domenica 19 agosto 2012

Alberto Bagnai si dissocia dalla "Sinistra Bancaria"


Due anniversari

http://goofynomics.blogspot.it/2012/08/due-anniversari.html

Esattamente un anno e una settimana fa, l’8 agosto 2011, inviavo alla redazione di sbilanciamoci, per pubblicazione sul sito di sbilanciamoci, un articolo intitolato “L’Europa e l’euro”. Si trattava dell’articolo che poi sarebbe stato pubblicato sul Manifesto on line, cosa della quale non ero stato minimamente informato, e che mi avrebbe magari fatto piacere sapere, perché se sbilanciamoci lo leggevano dieci persone, il Manifesto lo leggevano in venti, e in un paese nel quale la Natura è particolarmente matrigna magari avrei cercato di essere più chiaro.

Il giorno successivo la redazione mi inviava un cortese cenno di riscontro:

caro alberto
grazie per il tuo articolo
lo pubblichiamo volentieri, procediamo con un inserimento al giorno fino a ferragosto. c'è solo un dettaglio, la tua frase qui sotto ci sembra inutilmente "scortese" verso la Rossanda
Irreversibile?
Ma tutto questo Rossanda non lo sa. Sa che la svalutazione non sarebbe risolutiva, e che le procedure di uscita non sono previste, quindi... Quindi cosa? Veramente Rossanda è così ingenua da non vedere che la mancanza di procedure di uscita è solo un espediente retorico ....
Ti proporremmo di sostituirla cosi (o come vuoi tu)
Irreversibile?
Si dice che la svalutazione non sarebbe risolutiva, e che le procedure di uscita non sono previste, quindi... Quindi cosa? Chi è così ingenuo da non vedere che la mancanza di procedure di uscita è solo un espediente retorico ....
mi fai sapere se sei d'accordo?
un caro saluto

al quale io altrettanto cortesemente rispondevo:

a una lettura a freddo me ne ero accorto anch'io e sono pienamente d'accordo con te. Non voglio mancare di rispetto. Vorrei dirti buone vacanze, ma data la situazione: buon lavoro!

Dopo di che, passa un giorno, passa un altro, e l’articolo non usciva. L’11 agosto arriva una lettera che mi rassicura:

per evitare uscite nel mezzo di ferragosto con pochi lettori sbil e il manif interrompono per qualche giorno le uscite dei contributi i vostri testi usciranno dopo il 20 agosto

Nel frattempo, però, uscivano altri fondamentali contributi, che un anno dopo nessuno ricorda. Ne approfittavo per chiedere alla redazione una modifica. Il titolo “L’Europa e l’euro” mi sembrava da un lato molto ambizioso, e dall’altro poco focalizzato sul problema che intendevo sollevare, quello dell’intrinseca ademocraticità dell’euro. Un problema che, credo lo noterete, nel dibattito italiano comincia ad essere timidamente affrontato solo ora, e che personalmente mi ero permesso di sollevare un anno prima, nel 2010, scrivendo sempre per sbilanciamoci un articolo che si concludeva con questa domanda:

La teoria delle zone monetarie ottimali implica che l’euro è stato una vittoria politica di chi desiderava che in Europa gli aggiustamenti macroeconomici si scaricassero integralmente sul mercato del lavoro (traducendosi in “lacrime e sangue”). Vi sembra una vittoria della sinistra?
Un’analisi seria delle vie di uscita parte anche dalla risposta a questa domanda.

