lunedì 13 febbraio 2012

Le Condizioni Cartaginesi della Germania alla Grecia

Ambrose Evans Pritchard sul Telegraph critica le dure e miopi condizioni poste alla Grecia, che porteranno avanti la crisi sino all'esito finale, con gravi conseguenze anche per la Germania


L'ultima volta che la Germania ha avuto bisogno di un salvataggio dai creditori del mondo, si è assicurata condizioni migliori di quelle che stanno distruggendo la Grecia.

Stati Uniti, Canada, Gran Bretagna, Francia, Grecia e altri firmatari dell'accordo sul debito di Londra del 1953, concessero al cancelliere Konrad Adenauer un haircut del 50% su tutto il debito Tedesco, del valore del 70% sulle scadenze lunghe. E una moratoria di cinque anni sul pagamento degli interessi.

Lo scopo dichiarato era quello di dare ossigeno a sufficienza alla Germania per ricostruire la sua economia, e di contribuire a far da baluardo contro l'espansionismo Sovietico. Questo condono del debito causò mal di pancia agli Inglesi – che allora erano in gravi difficoltà finanziarie, costretti essi stessi ad andare col cappello in mano a Washington per ottenere prestiti. I Greci hanno dovuto rinunciare ad alcune riparazioni di guerra.

Allora l'arte della politica prevalse. I Ministri delle finanze di allora decisero di trascurare le origini morali di tale debito, e il moral hazard di "premiare" un paese che aveva turbato così l'ordine Europeo.

Il miracolo economico ridusse il peso dei debiti Tedeschi a livelli modesti nel giro di un decennio. La Germania è emersa come una democrazia vitale e un pilastro del sistema di sicurezza occidentale.

La Grecia ha meno rilevanza strategica, e deve rispettare condizioni più severe.

L'UE vuole in teoria riportare il debito pubblico della Grecia al 120% del PIL nel 2020 - al limite estremo di sostenibilità - dopo otto anni di stringere la cinghia e di depressione, se tutto andasse alla perfezione.

Dal momento che nulla è andato secondo i piani da quando diciotto mesi fa la politica di austerity in Europa ha cominciato a somministrare la sua terapia shock, anche questa promessa sembra vana.

Secondo il piano originale della Troika l'economia Greca avrebbe dovuto contrarsi del 3% nel 2011. Nella realtà si è ridotta del 6%, e sta entrando in quella che, nei timori del FMI, potrebbe diventare "una spirale depressiva di austerità fiscale, crollo dei redditi disponibili, e sfiducia."

Nel mese di gennaio la produzione manifatturiera è scesa del 15.5%. La massa monetaria M3 è precipitata a un tasso del 15.9%. Nel mese di novembre la disoccupazione è balzata al 20.9%, in aumento rispetto al 18.2% del mese precedente, ed è già al di sopra dello scenario peggiore ipotizato dalla Troika.

Dall'estate sono fallite circa 60,000 piccole imprese e imprese familiari, ragione principale per cui nel mese di gennaio il gettito IVA è sceso del 18.7%. La violenza della crisi sta travolgendo gli effetti dell'austerità fiscale. Così tanta fatica di Sisifo per così poco guadagno.
Si potrebbe sostenere che la Grecia è stata riluttante ad adempiere alle richieste della UE-FMI - anche se il FMI nel suo ultimo rapporto ha fatto attenzione a non fare delle affermazioni così dure, ma ha fatto anche delle lodi.
Ma, come dice il professor Vanis Varoufakis dell' Università di Atene: "Se avessimo avuto una migliore attuazione delle misure, sarebbe stato peggio: l'economia sarebbe in coma, e il rapporto debito-PIL sarebbe ancora più esplosivo".

Quindi sì, come nel 1919 la Germania accettò con una pistola alla tempia le condizioni di pace cartaginesi, la Grecia ha firmato - per dirla con Keynes – "un'accettazione insincera di condizioni impossibili", sperando che col tempo il buon senso avrebbe prevalso.

Secondo l'ultimo accordo la Grecia deve tagliare 150.000 posti di lavoro nel settore pubblico per il 2015, e deve inasprire la politica fiscale di un altro 1.5% del PIL, oltre la stretta già in corso.

"Ci sono altri 50.000 negozi e piccole imprese che si prevede crolleranno nei prossimi sei mesi", ha detto il prof Varoufakis.

Il fine settimana il Premier Lucas Papademos ha fatto appello all'unità nazionale. "Siamo a un soffio dal ground zero. Un default disordinato avvierebbe il paese in un'avventura disastrosa. I livelli di vita crollerebbero e saremmo portati prima o poi a uscire dall'euro".

Beh, può essere, ma anche rimanere nell'EMU è un'avventura disastrosa, e il tenore di vita certamente crollerà, che è il motivo per cui ultimamente non fa alcuna differenza se il parlamento Greco approverà o no l'ultimo accordo (scrivo prima di conoscere l'esito della votazione di domenica).

