sabato 14 aprile 2012

BANCHE E SIGNORAGGIO

BANCHE E SIGNORAGGIO Inviato Venerdì, 13 aprile @ 17:54:17 CEST dell'anno: 2012 da redazione Cultura
Detto tema è complesso, intrigato ed intrigante, ma in questo contesto storico, politico, economico è arrivato, per tutti, il momento di affrontarlo con un minimo di approccio e conoscenza.


Pochi comprenderanno questo sistema, coloro che lo comprenderanno saranno occupati nello sfruttarlo, il pubblico forse non capirà mai che il sistema è contrario ai suoi interessi”.
Rothschild.

Su questo tema ed argomentazioni connesse si sta sviluppando ampio dibattito,in ambienti politici ed economici,teso a lumeggiare aspetti e contenuti quasi sempre sconosciuti ai più.
Pur non essendo economisti facciamo un tentativo per dare una spiegazione razionale alle cause sulla crisi che sta attraversando l'Occidente, ed in particolare, molte nazioni europee.
Le banche indebitano gli Stati senza dare nulla se non pezzi di carta stampati. E i popoli si impoveriscono per pagare il debito pubblico che in realtà è una truffa. Vediamo perché.

Niccolò Machiavelli affermava che “due sono le prerogative inalienabili del Principe: battere moneta e disporre del monopolio della forza armata”. Gli Stati che attualmente fanno parte dell'Unione Europea non dispongono né dell'una né dell'altra, poiché il “battere moneta” è stato delegato alle banche private, cosiddette “di emissione”; mentre “l'utilizzo del monopolio della forza armata” è stato delegato alla NATO, che l'ha delegato agli USA, che l'hanno delegato alla Finanza Internazionale.

L'euro (come anche il dollaro) è una moneta a “corso forzoso”; vediamo cosa significa.

In passato allorquando vigeva la convertibilità del biglietto di banca (banconota) in oro, l'istituto bancario di emissione assumeva l'obbligazione di convertire la carta moneta nel metallo prezioso che ne costituiva la garanzia (base aurea). Il cittadino possessore di una banconota era quindi potenzialmente proprietario di un quantitativo di oro equivalente al valore nominale della stessa. Egli poteva pertanto presentarsi ad uno sportello qualsiasi della Banca d'Italia, versare le banconote contenenti la “promessa di pagamento”, e pretendere di essere “pagato a vista”. Alcuni decenni or sono la convertibilità fu abolita, applicando il corso forzoso della moneta cartacea, la cui accettazione fu -ed è attualmente-imposta dalla legge.

In questo modo, l'Istituto di Emissione mette in circolazione banconote che sono, non solo prive di alcuna copertura (neanche parziale) o garanzia, ma anche strutturate come “false cambiali” (plausibili solo in un regime di convertibilità) che, da un lato, offrono una parvenza di legalità alla loro iscrizione nel passivo dell'azienda-banca (giustificabile solo in caso di eventuale copertura) dell'altro costituiscono un “debito esigibile”, come affermano le stesse autorità monetarie, inventando una fattispecie giuridica di cui facilmente si può misurare l'assurdità.

A parte, infatti, che l'inesigibilità non può che riguardare il credito ( perché è questo che, caso mai, non può essere esatto), con la formula del “debitore inesigibile” si fa decidere allo stesso debitore di non pagare il debito. Una cosa è dire che “il credito” è inesigibile perchè il debitore non può pagare, altra cosa è invece dire che esso è inesigibile perchè il debitore (la Banca Centrale) per legge ha la garanzia di non dover pagare. Ma non è finita. La moneta a corso forzoso resta sempre di proprietà della Banca di emissione, che la stampa e poi la presta ad interesse ai cittadini, i quali dovrebbero esserne al contrario i legittimi proprietari.