Se ci fate caso, è esattissimamente quello che due anni dopo è diventato palese a tutti, grazie a un articolo del Guardian, che ha impressionato tanto alcuni economisti poco familiari con la teoria delle aree valutarie ottimali (ma molto familiari con grano, tela, ferro e porci di sraffiana memoria), ai quali evidentemente è stato necessario il gossip di Greg Palast per capire quale fosse lo scopo del gioco (per inciso: ringrazio leprechaun che mi ha segnalato per primo l’articolo. Credo gli sia ora chiaro perché non ho tenuto immediato conto della sua segnalazione). Eppure bastava conoscere la teoria delle aree valutarie ottimali studiandosela su un buon manuale, e conoscere la semplice aritmetica del 2+2=4. Ma si sa: un conto è se una cosa è scritta sul Guardian due anni dopo: allora se ne deve parlare. Un conto se la dico io due anni prima: allora se ne può tacere. Il che la dice lunga su degli economisti che mentre ritengono di dover prendere in considerazione certi argomenti (“m’ha detto Mundell che ce l’ha con gli operai italiani perché non ha potuto mettere la tazza del cesso dove voleva lui e quindi ha propugnato l’euro per vendicarsi...”) d’altra parte preferiscono, nella misura del possibile, evitare di rispondere a una precisa domanda, questa: perché una torma di Fognatori, di mediatori da 30 denari, di politicanti marci e decotti della pseudosinistra di destra, di arrivisti o di imbecilli, di traditori dei propri ideali e del proprio paese, ha fatto propria, dichiarandola di sinistra, una scelta di politica economica a causa della quale, come perfino il giornale dei padroni ammette (ma il giornale dei servi ancora non ammette), per un paese in crisi “Non ci sono alternative: o si svaluta la moneta (ma nell'euro non si può più) o si svaluta il salario”?

Svalutare il salario è di sinistra?

Una domanda alla quale allora nessuno rispose, perché era e resta una domanda imbarazzante, e perché io ero, ma non sono restato, un personaggio di scarso rilievo nel panorama degli intellettuali della sinistra italiana (quella di destra dello sbilifesto, e quella di sinistra). No, aspettate, sono ingiusto: una risposta ci fu, quella di un collega, al quale fui molto grato e che reputo tuttora molto interessante per capire quale problema stiamo affrontando. Andatela a leggere...

Quello che a me faceva, e fa, veramente paura, era il paternalismo insito nel processo decisionale: le parole di Aristide, chi non le ricorda le può rileggere, sono autentiche (il nome no, ovviamente) ed eloquenti:

“caro Alberto, i costi dell’euro, come dici, sono noti, tutti i manuali li illustrano. Li vedevano anche i nostri politici, ma non potevano spiegarli ai loro elettori: se questi avessero potuto confrontare costi e benefici non avrebbero mai accettato l’euro. Tenendo gli elettori all’oscuro abbiamo potuto agire, mettendoli in una impasse dalla quale non potranno uscire che decidendo di fare la cosa giusta, cioè di andare avanti verso la totale unione, fiscale e politica, dell’Europa.” Insomma: “il popolo non sa quale sia il suo interesse: per fortuna a sinistra lo sappiamo e lo faremo contro la sua volontà”. Ovvero: so che non sai nuotare e che se ti getto in piscina affogherai, a meno che tu non “decida liberamente” di fare la cosa giusta: imparare a nuotare. Decisione che prenderai dopo un leale dibattito, basato sul fatto che ti arrivo alle spalle e ti spingo in acqua. Bella democrazia in un intellettuale di sinistra!

Per questo motivo il 14 agosto scrissi alla redazione:

posso chiederti una cortesia? Preferirei che il pezzo si intitolasse "La democrazia della piscina". Così si capisce meglio dove voglio andare a parare. Ti ringrazio per l'attenzione.

e la risposta fu un piccolo capolavoro di umorismo involontario:

caro alberto
i titoli li fa di solito la redazione, con l'obiettivo di far capire meglio il contenuto degli articoli
cosi abbiamo fatto
Se vuoi evitare di sbilanciarti cosi sulla fine dell'euro facci sapere, puoi ancora modificare il testo ma "La democrazia della piscina" non ci sembra efficace

cui replicai con un ovvio:

veramente sbilanciamoci mi sembrava il posto adatto per sbilanciarmi. Fate voi.

