle Fiamme Gialle, il pensiero dei tifosi era corso immediatamente ai bianconeri del Siena calcio: sta a vedere, è stato il tam tam, che sta per partire un blitz per affossare la squadra in serie B. Sui giornali, a proposito di Monte Paschi, si faceva più che altro riferimento all’indignazione del sindaco di Siena, Franco Ceccuzzi, contro Report; il primo cittadino aveva annunciato che avrebbe verificato la possibilità di adire le vie legali contro una rappresentazione “molto lontana dalla realtà” e “gravemente offensiva” della città. Anche il Pdl senese ha parlato di trasmissione “superficiale”. Ma la realtà, spesso, ha superato le tesi di un reportage “superficiale”: tempo pochi minuti e si è capito che i “canarini” stavano per violare la Rocca Salimbeni, la fortezza del Monte Paschi inviolata da più di 500 anni, il forziere celebrato da Luciano Pavarotti al momento di una quotazione di 15 anni fa che ora sembra vecchia di 5.000 anni: la Gdf, su mandato della Procura, stava raccogliendo documenti attorno all’operazione più discussa e tribolata della storia della finanza senese, l’acquisizione di Banca Antonveneta. L’operazione ha coinvolto 150 finanzieri, che hanno setacciato tutte le stanze dei bottoni del potere locale. I “canarini” hanno bussato alla porta di villa Stasi, l’abitazione dell’ex presidente della banca Mps Giuseppe Mussari, ora presidente dell’Abi: la sua casa e il suo ufficio sono stati perquisiti ma non è indagato. Perquisizioni sono state effettuate anche nell’abitazione del presidente Gabriello Mancini, di Antonio Vigni, ex dg del Monte e dell’attuale direttore generale della Fondazione Mps Claudio Pieri e di altri dirigenti sia della Fondazione sia della Banca. Non solo: altre perquisizioni sono state fatte in altre città d’Italia. Al centro dell’inchiesta, l’acquisizione della banca Antonveneta avvenuta nel 2008: ci sono almeno due indagati. Gli avvisi di garanzia sono stati notificati a esponenti di Mps. La Guardia di Finanzia si è presentata anche negli uffici di Mediobanca a Milano, “in relazione – informa una nota – a operazioni poste in essere dal gruppo Mps, nelle quali Mediobanca ha ricoperto insieme ad altre primarie istituzioni internazionali un ruolo tecnico connesso con la sua ordinaria operatività”. L’indagine, infatti, sembra avere per oggetto tutti i risvolti di una delle operazioni finanziarie più discusse e discutibili negli ultimi anni: l’acquisto, nel 2007, di Banca Antoveneta dal Banco Santander ma anche l’aumento di capitale del 2008 per la parte del cosiddetto “Fresh” da un miliardo di euro suggerito da un pool bancario. Una soluzione, è il dubbio degli inquirenti, scelta per ostacolare l’autorità di vigilanza. La procura di Siena ipotizza infatti reati “manipolazione del mercato ed ostacolo alle funzioni delle autorità di vigilanza in relazione alle operazioni finanziarie di reperimento delle risorse necessarie alla acquisizione di Banca Antonveneta ed ai finanziamenti in essere a favore della Fondazione Monte dei Paschi”. È quanto spiega un comunicato della Procura di Siena diffuso dalla Guardia di Finanza in merito al blitz . Dal punto di vista penale si preannuncia un’indagine lunga, difficile e complessa. Le conseguenze saranno assai più rapide. Viene indebolita la posizione di Giuseppe Mussari ai vertici dell’Abi. Viene accelerato il cambiamento sia in Monte Paschi che ai vertici della Fondazione. Viene senz’altro intaccata la credibilità del sistema delle Fondazioni, per la prima volta al centro di un’indagine che ne mette in discussione il ruolo di cinghia di trasmissione tra la politica, la società civile e la grande finanza»;
il sistema di potere trasversale con al centro il MPS e Siena, che coinvolge tutti gli apparati dai mass media alle istituzioni locali laddove – come provato dalle testimonianze rese a “Report” – logge massoniche condizionano e si infiltrano nelle istituzioni compresa la magistratura, con pratiche e comportamenti spesso illegali, che mettono alla gogna qualsiasi voce critica fuori dal coro, aveva prodotto nei giorni il licenziamento in tronco di Mauro Tedeschini, direttore della “Nazione”, per aver rispettato il diritto di cronaca ed osato muovere fondate critiche ad un sistema secolare di potere esercitato dalla più antica banca e che ruota attorno alle fondazioni bancarie, combriccole di amici che si cooptano a vicenda con criteri oscuri ed amicali, adusi a non rendere conto ad alcuno del loro operato, oggetto