Le Banche di emissione (BCE, Banca d'Italia, etc.) sono delle S.p.A., quindi delle società private che, per stampare una banconota (sia essa da 5, da 10, da 20, da 50, da 100, da 200 o da 500 euro), sostengono la modica spesa di 30 centesimi cadauna, per la carta filigranata, l'inchiostro, la manodopera e la distribuzione; tuttavia, le banconote vengono prestate allo Stato al loro valore nominale (cioè quello riportato sulle stesse), peraltro gravato da interesse in ragione del vigente tasso di sconto (3% annuo).

Per essere più chiari: una banconota da 100 euro, che costa alla banca centrale 0,30 euro, viene prestata allo Stato come se fosse una merce che vale 100 euro; per essa lo Stato, dopo un anno di utilizzo, deve restituire la somma di 103 euro. E' evidente che, decurtati i 30 centesimi suddetti, la banca intasca 102,70 euro netti, senza peraltro pagarvi le tasse!!! Questo meccanismo perverso prende il nome di signoraggio e concretizza il lucro che si genera nel creare moneta; siamo difronte ad una colossale truffa monetaria e psicologica alla quale tutti noi siamo soggetti .

La massa di denaro che ritorna alla Banca di emissione costituisce l'utile netto realizzato dalla S.p.A, dal quale vengono attinti i cc.dd. “dividenti” intascati poi dagli azionisti della stessa ( in prevalenza banche (Intesa, San Paolo,Capitalia,Unicredit,Carige,BNL,Monte P.S. Premafin), e compagnie assicurative-(Generali,Fondiaria,Ras). Ma se questo meccanismo aveva la sua naturale e logica motivazione allorquando vigeva la “convertibilità in oro della carta-moneta”, nell'attuale regime di “corso forzoso” esso non può più trovare una qualsivoglia giustificazione.

Al contrario esso si traduce in un indebito arricchimento dell'istituto di emissione che, dal nulla, crea un'immensa ricchezza per i propri azionisti, cagionando nel contempo un gravissimo “danno ingiusto” allo Stato e quindi alla collettività nazionale tutta.

La moneta, invece, per la sua natura e per la sua funzione , deve appartenere di diritto a chi lavora, produce e contribuisce in qualsiasi modo al benessere collettivo. Ma il risultato paradossale di questo raggiro fraudolento è quello per cui più si produce nuova ricchezza, più il corpo sociale si impoverisce, indebitandosi sempre di più. A questo ingiusto indebitamento con la banca di emissione va, poi, ad aggiungersi la c.d. “spesa pubblica”, che ogni anno accresce ulteriormente il debito pubblico.

Ben si comprende ora come lo Stato, che ogni anno deve adeguare la quantità di moneta in circolazione, necessaria per lo scambio di beni e servizi, si indebita con la banca centrale che stampa il denaro, emettendo titoli di debito (BOT, BTP, CCT, ecc. ) per un pari importo e sui quali deve pagare anche gli interessi legali. Questa è una truffa perché, se la moneta deve essere solo la rappresentazione “cartacea” dei beni e servizi, ovvero della ricchezza prodotta in un territorio, la sua funzione dovrebbe essere praticamente “neutra” e non gravata da un debito a cui si devono aggiungere per di più degli esosi interessi, dannosissimi per l'economia nazionale.

Questi interessi, peraltro, con il tempo erodono il capitale, ragione per la quale lo Stato è costretto a richiedere nuovi prestiti con altri interessi. N'è conseguita, negli anni, la formazione di un immenso ed inestinguibile debito: basti pensare solo agli interessi annui da corrispondere alla banca di emissione per “tutta la carta-moneta” prestataci e circolante nel nostro Paese.

Il risultato di tutto ciò sono le tasse sempre crescenti, che lo Stato deve imporre per coprire debiti inesistenti e sperperi pubblici, mentre i servizi essenziali e gli investimenti per la ricerca, la scuola, le infrastrutture etc. sono ridotti o addirittura inesistenti per mancanza di fondi. Ma il popolo, frattanto, ha sudato per guadagnare quel denaro, rendendo così, attraverso il suo duro lavoro, preziose quelle banconote che devono essere restituite, con i previsti interessi, alla banca “creditrice”.