Non sapevo ancora che al mio pezzo era stato attribuito un titolo molto scaltro, da autentici professionisti della disinformazione: “L’uscita dall’euro prossima ventura”. Un titolo che mi infastidì oltremodo, per due motivi. Il primo, ovvio, che il “prossima ventura” echeggiava, voleva echeggiare, “Il medioevo prossimo venturo” di Roberto Vacca, veicolando così subliminalmente un messaggio di sconclusionato catastrofismo da un lato, e di “euro o barbarie” dall’altro. Ma io non sono un catastrofista, sono un economista che sa l’economia, quella che serve in queste circostanze (con buona pace del ferro e soprattutto dei porci, che sono utilissimi in molte altre circostanze). E poi, fuori dall’euro c’è meno barbarie di quanta ce ne sia dentro, come tutti vedono. Questa operazione squallidamente sleale, tra l’altro, fuorviava il lettore, perché io non intendevo dire che dall’euro si sarebbe dovuti uscire: dicevo che ne saremmo inevitabilmente usciti (e i fatti mi daranno ragione) per lo stesso motivo per il quale è giocoforza che un cadavere venga a galla (e allenandomi sul Tevere qualcuno ne ho visto, come la povera Samantha, vittima anche lei di un sogno... ma non credo fosse un sogno europeo).L’uscita era ed è un banale fatto tecnico. Se ti butti dalla finestra, ti schianti al suolo: dov’è l’originalità, la materia per una discussione? Qualcuno crede nella pillola antigravità di Archimede Pitagorico? Be’, forse sì, considerando che c’è ancora chi crede nel “più Europa”... Se ti butti da ponte Milvio, riaffiori a ponte Matteotti: dopo quanto tempo e in che condizioni dipende da tanti parametri, dalla temperatura dell’acqua, dalla velocità della corrente, dal contenuto del tuo stomaco, ecc. Una previsione certa non si può dare, ma che tu riaffiori è certo (e i pompieri coi loro raffi ti tirano sulla banchina, e ti coprono con un lenzuolo).

Il vero problema, in questi due casi, come nel caso dell’euro, è: perché ti sei buttato?

A me premeva soprattutto far riflettere le persone sul perché non ci saremmo dovuti mai entrare. Perché solo se la gente capirà bene questo ci libereremo degli imbecilli e dei Giuda e potremo pensare a un’Italia più civile e democratica.

Il mio orecchio musicale avvertiva una nota stonata, ma decisi di lasciar perdere. Nel frattempo, come al solito, come ovunque, il mio articolo era il più letto e commentato: 51 commenti, dovuti al fatto che io dicevo cose e non parole (“neoliberismo selvaggio, deriva neocapitalistica...” e via luogocomuneggiando), e anche al fatto che a differenza di tanti improvvisati maitres à penser mi "abbassavo" a rispondere ai miei lettori. Eh sì, perché certe volte mi chiedo: ma cosa avranno mai da fare certi miei colleghi, così restii a stabilire un dialogo con i lettori? Lo considerano una diminutio, una perdita di tempo. Evidentemente. Eppure io quante cose imparo da voi (e anche loro, lo so, da voi imparano molto: dedichiamo loro questa esternalità positiva)...

Poi, però, il dibattito sullo sbilifesto prese una strana piega. Già il suo articolo di apertura, quello nel quale la Rossanda, facendo finta di porre delle domande, in realtà dava delle risposte, quelle che aveva dentro di sé, e che erano tutte sbagliate, mi aveva causato una lieve torsione. Come sempre, facit indignatio, ed era proprio sull’onda di quella torsione che avevo scritto il mio pezzo, per mettere le cose in chiaro. Ma il peggio non è mai morto. Seguì un’intervista a Giuliano Amato (Giuliano Amato!), così stomachevole, per il tono da allegri compagnoni di merende, che perfino i compassati lettori della sinistra per bene e decotta reagirono con commenti da stadio, del resto pienissimamente condivisibili (“Ma ancora dobbiamo sentire questi squallidi personaggi che hanno contribuito a rovinare l'Italia? Una sfilza di cazzate dette da uno per cui le bugie sono come l'aria che respira e che senza vergogna ancora rivendica il furto fatto ai C/C degli italiani. E la Rossanda che gli fa da zerbino! Vergogna!”). Poi quella a un certo Gallino (non so chi sia, non è su ideas, non è su Econlit, e io non seguo il pollaio della politica italiana) che faceva il più squallido terrorismo mediatico sull’ipotesi di uscita, con argomento chenemmeno il Bersy (del resto, una faccia una razza).

