sabato 6 ottobre 2012

Trattati da sudditi da Re Giorgio

Noi, sudditi di Re Giorgio

Le esternazioni di re giorgio

 di Paolo Becchi

 Sembra, purtroppo, non esserci fine ai colpi di mano di “Re Giorgio”. Sembra che in occasione della sua ultima visita in Spagna, il Presidente della Repubblica, nel ribadire la propria difesa delle istituzioni dell’Unione Europea e della necessità della moneta unica, abbia aggiunto: «ed è stato un bene aver messo a tacere le voci che irresponsabilmente ne profetizzavano la fatale implosione» (riporto il virgolettato da Il Sole 24 Ore, 31-10-2012, p.7).

 “Re Giorgio” si compiace che siano stati “messi a tacere” quanti hanno avvertito il pericolo, per il nostro Paese, di una politica allineata alle direttive europee, di una politica fondata sul regime monetario dell’Euro.
Si compiace, come un sovrano d’altri tempi, della repressione della libertà di manifestazione del pensiero garantita dall’art. 21 di quella Costituzione di cui lui dovrebbe essere il “garante”, il “custode”. Repressione, certo, perché questo “aver messo a tacere” non significa altro che avere bloccato ogni possibilità di una discussione politica, aver allineato la stampa italiana alla linea del governo, aver tacciato di “populismo” tutti gli italiani contrari alla politica dell’attuale governo del Paese. Secondo “Re Giorgio”, siamo degli “irresponsabili”. Ed hanno fatto bene a non farci parlare, a farci tacere. Insomma: dell’art. 21, il Presidente non ha molto rispetto, se esso, nel suo nucleo essenziale, garantisce proprio il diritto di esprimere il proprio dissenso contro l’autorità, contro il potere politico.

 Aggiungo, per prevenire una facile obiezione, che il Capo dello Stato non è libero di avvalersi a sua volta dell’art. 21 per dire quello che vuole. Il suo potere di esternazione, infatti, è la proiezione delle sue funzioni, non è “libero nel fine”, ma strumentale ad assicurare al Presidente i suoi compiti istituzionali. L’esternazione del proprio pensiero non è un “diritto della persona che ricopre la carica di Presidente della Repubblica, ma una facoltà dell’organo” (G. Rolla; A. Pace). In altri termini: è a noi cittadini che la Costituzione garantisce il diritto a manifestare liberamente il nostro pensiero, e non al Capo dello Stato.

 “Re Giorgio” dovrebbe avere un po’ più di rispetto per il dissenso e per le opinioni degli italiani. I quali, tuttavia, sono ormai trattati da sudditi.

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