martedì 21 agosto 2012

Collusione e Lottizzazione al Meeting di kRimini


Mariuoli e Monti

Ho appena ascoltato Mario Monti nel suo discorso di inaugurazione al meeting diComunione e Liberazione. Ha esordito tra gli applausi dicendosi onorato di partecipare alla kermesse romagnola di KRimini. Sai che invidia succedere al Giorgio Napolitano di un anno fa! Quand’era in procinto di origliare a Nicola MaRcino i piani per inferferire sui giudici di Palermo che indagano sulla trattativa Stato-Mafia. Argomento taciuto da questo palco, in onore della folta platea cattolica tutta povertà-castità-obbedienza. In prima fila, Sua Falsità Roberto Formigoni, governatore fuorilegge al quarto mandato con firme farlocche, oltre che indagato per corruzione internazionale. Accanto, il trombato in Europa Rocco Buttiglione, il devoto al puttaniere-pederasta di Arcore Maurizio Lupi, l’ex consulente a nero del truffatore della sanità Poggi Longostrevi Giancarlo Abelli, il re delle bonifiche Giuseppe Grossi in Gariboldi (ex galeotta per una milionata nascosta in paradiso fiscale), l’ex assessore lombardo imputato per bancarotta e corruzione Massimo Ponzoni, oltre all’intercettato in “Why not” per presunta truffa di fondi europei in Calabria Antonio Saladino.
Tra gli illustri assenti degli amici di Collusione e Lottizzazione, Pierangelo Daccò e Antonio Simone, entrambi in galera per l’inchiesta dei fondi milionari alla fondazione Maugeri spariti in paradiso fiscale. Latitante pure l’ex sindaco di Buccinasco Loris Cereda, samaritano delle bustarelle sotto processo. Presenti – in extremis – dopo aver scontato 4 mesi per false dichiarazioni al pm nell’inchiesta Oil for food, Alberto Villa e Alberto Perego. Quest’ultimo memores domini, convivente del sempre sgargiante Roberto Formigoni: tentacolo, propagine, metastasi, nonché emanazione di Comunione e Fatturazione in regione Lombardia, grazie alla fittissima ragnatela di capiclan e mariuoli clericali, che con sfrontata e peccaminosa ipocrisia fanno i froci col culo di don Giussani. Predicano povertà cosparsi di milioni in cash, lussuosi yacht e appalti d’oro nella santità, pardon, nella sanità. Per tutti loro, Silvio Berlusconi è un perseguitato politico. Sono una grande Famiglia, come l’assessorato regionale di cui è titolare Boscagli, cognato dell’Onniprepotente Formigoni.
E’ in questa Gomorra da estrema Unzione e Sodomizzazione a metà tra il gelatinoso e la Cosa bianca, che il presidente del Consiglio Monti dispensa il valore del “merito”. Poco male se l’uditorio è una folla di tesserati a Coercizione e Spartizione che da anni “monta” e spolpa la diligenza lombarda degli appalti grazie a un esercito di palazzinari accecati dagli appetiti affaristici (per nulla evangelici) che, per dirla alla Ferruccio Pinotti, autore de “La lobby di Dio”, compongono un «sistema massonico-mafioso che occupa militarmente tutti i posti di potere». E’ in questo baccanale da sacrestia che eleva “Andreotti un’icona” dove Monti elogia e interpreta il motto ciellino “l’imprevidibiltà dell’istante“. E’ qui che l’ex rettore della Bocconi cerca di sorprendere gli astanti con l’aureola a forma di manette, chiedendosi “ma siamo sicuri di essere veramente in crisi?” Peccato non sia giunta dall’aldilà la risposta del 54enne immolatosi davanti a Montecitorio, morto per le ustioni proprio in questo pomeriggio post-ferragostano. Un suo grido avrebbe senz’altro acceso la torcia della coscienza tra quella platea di viziose pecorelle pascolanti nei prati della Compagnia delle Opere e di Propaganda Fide. Eppure Monti ha una visione: l”avvicinarsi dell’uscita dalla crisi“. Mistica? E’ un mistero, come quel “miracolo dei partiti – soprattutto tre – che dopo aver speso anni” a fingere di combattersi, si ritrovano responsabili del disastro economico-sociale e, dunque “partecipano alle decisioni rinviate per decenni”. Insomma, un tracollo tutt’altro che “imprevedibile” e tutt’altro che da un istante. Il tracollo dell’Italia tra le braccia dei tecnici, maniaci dell’euro che causa “Recessione e Deflazione“, diviene oggetto di un’euro-preghiera da parte di Monti, che dal pulpito Kriminese di “Corruzione e prescrizione“, pontifica l’omelia funebre sulla moneta unica “valore morale che si credeva di Paesi disciplinati“, che ora fa i conti con lo spettro della “disgregazione che porterebbe all’insorgenza di pregiudizi tra Nord e Sud.” Come a dire che i finlandesi e i tedeschi erano sempre stati teneri coi greci.
Ecco, dunque, il jolly dal cilindro di Monti per l’Italia: il “Soft power” tanto per non farsi capire. Panacea da “lmprevedibile istante” in un’Italia apprezzata per “l’azione contro l’evasione fiscale che fa acquisire fiducia dei cittadini verso lo Stato”. Perciò Monti suggerisce ai dirigenti Rai di “non usare la parola furbo” per gil evasori. Detto dal palco di Sponsorizzazione e Legalizzazione è come parlare di corda in casa dell’impiccato. Soprattutto ora che sappiamo quanto ha speso la Regione Lombardia in 12 anni per questo meeting: 2 milioni di euro alla bella media di quasi 200 mila euro l’anno sottoforma di “Azioni di comunicazione interna ed esterna”. Alla faccia della povertà. La magistratura sta indagando su questo fiume di denaro da un’istituzione pubblica verso una setta di affaristi che ha monopolizzato gli appalti pubblici negli ospedali e non solo. Se Monti è così onorato, il prossimo anno, per prudenza, scelga di parlare a uno dei rotary di Dell’Utri. Lui sì, che è pur sempre un Uomo d’onore.

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