Alla fine uscì l’ammissione tardiva e ormai inutile (perché era chiaro come stavano le cose): il dibattito non era aperto, era stato pilotato in senso pro-euro. Parola di Norma Rangeri. E quello che mi fece veramente incazzare di questa ammissione non era tanto il fatto di essere stato strumentalizzato: il mio commento era l’unico motivatamente e apertamente critico verso l’euro, ed era quindi, come dire, la foglia di fico che serviva per dare al dibattito parvenza di apertura e di equilibrio. L’equilibrio, certo, c’era ugualmente, perché è vero sì che io ero il solo pienamente critico verso l’euro (senza se, senza ma, e con molti argomenti), ma è anche vero che il mio articolo era il più letto e commentato. Però, come dire, dopo aver letto le parole della direttora mi sentivo un po’ sporco. Ma quello che veramente mi faceva imbestialire era la stolida ingenuità di una simile ammissione. Ma come? Noi siamo la sinistra, dovremmo essere aperti e critici, dovremmo avere voce e ascolto, e invece censuriamo le voci che non ci fanno comodo (Badiale), orientiamo i dibattiti su tesi preconcette e riconosciute false dall’operaio come dal premio Nobel, e lo diciamo pure! Lo diciamo! Ma come si fa! Capisco censurare, ma dirlo...

Così, mi scappò, il 16 ottobre, un commento un po’ risentito, che postai sotto il mio articolo, e con il quale li mandavo pulitamente a fare in culo:

Le cose semplici non si capiscono perché non le si vuole capire. E allora ci pensa la storia a farle capire. Noi vorremmo che questa volta non succedesse, ma succederà perché è sempre successo, e perché... lo vedi tu perché: la prima signorina di buona famiglia e buoni salotti pensa di poter montare sulle spalle a Keynes, Dornbusch, Feldstein, Krugman, Stieglitz, ecc., e nessuno se ne preoccupa! Brava, Rangeri, complimenti! Aspettiamo la tua terapia miracolosa per il cancro, la tua formula per la fusione a freddo, e la tua soluzione per l'impasse politica della sinistra. Anzi, quella l'abbiamo capita: farla diventare di destra!
Grazie per averci aperto gli occhi!
Cari amici e cari nemici, non mi interessa più confrontarmi in una sede simile. Per fortuna posso accedere ad altre sedi, e per fortuna ho anche altri interessi. Mi interessava lasciare una testimonianza, e l'ho fatto. Ma ora basta così. Le mie tesi ora voglio difenderle nelle sedi scientifiche. Questa esperienza mi ha aperto gli occhi, mi ha fatto capire molte cose di chi avevo intorno, ne ho tratto le conseguenze, è stata utile, e ora si chiude.

Voce dal sen fuggita... Mi cancellai subito dalla mailing list, la cosa non mi interessava (vedo con stupore che continua ad interessare qualcuno di voi).

Rincarai il 7 novembre con un commento a un intervento di Mario Pianta che in qualche modo si poneva il vero problema, quello del deficit di democrazia (e di questo gli va dato atto).

Caro Mario,
sì, sono d'accordo con te: il problema è proprio il deficit di democrazia. E il primo deficit, come ho cercato di evidenziare nel mio intervento su "La rotta d'Europa", è stato proprio quello di fornire (e continuare a fornire) agli elettori notizie distorte sui costi dell'entrata nell'euro, e anche dell'uscita dall'euro. Basta vedere quante idiozie si continuano a dire in Italia sull'Argentina!
A proposito: non a tutti è sfuggito che una certa Rangeri sul Manifesto ha scritto di aver promosso questo dibattito per "smascherare la follia del ritorno alle monete nazionali". Quello che non sembra follia a Krugman (per dirne uno), sembra follia a questa altra giovane collega... ooops, forse non è un'economista... ma allora chi è? E perché confessa con tanta ingenuità di aver organizzato un dibattito distorto in favore di una tesi (sbagliata, aggiungo io e dimostreranno i fatti)?
Anche questa (non) è democrazia. O sbaglio?