dell’atto di sindacato ispettivo (4-07352) del 24 aprile 2012 dove l’interrogante considerava la rimozione del direttore de “La Nazione” Mauro Tedeschini un grave sintomo delle storture che affliggono il sistema informativo nonché un grave colpo alla dignità di un direttore che aveva condotto il giornale a conseguire significativi successi nelle vendite, poiché, ostacolando la libertà di stampa, si mette in gioco quel soggetto fondamentale delle democrazie occidentali che è la pubblica opinione, ciò che distingue un regime da un sistema aperto, con un libero mercato del consenso basato sulla trasparenza e sull’accesso alla conoscenza e all’informazione libera;
considerato che a giudizio degli interroganti sarebbe opportuno un commissariamento urgente della banca MPS e la revoca della nomina di Alessandro Profumo, indagato per frode fiscale ai danni dello Stato e privo dei requisiti di onorabilità previsti dalle vigenti normative per amministrare gli istituti di credito,
si chiede di sapere:
se risulti al Governo l’esistenza di un “sistema Siena”, basato su una ferrea gestione del potere economico-finanziario, impersonato dall’attuale presidente dell’Abi Giuseppe Mussari, che, a giudizio degli interroganti, avrebbe ricambiato con la designazione di Alessandro Profumo, indagato per frode fiscale ai danni dello Stato, al vertice del Monte dei Paschi di Siena, l’appoggio che Unicredit offrì a suo tempo per scalare l’associazione bancaria, sistema che gli interroganti considerano un pericolo per la legalità fondata sul rispetto di regole e norme, anche di rango costituzionale;
se risulti che le logge massoniche, molto attive a Siena, condizionino l’operato delle banche e del sistema economico finanziario, molto prodigo nel favorire i propri adepti con affidamenti disinvolti e spesso incauti girati a sofferenza, avaro nell’offrire la liquidità necessaria a chi voglia intraprendere iniziative per riattivare il ciclo economico depresso;
se risulti che sia stata la massoneria a condizionare le attività economiche, bancarie, finanziarie e di amministrazione della giustizia nell’ultimo decennio a Siena, e se tra le attività delle logge operanti in Toscana non vi siano residui della P2 di Licio Gelli, che aveva la finalità di scardinare l’ordinamento democratico per sostituirsi allo Stato di diritto fondato sulla Costituzione repubblicana;
se risulti che la scelta di acquistare banca Antonveneta ad un prezzo superiore a quello di mercato, dopo aver effettuato analoga operazione con l’ex Banca del Salento denominata Banca 121, sia stata determinata da apparati esterni agli interessi del Monte e quale risulti essere stato il ruolo della Banca d’Italia e soprattutto della Consob, tenuto conto che tra i consulenti del MPS vi era l’avvocato Marco Cardia, figlio del Presidente Lamberto Cardia;
se il Governo non ritenga doveroso attivare le proprie potestà, attribuite dalla legge bancaria e dai testi unici della banca e della finanza, al fine di favorire una prudente gestione del credito e del risparmio e prevenire un’eventuale insolvenza, ciò al fine di evitare vicende analoghe a quella richiamata in cui la banca Antonveneta, il cui valore sarebbe stato pari a 2,3 miliardi di euro, è stata poi acquistata per oltre 9 miliardi, senza la garanzia della due diligencepreventiva sul valore della banca veneta (tale dimenticanza avrebbe determinato l’inizio del depauperamento della più antica banca italiana, che mette a rischio, anche per tale dolosa negligenza, posti di lavoro ed il risparmio investito dai piccoli azionisti);
se, nel perfezionare tale operazione scellerata, risultino esservi stati condizionamenti esterni, il pagamento di commissioni “legali”, conti paralleli di centinaia di milioni di euro, riferibili al gruppo MPS, movimentati estero su estero, in particolare sulla piazza di Londra;
quali misure urgenti intenda attivare per impedire che primarie banche siano gestite con criteri amicali, anche da Fondazioni bancarie, che invece di applicare l’art. 47 della Costituzione, praticano regole non scritte nella gestione, spesso fraudolenta, del credito e risparmio, che ha generato una lunga catena di crac finanziari ed industriali, quali Cirio, Parmalat, My Way, For You, Lehman Brothers, spesso pubblicizzati come affidabili sul sito dell’Abi Patti chiari, bruciando oltre 50 miliardi di euro di sudati sacrifici ad 1 milione di risparmiatori.

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