La moneta, da strumento neutro con la sola funzione di misurare la ricchezza prodotta e di agevolare gli scambi tra le persone, diventa uno strumento di dominazione da parte dei poteri forti. La sua carenza artificiale, prodotta dal debito ingiusto e inesistente a cui è legata, induce chi la usa ad esprimere le peggiori qualità dell'essere umano. Sentimenti come rabbia, impotenza, tristezza, paura del futuro sono la norma e la maggior parte dei nostri pensieri sono rivolti a come fare per pagare conti, debiti personali, tasse, multe, imposte dirette od indirette, addizionali comunali, regionali, accise, mutui.

Se poi consideriamo che nessuno mette in circolazione il denaro necessario per pagare gli interessi, ci rendiamo conto della diabolicità del sistema: i cittadini, oltre ad indebitarsi per quello che producono, non riusciranno mai a ritornare in attivo, semplicemente perché non esiste materialmente in circolazione la quantità di carta-moneta necessaria per saldare completamente il debito.

Il debito pubblico è , quindi, una colossale truffa perpetrata ai danni dei cittadini, in quanto si comprende bene che nessuna finanziaria e nessuna manovra di nessun governo, politico o tecnico che sia, potrebbe correggerne l'origine illegale, per una ragione molto semplice: lo Stato ha ceduto la propria sovranità monetaria ai privati e noi cittadini siamo costretti ad utilizzare una moneta avvelenata dal debito. Questo sistema, già in vigore con la vecchia Lira, con l'avvento dell'Euro si è fortificato perché la sovranità monetaria è passata da un Ente Nazionale ( seppur privato come la Banca d'Italia) ad uno sovranazionale: la Banca Centrale Europea, peraltro svincolata da ogni controllo. Questa, secondo la medesima “filosofia” monetaria utilizzata in passato dalle Banche nazionali di emissione, confluite a loro volta nel neo organismo, provvede ora ad emettere le banconote-euro, addebitandole ai popoli dell'Unione Europea.

Ma c'è di più. I principi e le regole previsti dal Trattato di Maastricht sono nettamente in contrasto con quelli che ispirano la vigente Costituzione della Repubblica italiana. Infatti, il sistema monetario legato all'euro, violando palesemente gli articoli 1-41-42 e 43 della nostra carta Costituzionale, ha svuotato l'assetto economico-sociale italiano all'insaputa del popolo sovrano (il quale lo dovrebbe essere anche per la moneta) e, pertanto, in modo chiaramente antidemocratico. Soprattutto la “sovranità” che, ai sensi dell'art.1,primo capoverso, «appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione» è stata indebitamente sottratta al suo legittimo titolare e ceduta a coloro (i banchieri) verso i quali quest'ultimo è divenuto debitore eterno.

La problematica in questione è stata anche oggetto di interrogazioni parlamentari, che purtroppo, fino ad oggi, non hanno ricevuto risposte esaustive. Se invece la moneta non costituisse debito ma appartenesse alla collettività che produce ricchezza, non esisterebbe il debito pubblico e dal bilancio statale sparirebbero i 75/80 miliardi di euro in media pagati ogni anno per gli interessi sull'artificioso debito. Facendo i conti, sarebbero in totale 1900 miliardi di euro più una cifra annua di 70 mld di interessi e circa 90 mld di nuovo indebitamento. In pratica non si pagherebbero più tasse per un bel po', ovvero verrebbero applicate, sul reddito imponibile dei contribuenti, aliquote leggere e finalmente rispettose del lavoro dei cittadini, della proprietà e della iniziativa privata. Verrebbe in tal modo agevolata la ricchezza di ognuno e, di conseguenza, quella generale. Con una moneta di proprietà del popolo la banca di emissione funzionerebbe solo come “tipografia” operando gli adempimenti necessari a mettere a disposizione dei cittadini la loro moneta. Chi dà valore alla moneta, infatti, siamo noi: e quindi abbiamo diritto di pretendere che la moneta sia dichiarata di proprietà dei popoli.