Seguì risposta risentita della redazione:

Norma Rangeri è stata la direttrice del manifesto fino a qualche settimana fa. Il fatto che non sia un'economista non rende simpatici i toni sprezzanti che usi, pur nel linguaggio libero e sciolto dei post sul web. Come hai visto, su sbilinfo non filtriamo i commenti e pubblichiamo (quasi) tutto, ma da un collaboratore ci aspetteremmo... collaborazione

che Marco Basilisco commentò con un sapido e lapidario: “a questi bisognerebbe spiegare che chi collabora con gente che non collabora con lui non è un collaboratore, ma un collaborazionista”. Io replicai con questa lettera il 9 novembre (forse la ricordano Marco Basilisco e Marino Badiale, che la ricevettero fra gli altri):

posso aver sbagliato e quindi mi scuso. Se lo ritieni fuori luogo, elimina pure il commento (se non lo hai già fatto). Se ritieni che non sussistano più le condizioni per una collaborazione, elimina pure gli articoli.
Fatta questa sincera e doverosa ammenda, dato che, anche se non si vede, mi ritengo una persona umile e aperta al dialogo, ti chiedo dialogo. Ti sarò grato sia se me lo darai, sia se non me lo darai, perché in entrambi i casi mi aiuterai a capire.
In questo episodio spiacevole si confrontano due punti di vista. Credo tu possa capire che da economista trovo inaccettabile che si liquidino come folli Krugman, Stiglitz, Thirlwall, ecc. E io naturalmente posso capire che a te, da giornalista, dia fastidio che io faccia notare a una tua collega che non sa di cosa sta parlando.
Ma l'affermazione di Rangeri, secondo me, dovrebbe dare molto più fastidio a voi che a me. Rossanda aveva posto il dibattito in termini (apparentemente) aperti. Venire liquidati come quelli che gestiscono dibattiti "a tesi" dovrebbe allora infastidirvi, intanto perché se anche fosse vero ammetterlo sarebbe una grossa ingenuità, e poi perché la tesi, purtroppo... è sbagliata, e ormai lo vedono quasi tutti. Io vorrei tanto avere torto, sto cercando persone che me lo dimostrino, ma da luglio, quando ho scritto quel dannato articolo, ad oggi, vedo solo accadere a scadenze puntuali tutto quello che avevo previsto, compreso il tentativo di sorpasso "a sinistra" da parte delle destre, che si interrogano ora (loro) su quanto l'euro sia democratico, e compreso l'ormai spudorato dichiararsi dell'imperialismo tedesco. Lo so bene che l'uscita dall'euro non sarà una passeggiata e sono terrorizzato per me e per la mia famiglia. Ma la storia insegna che gli agganci a ancore nominali troppo forti falliscono. Sempre. E poi si riparte. Vogliamo gestirla noi, questa ripartenza, o vogliamo che Berlusconi si affacci a palazzo Venezia (ce l'ha dirimpetto) e gridi "euro merda", facendo l'80% di maggioranza?
So che continui a non essere d'accordo, non voglio convincere nessuno, volevo solo lasciare una testimonianza e l'ho fatto. Credo che sia evidente quanto questa testimonianza ha contribuito a dare visibilità al sito e ne sono contento per voi e per me. Ti lascio con due domande.
COLLABORATORE?
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Inizialmente mi avete segnalato riunioni di redazione e altre iniziative. Da quando è uscito l'articolo contro l'euro (che, tra l'altro, non sapevo sarebbe uscito sul Manifesto), black out. Il 3 ottobre mi è giunta una circolare nella quale chiedevate agli autori degli interventi sul forum di far sapere se intendevano rivedere i loro interventi prima della pubblicazione in un ebook. Il giorno stesso ho risposto di sì e vi ho chiesto una piccola modifica. Non ho avuto alcuna ulteriore comunicazione. Collaboratore?
