giovedì 17 gennaio 2013

Marra: cocaina è trasversale alla normalità

Marra: mia nota alla DIGOS, ma del 30.7.12, circa le 'accuse' che fa ora De Vincenzo in relazione a Scarpat, e il sostegno di cui costui gode da parte del 'popolo dei cocainomani' e dei depravati.


Nel riportare di seguito la mia nota alla DIGOS del 30.7.12 in cui chiarisco – da allora – la questione di Scarpat, rispondo che non concordo affatto con chi dovesse ritenere che ho sbagliato io perché non avrei dovuto mettere le mani in una tale fogna.Come ideologo e come politico era infatti necessario che lo facessi, ho fatto benissimo a farlo, e sono intenzionato ad andare avanti perché questa vicenda, ad di là di De Vincenzo, è densa di gravi implicazioni sociali, culturali, morali e istituzionali. L'anomalia, cioè, è che un personaggio simile, peraltro dopo anni di indagini della DIGOS su svariati fatti (a partire – come riferitomi da fonte accreditatissima – dallo sfruttamento della prostituzione e altro) non abbia ancora subito dalle istituzioni nemmeno un graffio, goda di amicizie influenti, si senta e si dichiari intoccabile in virtù delle protezioni di cui si vanta, guadagni grandi somme dai suoi crimini, e sia insomma praticamente un 'uomo di mondo'..Detto in altre parole, la rete di protezione di cui gode è proprio dovuta al fatto che è un cocainomane e un depravato, di tal che, proprio per questo gode delle simpatie di un numero enorme di persone, perché la cocaina è trasversale alla normalità al punto che un partito che, se si candidasse, vincerebbe le elezioni, è quello dei cocainomani. 
Una parola, cocainomane, che racchiude tutto, ogni forma di abiezione, perché la mia esperienza di questi anni specie a Milano mi ha messo di fronte al fatto che c'è un numero incalcolabile di persone che sembrano normali ma sono invece bacate fino alle ossa e dedite alle forme più incredibili di perversione in virtù di prassi che si consolidano nelle loro vite giorno per giorno negli anni: persone 'normalissime' che si prostituiscono insieme alle mogli o alle fidanzate, padri di famiglia che si vendono, e via via proseguendo fino a quelli che, come De Vincenzo, prendono la via della criminalità vera e propria..Un quadro in cui finanche De Vincenzo, per quanto mi ripugni, merita una certa considerazione, perché alla fin fine è anche lui una vittima, perché – dulcis in fundo – la cultura della cocaina è una cultura indotta dal potere economico per fini di dominio con la collusione culturale, e sovente materiale, della magistratura, delle polizie, della politica e dei media, che, se davvero volessero, saprebbero come stroncarla in un momento, ma ne sono esse stesse vittime perché anche tra esse sussiste naturalmente lo stesso numero di drogati che ci sono in tutte le categorie, e soprattutto, tacere, far finta di nulla, fa parte del gioco, se a quel gioco, un gioco mostruoso, vogliono partecipare. Ecco così che De Vincenzo, in quanto drogato e depravato, ha molti più amici di me e gode di molto più consenso di quanto ne abbia io che la droga e la depravazione le combatto. Sì perché la cosa più terribile, cari cittadini, è che la cultura della droga non è una cultura di cui sono pervasi solo quelli che si drogano, ma è la cultura che ha prevalso in tutte le espressioni della vita civile, sicché si è imposta come cultura di tutti..Alfonso Luigi Marra