Alla luce di quanto evidenziato, appare inoltre chiaro che nessuna riforma di carattere economico-sociale potrà avere successo, se lo Stato non si riapproprierà preliminarmente della Sovranità Monetaria e che da questo colossale inganno discende l'attuale situazione di “crisi" in cui versano tutti gli Stati aderenti all'Unione Europea e in particolar modo l'Italia, la Grecia, la Spagna, il Portogallo e l'Irlanda. Sicché, l'Europa rischia di precipitare nella dimensione dei popoli del Terzo Mondo: che sono tali perché gravati da un debito non dovuto, che è pari a tutto il denaro in circolazione e che quindi realizza una subordinazione di schiavitù “usurocratica”, che domina il sistema geo-politico mondiale.

Democrazia vuol dire sovranità popolare ed al popolo deve essere riconosciuta la sovranità monetaria e quella politica. Da ciò deriva l'urgenza di avviare un serio dibattito politico-economico-culturale se convenga mantenere ancora in piedi questo sistema, oppure uscire dall'euro, dal momento che, rebus sic stantibus, qualsivoglia provvedimento governativo o manovra economica sarà assolutamente inutile fronte ad un debito che, così truffaldinamente concepito e generato, è inestinguibile ma soprattutto dannoso, poiché in tal modo sta impoverendo il nostro Paese.

La soluzione a questa crisi, artigianalmente provocata a tavolino, risiede quindi nella Sovranità Monetaria di cui tutti gli stati dell'Euro-zona devono riappropriarsi, stampando in proprio, senza dover pagare interessi a chicchessia-la carta moneta: non più banconote ma biglietti di Stato emessi dal Ministero del Tesoro, ed non più ai cittadini i quali, in tal modo, ne sarebbero i legittimi proprietari e non più ingiustificatamente i debitori. In parole povere, basterebbe che lo Stato,finalmente Sovrano, emettesse moneta senza debito( come fa per le monete metalliche), perchè non c'è più ragione che a far ciò sia un'entità privata avente, peraltro, il monopolio su tale emissione.

Nel mondo esistono alcune Nazioni come Giappone, Argentina, e soprattutto la Cina, la quale stampa direttamente il denaro che le serve e non lo chiede in prestito a nessuna banca privata! E purtroppo pochi sono anche i soliti noti pronti a denunciare queste cose,in primo luogo il compianto prof.Giacinto Auriti, Massaro, Tarquini, Longo, Sterlicchio, Golia, Pantano, ed ultimamente Giulietto Chiesa e Magdi Cristiano Allam, come pure significative e più visibili sono state le prese di posizione di Beppe Grillo e finanche di Roberto Benigni.

In sintesi la Banca d'Italia e la BCE stampano le banconote, che sono pezzi di carta, -pochi centesimi di spesa, e lo Stato, che siamo tutti noi, emette altri-pezzi di carta- chiamati ”titolo di debito pubblico” per venderli all'asta con lo scopo di reperire liquidità sul mercato, cioè scambiare i debiti con altri pezzi di carta denominate banconote, che come prima detto, vengono emesse dalle banche centrali al solo costo tipografico.

Qual'è la differenza tra i due pezzi di carta? I titoli rappresentano il nostro reale lavoro e tutte le nostre proprietà,mentre le banconote,essendo solo carta e non avendo nessun controvalore, costano a chi le stampa, cioè ai banchieri centrali (quasi tutti privati come gli azionisti della Banca d'Italia), pochi centesimi. Ci ritroviamo in una situazione assurda:quella di essere espropriati del valore monetario ed indebitati senza contropartita.

Se non cambiano le regole del gioco, nessun ministro dell'economia o governo,che sia di sinistra o di destra, o “suggerito” dai poteri forti,potrà fare qualcosa per noi.

Avverrà questo? Non lo so. Ma intanto già importante è conoscere certe realtà.


Avv. Giovanni Morelli

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