COLLABORATORE A COSA?
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Ma ammettiamo che io sia un collaboratore. A cosa? Sono rimasto profondamente indignato delle parole della Rangeri, perché io non voglio collaborare a un tentativo di disinformazione. Io vorrei collaborare con l'"area" sbilanciamoci, che identifico con una sinistra meno di destra dei bersanioti. Vorrei, perché credo ancora nella virtù della moderazione (so che non si vede) e sono quindi scettico verso certe proposte "troppo" alla sinistra dei bersanioti. In questa collaborazione non mi preoccupa affermare la mia verità (che poi è quella di Krugman, ecc.). Quella, temo, si affermerà da sola. Mi interessa il dialogo, il dibattito. Ma un dibattito equilibrato, non orientato, e basato sui dati.
Vi prego, aprite gli occhi. Non vi fate sorpassare a sinistra da Feltri! Non prendetevi questa responsabilità. La sinistra ha bisogno di voi, la sinistra ha bisogno di sinistra. In tutto il resto del mondo si vede chiaramente quello che sta succedendo. Voxeu.org afferma chiaramente che il non aver previsto vie di uscita dall'euro è un colossale errore. Il dibattito sulle exit strategies è il prossimo dibattito. Io stesso sto organizzando incontri scientifici sul tema, e trovo ascolto e interesse ovunque, tranne che dove vorrei trovarne, cioè presso la redazione di sbilanciamoci.
Ma con i lettori la situazione è diversa, lo vedete, no? E questo non vi dice niente? All'amarezza di non riuscire a farmi capire da voi fanno riscontro decine e decine di attestazioni di stima quotidiane dagli ambienti più impensati.
E allora: vogliamo collaborare? Lo chiedo a voi. Io ho tanti modi (e poca voglia) di dire quello che penso. Mi inorgoglisce vedere che trovo ascolto, ma so che è merito delle mie letture più che mio. So anche che non posso fermare il vento con le mani, o per lo meno non da solo. Non vi chiedo di pensarla come me. Chiedo solo un dialogo più equilibrato. O per lo meno di non vantarsi di aver organizzato un dialogo squilibrato! Non c'è nulla di cui vantarsi. Siamo a una svolta della storia, una svolta probabilmente violenta e autoritaria. E in queste circostanze la storia chiede il conto a chi ha distorto i fatti. E tra l'altro chi se ne è vantato, a una mia verifica, mi risulta sia già stato sconfitto dalla storia, come mi risulta, anche, che ormai molti siano infastiditi dall'aggettivo "comunista" del quale si fregia il quotidiano che ha diretto (perché lo ritengono usurpato). E le vendite crollano. Scusate, ma anche questi sono dati. Non dicono niente?
Se queste mie parole vi sembrano insincere o semplicemente fastidiose, allora prendete pure in considerazione, come dicevo all'inizio, l'idea di ritirare i miei contributi. "bagnai euro uscita" dà 40 pagine di link su Google. Voce dal sen fuggita più richiamar non vale. L'articolo è stato tradotto perfino in greco! E io la visibilità nemmeno la volevo, forse chi mi conosce lo sa. Ma deve proprio finire così? Perché?
Rimango in attesa del dialogo o del non-dialogo.
Alberto