Gent.mo Vice Questore, Dr. Catello Somma
30 luglio 2012Gentile dr Somma, verrò al più presto a riferirLe di persona, ma preferisco informarLa subito dei fatti relativi al video con Massimo Scarpat, perché ho ricevuto nel pomeriggio una telefonata di Federico De Vincenzo il quale, evidentemente in cerca di argomenti per controbattere, dopo avermi perentoriamente intimato, con toni e asserzioni da suo pari, di non parlare più di lui, mi ha stranamente detto di avere appreso dalla registrazione di una telefonata tra Scarpat e Dandolo (com'è possibile?), che Scarpat ha ricevuto, per fare il video, un compenso; circostanza (in realtà giuridicamente irrilevante) circa la quale si è espresso criticamente.Sennonché – giuridicamente rilevante o no che sia questa circostanza – Internet è zeppa di aziende influencer, le quali, facendo apparire i loro addetti come normali utenti, sono pronte, per i loro committenti, a sostenere e divulgare qualsiasi cosa, e sono peraltro molto attive nei miei confronti perché lavorano da anni per mistificare il senso dei miei libri e della mia lotta al signoraggio.E siccome non so chi possa esserci dietro De Vincenzo e quanti influencer queste oscure entità possano lanciarmi contro, preferisco anticipare le opportune precisazioni.Orbene, premesso che il video con Scarpat è stato girato sabato 28.7.12, verso le 16.30 a Napoli, presso il mio studio (Scarpat è arrivato, da Milano, con il treno delle 15, ed è ripartito con quello delle 18), preciso innanzitutto che, come può constatare, le dichiarazioni di cui al video non aggiungono nulla a quelle che le ho riferito al telefono mercoledì 25.7.12 dopo che mi erano state riferite da Scarpat e Alberto Dandolo; né aggiungono nulla a quelle di cui alla mail che Le ho inviato venerdì 27.7.12, e a quelle di cui al documento che ho lanciato in rete sabato mattina 28.7.12.Non aggiungendo cioè il video nulla al documento, anzi più ricco di argomenti di rilievo, l'esigenza del video è sorta unicamente per il solito motivo, ovvero perché la gente legge poco, specie le cose complesse, sicché, per divulgarle, non restano che le immagini. E io ho interesse a rendere nota questa vicenda perché la considero un attacco denigratorio politico e pubblico ai miei libri e alla mia azione politica contro le banche e contro il signoraggio, che intendo sconfiggere.Né mi sono stupito della richiesta di un compenso perché è ormai così raro incontrare chi non né chieda che mi sarei stupito del contrario.Ciò premesso, da subito dopo quando, non ricordo se il giorno stesso o il giorno dopo, si è iniziato a parlare di un video, Dandolo ha iniziato a ripetermi che Scarpat pretendeva un compenso, di cui non mi ha mai però precisato l'entità fino al momento in cui lui e Scarpat sono arrivati al mio studio per registrare (dovevano venire giovedì sera, ma sono poi venuti sabato).Dandolo con il quale ho un ottimo rapporto e che segue con molta bravura il suo lavoro di mio addetto stampa, ma è comprensibilmente sempre molto desideroso di vedersi riconoscere i suoi meriti professionali, perché è ovvio che da essi fa discendere i suoi compensi. Di tal ché, anche in questo caso, considerate le sue continue enfatizzazioni della grande importanza di questa testimonianza per chiarire come erano andati i fatti; considerati i continui richiami alla necessità di compensare adeguatamente Scarpat corroborati da varie affermazioni tipo che, a Milano, abita vicino casa sua, e non voleva assolutamente fare brutta figura con lui; non capendo insomma quanto interesse avesse lui a quel compenso a Scarpat e di che tipo fosse, ho infine ceduto a dargli 5.000 euro forse, più che per non scontentare Scarpat, per non scontentare Dandolo, al quale sono del resto abituato a dare compensi non dissimili.Visto insomma che mi trovavo di fronte al fatto compiuto che erano lì, che Scarpat veniva da Milano (Dandolo era già a Napoli), e che non volevo creare dissapori soprattutto con Dandolo, gli ho dato quella somma in base alla riflessione che, come già detto, era una cosa giuridicamente non rilevante ancorché non edificante, ovviamente per chi ha riscosso, non certo per me che, per difendere la credibilità della lotta al signoraggio, sono costretto a impegnarmi persino economicamente in attività che lascerei volentieri alla magistratura.Detto quindi che – per quanto riguarda lei e la DIGOS, ho già avuto modo, sia nel documento su Scarpat che nel successivo video, di dare atto dell'impegno profuso nelle indagini (e non sono uomo da fare complimenti senza convinzione) – resta solo da augurarsi vengano presto tempi in cui le Istituzioni non creino le condizioni perché debbano nascere dei Robin Hood addirittura disposti ad autotassarsi pur di perseguire lo sviluppo della civiltà.Robin Hood che, proprio come il Robin Hood storico, si ritrovano a combattere più spesso contro le Istituzioni stesse che contro i malfattori: nella fattispecie le banche.Perché — dal crimine legislativo pagato dalle lobby degli alimentari di impedire la promulgazione della mia legge del 1995 sull'etichettatura dei prodotti agricoli e ittici nella vendita al dettaglio, che ci avrebbe reso il paese più ricco del mondo, fino allo snobbare con tragicomico sussiego le mie denunzie contro il Bilderberg o gli innumerevoli illeciti bancari — l'illecito più grave di tutti è quello che compie la magistratura con il far finta di nulla.
Quanto al mio di autotassarmi, mi rendo conto che un De Vincenzo non lo capirà mai, ma le mie scelte di vita si discostano molto da quelle convenzionali.
Non solo infatti è da quando avevo 25 anni che, come avvocato, guadagno cifre con le quali oggi avrei potuto essere ricchissimo e ho invece dilapidato nei decenni per l'obiettivo di cambiare il mondo, ma soprattutto avrei potuto – se mi fossi adeguato al regime – guadagnare mille volte di più ed essere qualunque cosa avessi voluto.
Quell'adeguarsi al regime fino alla collusione culturale e a una frequente corruzione materiale che ha invece fruttato alla magistratura – vero colpevole di ogni male – il divenire una setta di piazzatissimi (legga il doc n. 23, dai documenti di cui a marra . it) che, tra l'altro, vivono sovente talmente tanto al sopra delle loro possibilità che una delle sue indagini potrebbe appurarlo in un momento.

Asprezze le mie di cui la prego di perdonarmi perché sono troppo amareggiato, non tanto dei fatti specifici relativi allo «stupro di Stato» in questione, ma del fatto che la magistratura, per conservatorismo e per opportunismo, ha abdicato così tanto alla cultura giuridica e all'intelligenza, ed ha abbracciato così strettamente la stoltezza e la cecità che non riuscirà a intervenire nemmeno un attimo prima che le fatiscenti macerie della sovrastruttura criminale che il potere bancario ha costruito sulle nostre teste crollino addosso a noi, ai nostri figli, ai nostri cari, e insomma all'intera società, quasi che a loro invece – ai PM e ai giudici – i poteri per i quali si adoperano avessero promesso, tra gli altri privilegi, anche un pianeta dove migrare. Alfonso Luigi Marra

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