La politica non può avere il controllo del consenso democratico nel tempo. Il partito PASOK, un tempo dominante, nei sondaggi è crollato all'8%. Il sostegno si sta spostando verso l'estrema sinistra e l'estrema destra, proprio come nella Germania di Weimar sotto la deflazione di Bruning.

Il prossimo Parlamento Greco sarà pieno zeppo di sputafuoco "anti-memorandum", e qualsiasi tentativo da parte delle élite Greche di evitare che si svolgano elezioni, trasformerà le proteste di piazza in una rivoluzione.
Come segnale di quello che verrà, la Federazione della Polizia Ellenica ha chiesto l'arresto dei funzionari della troika sul suolo Greco per attacchi alla "democrazia e sovranità nazionale".

E' chiaro che il ministro delle Finanze Tedesco, Wolfgang Schäuble, vuole espellere la Grecia dalll'euro, calcolando che la zona euro è ora abbastanza forte da resistere contagio, e che il `Draghi bazooka' della Banca centrale Europea per i prestatori ha eliminato il rischio di un collasso finanziario.

"Non possiamo continuare a buttare miliardi in un pozzo senza fondo", ha detto venerdì.

Poco prima è stato catturato dalla telecamera mentre raccontava al suo collega Portoghese che Lisbona può aspettarsi condizioni più morbide sul suo pacchetto di salvataggio, ma solo una volta che l'Europa avrà affrontato la questione Greca abbastanza duramente da soddisfare l'opinione pubblica Tedesca.

Ogni slittamento sulla Grecia sarà colto come un pretesto per impedire i prestiti UE.

Si può sicuramente sostenere che la Grecia non ha alcuna speranza di recuperare la sostenibilità entro l'unione monetaria, e di conseguenza dovrebbe tornare alla Dracma.

Benché l'Irlanda abbia portato a termine una "svalutazione interna" all'interno dell'UEM deflazionando i salari, il paese ha un'economia aperta agli scambi commerciali, e un surplus delle partite correnti: la Grecia ha un deficit del 9.4% del PIL, dopo quattro anni di crisi. Secondo i dati del FMI il "tasso di cambio di equilibrio reale" della Grecia è sopravvalutato del 33%.

Ma non è questo l'argomento presentato dal sig Schäuble. Come sommo sacerdote della "falsa credenza dello stato come una famiglia" - la falsa identificazione della macroeconomia con il bilancio di una “Casalinga Sveva” - egli pensa che la Grecia è in difficoltà perché spende troppo, non perché è intrappolata in una deflazione da debito con una valuta sopravvalutata.
Da lì si passa alla successiva falsa credenza secondo cui il Portogallo, la Spagna e l'Italia tireranno avanti fintanto che tagliano, tagliano, e tagliano di nuovo.
Se il Portogallo crolla in una spirale più o meno come Grecia, man mano che l'austerità fa sentire i suoi morsi, una volta sul serio - e comincia a mancare tutti gli obiettivi - è probabile che il signor Schäuble vedrà il Portogallo con lo stesso furore, perché è così che vede il mondo.

Ogni errore è attribuito alla mancanza di fibra morale, non ai difetti di progettazione della moneta che egli stesso ha contribuito a creare, e a rifilare al popolo Tedesco contro la sua volontà.
La convinzione che un crollo dell'euro per l'uscita della Greci - o "Grexit" nel gergo del mercato - possa essere contenuto da firewall e da una maggiore austerità fiscale parte dal presupposto che la Grecia è un caso speciale, un paese umiliato dalla sua stessa turpitudine.

Se pensate, come me, che la Grecia ha effettivamente commesso una serie di peccati, ma è anche la prima delle vittime di un folle esperimento ideologico che ha incatenato insieme economie con differenti tassi di crescita, sistemi di contrattazione salariale, modelli di produttività, sensibilità ai tassi di interesse e tendenze inflazionistiche - senza trasferimenti fiscali o sufficiente mobilità della manodopera per attenuarne gli effetti - e che questo disastro è stato aggravato dalla compressione dei salari della Germania (beggar-thy-EMU-neighbour?), e aggravata ulteriormente dalla forte contrazione monetaria e fiscale nel momento sbagliato negli stati più a rischio, allora vi aspetterete che la crisi si trascinerà, qualsiasi cosa accada in Grecia.

Il finale di partita della UEM è straziante per la Grecia, ma è anche terribile per la Germania. Berlino ha accumulato debiti rovinosi senza risolvere nulla, e sta sperperando quasi sessant'anni di diligente governo.

Chiedendo un commissariamento della Grecia, ed ora un conto vincolato per impossessarsi alla fonte delle entrate Greche, il governo Merkel-Schäuble ha oltrepassato una linea diplomatica e brutalizzato la politica dell'Unione Europea. "Memorandum Macht Frei", (parafrasi di Arbeit Macht Frei, il lavoro rende liberi, messaggio all'ingresso dei campi di concentramento nazisti, ndt) come ha sbattuto in prima pagina un giornale Greco.
Konrad Adenauer avrebbe mai fatto un simile errore?

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