Ovviamente fu non dialogo. Del resto, come avrebbe detto il barone di Charlus, j'avais vu tout de suite qu'ils n'avaient pas l'habitude... Pensavano di essere qualcosa, ed erano il niente.

Continuo quindi a non capire e a disapprovare i colleghi che per la soddisfazione sterile di esser letti da quattro gatti legittimano, con la loro dignità scientifica, come io ho fatto per errore e vergognandomene, lo sbilifesto, la cui squallida ipocrisia ha raggiunto ormai apici inarrivabili, che ci spingono a chiedere in prestito ad Angela Merkel la nota stampante(quella che stampa sui rotoloni Regina). Cosa altro fare, se non nettarsi le terga, con un appello contro il furto di informazioni firmato da uno dei terroristi del “l’uscita sarebbe una catastrofe”! Certo che ci vuole una faccia... da rotolone Regina, appunto.

Con questo credo di aver risposto anche a un lettore che qualche tempo fa mi ha scritto sulla mia email privata per chiedermi come mai a sinistra non esiste un forum come lavoce.info. Non è chiaro? Adesso lo spiego meglio. Qualche settimana fa ho ricevuto questa lettera (ma non mi ero cancellato dalla mailing list? Neanche quello sanno gestire?)

Cari amici di sbilinfo,
siamo nel pieno di una crisi che interroga nel profondo la scienza economica. Peccato che quest'ultima, però, non mostri  alcuna intenzione di farsi interrogare né mettere in discussione! Ma noi di sbilanciamoci.info ci proviamo, è per questo che, quattro anni fa, abbiamo messo su un sito di informazione economica. Proviamo adesso a fare con voi, collaboratori e autori di sbilanciamoci.info, un breve bilancio.
Le 157.077 visite a “sbilinfo” nel 2010 sono divenute 215.224 nel 2011, con una media mensile di 17.935 visitatori diversi. La crescita del numero di lettori/utenti dimostra che sbilanciamoci.info è un utile strumento di informazione e di approfondimento per chi è interessato all’analisi critica del sistema economico e all'elaborazione di idee sulle possibili alternative.
(omissis)
Dunque vi chiediamo di entrare in un gruppo di supporto. Un gruppo di “amici di sbilinfo”, che sostengono l'attività del sito versando una quota annuale di 100 euro. Il nostro obiettivo è arrivare a un gruppo di “100 x 100” (cento persone che versano cento euro ciascuna) entro il 31 luglio. Questo risultato ci consentirebbe di pianificare l'attività del sito almeno per un anno, con la garanzia di poter pagare alcune spese minime: la cura del sito da parte del webmaster, il lavoro del desk redazionale, la stampa di materiale in occasione di eventi pubblici.

Caspita! 200000 visite in un anno! Io ne faccio 300000 in un mese. Vedi, forse conveniva essere un po’ meno ristretti, un po’ meno orientati, dai, diciamola tutta: anche un po’ meno gelosi (come certe prime donne che passano da una gaffe all'altra perché sentono insidiato il loro futile primato), dire un  po’ di più la verità, ora che non è più possibile nasconderla, e magari qualcosa si combinava, no? Ma quello che non l’ha voluto non sono certo io. Carta canta e villan dorme, cari compagni... (nel senso di compagni di merende di Amato, che avete capito! Mica volevo offendervi, supponendovi una fede marxista...).

E tu, caro lettore, capisci ora perché non può esserci un lavoce.info di sinistra? Perché manca qualità. Perché lavoce.info di “destra” ha lo spessore scientifico per pubblicare contributi che siano anche critici riguardo al mainstream: esempio, il mio intervento critico sulle conseguenze che l’estrema liberalizzazione dei movimenti di capitale aveva avuto per l’Irlanda (e come al solito, anche lì seguì ampio dibattito). Questo a sinistra non può succedere per un motivo molto semplice: la sinistra ha mentito e ora non sa come gestire le conseguenze della sua spregevole menzogna. Una menzogna talmente enorme, che nemmeno i volenterosi colleghi che più o meno in buona fede e con maggiori o minori competenze stanno cercando di tirarla fuori dal guano riusciranno nell’intento. Ricordiamo sempre questo: uscire dall’euro per tenerci il Fognatore, la ‘zdora, lo sbilifestume vario, significa fare il lavoro meno che a metà. Questa gente deve dire che ha sbagliato, e poi deve scomparire con dignità. Oppure, se preferisce, può scomparire come ha mentito: senza dignità. L’importante è che scompaia, perché questo paese ora deve essere di chi lo capisce, lo ama, e vuole servirlo.

E questo è solo l’inizio. Sono in montagna, e i sassolini bisogna toglierseli dalle scarpe. E poi, sapete, la mattina... 

Torno al libro, ci sarà tempo per un'altra scarica di napalm (mi dispiace per Torny e per Basilisco, ma la morale della favola la sapete: so che vi fa pena, ma qui bene amat bene castigat).


E l’altro anniversario? Il solito, me lo dimentico ogni anno. Per favore, l’anno prossimo mi mettete un post voi il 9 agosto? Se lo fate, poi vi spiego perché ho tendenza a rimuovere il giorno più bello della mia vita, quello della mia prima liberazione. Il secondo... be’, so che sta arrivando, ma quando non lo so. Altrimenti comprerei titoli greci...

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