EAGLE'S NEST
di Eugenio Benetazzo
Quante volte vi siete sentiti dire in banca o dal vostro promotore che dovete investire anche nei paesi emergenti. Pochi investitori hanno un portafoglio ponderato alle opportunità che può offrire questa asset class, in prima battuta perchè con questo termine si tende spesso a generalizzare il significato di “emergente” ed in secondo luogo perchè la maggior parte dei prodotti che investono nei cosiddetti paesi emergenti in realtà puntano a nazioni ed aree che sono ormai emerse già da tempo. Vediamo di approfondire meglio l'argomento per capire il tutto: con il termine “emergente” si è soliti indicare una nazione caratterizzata da un processo di crescita e industrializzazione. La definizione è già di suo molto generica e non consente più di tanto di agire a livello operativo. Per fare questo ci hanno pensato alcune grandi banche che hanno inventato svariati acronimi per identificare meglio alcuni paesi.
Ad esempio Jim O'Neil, presidente di Goldman Sachs Asset Management, nel 2000 ha coniato il famosissimo BRIC, acronimo di Brasile, Russia, India e Cina, considerando questi paesi come quelli che sarebbero cresciuti maggiormente nei successivi dieci anni. Oggi parlare di emergenti riferendosi ai BRIC è sostanzialmente errato in quanto questi paesi ormai sono diventati grandi locomotive dell'economia del pianeta e stanno togliendo anno dopo anno quote di mercato alle economie sviluppate. Nel 2010 il Centro Studi della banca spagnola BBVA (Banco Bilbao Vizcaya Argentaria) ha lanciato il nuovo acronimo EAGLEs NEST (in inglese il nido dell'aquila) dove EAGLEs significa “Emerging and Growth-Leading Economies” ovvero un gruppo di paesi emergenti che nei prossimi anni contribuiranno tutti assieme alla crescita dell'economia mondiale in misura maggiore dei paesi del G6 (Canada, Francia, Germania, Giappone, Italia, Regno Unito).
Fanno parte degli EAGLEs: China, India, Brasile, Messico, Indonesia, Russia, Corea del Sud, Turchia e Taiwan. A fianco a questo gruppo di paesi è stato individuato ancheuna watch list di nazioni denominati “il nido” (nest in inglese) che vedranno accrescere mediamente con un tasso superiore a quello del G6 il loro PIL (non quindi in senso quantitativo ma solo in percentuale). Il NEST non è un gruppo prestabilito di nazioni ma può cambiare di composizione alla fine di ogni anno a seconda dellemutate condizioni macroeconomiche di alcuni paesi. Al momento il NEST è composto da: Argentina, Bangladesh, Cile, Colombia, Egitto, Malesia, Nigeria, Pakistan, Perù, Filippine, Polonia, Thailandia, Sudafrica, Ucraina e Vietnam. Secondo ilBBVA, i paesi del NEST rappresentano simbolicamente le uova di un nido che si trasformeranno nei prossimi anni in nuove aquile. Recentemente HSBC ha proposto iCIVETS (Colombia, Indonesia, Vietnam, Egitto, Turchia, Sudafrica) individuando sei nazioni con elevato potenziale di crescita nei prossimi dieci anni soprattutto per le condizioni demografiche e sociali che li contraddistinguono: popolazione molto giovane, basso indebitamento, investimenti infrastrutturali in ascesa.
Da come avete potuto leggere in via sintetica, vi sono più definizioni e gruppi di paesi emergenti, tuttavia accomunati da motori di crescita similari. Investire nei paesi emergenti pertanto presuppone una meticolosa attività di fund selection per individuare i fondi comuni di investimento il cui team di gestione possa vantare la migliore expertise ed anche il migliore track record. Per ovvie ragioni l'investimento in fondi specializzati in aree emergenti presuppone un orizzonte di investimento di largo respiro (minimo tre anni), il mio consiglio, qualora decidiate di investire anche nei paesi emergenti, è rivolto alla scelta di gestori e investment house che abbiano una capacità ed inclinazione nel differenziarsi dalla media di settore per storico delle performance, una allocazione geografica specifica e infine una dimensione delle aziende in cui si è deciso di investire idonea a individuare determinati driver di crescita macroeconomica attesi per il futuro.
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