Fondazioni Bancarie
Legislatura 16 Atto di Sindacato Ispettivo n° 4-06976
Atto n. 4-06976
Atto n. 4-06976
Pubblicato il 29 febbraio 2012
Seduta n. 682
Seduta n. 682
LANNUTTI – Al Ministro dell’economia e delle finanze. -
Premesso che:
un articolo de “Il Sole 24Ore” del 26 febbraio 2012 scrive: «La sacrosanta rabbia popolare contro i costi della politica ha finora risparmiato le fondazioni di origine bancaria. Per la maggior parte dei cittadini, le fondazioni sono enti benefici che sovvenzionano iniziative utili, non un esempio dello sperpero dei nostri politici. Qui sta la perversa genialità di questa istituzione: dopo aver sottratto soldi ai cittadini (i legittimi proprietari delle vecchie casse di risparmio pubbliche), le fondazioni ora si presentano come i loro benefattori.
Ma oltre che l’inganno, c’è la beffa. Anche quando distribuiscono in modo efficiente ed equanime i soldi sottratti ai contribuenti, le fondazioni danneggiano la società civile. Innanzitutto distruggono valore con una gestione clientelare ed inefficiente. I principi della buona gestione vogliono che un patrimonio sia ben diversificato. Così indica anche la legge. Ma per questioni di potere le fondazioni hanno concentrato il loro patrimonio nelle banche locali. Questa gestione ha portato alla perdita di più di 4 miliardi di euro nella sola fondazione Montepaschi, minacciandone la sopravvivenza. E nessuno ne viene considerato responsabile. Ma un responsabile c’è: i ministri del Tesoro che si sono susseguiti in questi anni; a loro spetta per legge la responsabilità di vigilare sulle fondazioni. Il secondo danno è sull’efficienza del sistema bancario, di cui riducono la contendibilità e l’accountability del management. Il risultato è sotto gli occhi di tutti. Furono le fondazioni a licenziare Alessandro Profumo di Unicredit in un vero e proprio colpo di mano cui si oppose solo la rappresentante dei fondi. Furono le fondazioni, a loro volta nominate dai politici locali, a decidere il nuovo amministratore delegato di Banca Intesa. E’ il consiglio della fondazione Monte Paschi (nominato dal sindaco di Siena, dalla Provincia, dall’Università, dalla Curia e dalla Regione) che ha scelto l’amministratore delegato di Monte Paschi. Ed è direttamente al sindaco di Siena (un politico di professione da sempre) che i giornali hanno chiesto recentemente se un certo fondo di private equity fosse l’acquirente “adatto” per il 15% di Monte Paschi venduto dalla Fondazione. Purtroppo gli effetti deleteri delle fondazioni sulle banche sono forse il male minore. Esse sono una causa fondamentale di quell’intreccio perverso fra economia e politica, di quella cultura dell’incompetenza e del clientelismo, che imperversano nel nostro paese. Con un patrimonio complessivo di quasi 50 miliardi di euro, e quote sostanziali in quasi tutte le maggiori banche, le fondazioni bancarie sono una fonte inesauribile di potere per i politici in carica, e il refugium peccatorum di ex politici bocciati dagli elettori, di professionisti e notabili locali, e di amici degli amici. I loro consigli sono designati in gran parte dalle maggioranze del momento di comuni, provincie, e regioni, e in parte dalla cosiddetta “società civile”, cioè da camere di commercio, università, e persino vescovi; molti vengono addirittura cooptati dal consiglio in carica. Nessuno deve rendere conto a nessuno, eccetto che ai politici se si vuole essere rinnovati. Le fondazioni sono tanto più pericolose perché sono pervase di buone intenzioni e ammantate di una patina di rispettabilità. Nell’immaginario collettivo esse finanziano progetti meritori nel campo della cultura e del volontariato, e beneficiano la società civile. Ma il prezzo da pagare è altissimo, una rete fittissima di clientelismo a monte e a valle delle fondazioni, per ingraziarsi il potere politico, acquisire consenso, e distribuire prebende. E così da anni la Compagnia San Paolo di Torino, azionista di maggioranza relativa di Intesa Sanpaolo, è il teatro di una battaglia di tutti contro tutti in cui sindaci, ex sindaci, presidenti di provincie, di regione, di banche, di fondazioni, docenti universitari, e intere correnti di partito si lanciano accuse e messaggi in codice che ormai solo un esegeta può decifrare. Il governo Monti ha già dimostrato di non guardare in faccia a nessuno nel suo tentativo di modernizzare l’Italia. Con le fondazioni ha l’ opportunità di dare un altro segnale importante, per togliere l’humus di cui si alimenta il sottobosco della politica e del clientelismo. Siamo consapevoli che non sarà facile, soprattutto perché le fondazioni sono state preveggenti, e in un pasticcio legislativo hanno strappato nel 1992 lo status di enti di diritto privato, benché i loro patrimoni appartengano alla collettività. Le fondazioni hanno anche amici e protettori molto potenti nel mondo politico e finanziario. Ma vale la pena di tentare: anche se dovesse perdere la battaglia, il governo Monti ne guadagnerebbe ulteriormente in popolarità e autorevolezza»;
considerato che:
le fondazioni bancarie sono in totale 89 e dispongono di un patrimonio complessivo di oltre 50 miliardi di euro, oltre la metà in mano alle prime 5 (Cariplo, MPS, Compagnia di S. Paolo, Ente CR di Roma e Fondazione Cariverona), due terzi in mano alle prime 11; le altre otto sono Fondazione CR di Torino, Ente CR di Firenze, CR di Cuneo, Fondazione Banco di Sardegna, Fondazione CR di Genova e Imperia, Fondazione CR di Padova e Rovigo;
nel dicembre 2002 la quota impegnata nelle partecipazioni bancarie era del 33,7 per cento (14.062,9 milioni di euro), del 41 per cento nel 2001, mentre il resto era investito in titoli di Stato ed in società private scelte esclusivamente secondo il criterio della redditività;
da questo capitale le fondazioni ricavano ogni anno lauti guadagni, devoluti ad attività di utilità sociale: il settore maggiormente finanziato è quello artistico e culturale. È opinione diffusa che tale predilezione sia dovuta al fatto che le manifestazioni culturali siano un’ottima occasione per fare pubblicità alla propria banca. Questa la suddivisione dei comparti: artistico e culturale 29 per cento, istruzione 16,5 per cento, assistenza sociale 12,5 per cento, filantropia e volontariato 12 per cento, sanità e ricerca 10 per cento e 9 per cento. I soggetti privati hanno ricevuto il 57,4 per cento degli importi, i soggetti pubblici il 42,6 per cento;
in precedenti atti di sindacato ispettivo l’interrogante aveva segnalato gli inaccettabili privilegi fiscali delle fondazioni bancarie nonché l’esenzione delle stesse dal pagare le tasse in quanto beneficiano tutte dello status di no profit, persino sugli utili usurai che ricevono dal prestare il denaro ai cittadini (atti 4-05945 e 4-06474),
si chiede di sapere:
quali siano le valutazioni del Governo relativamente ai fatti esposti in premessa;
quali iniziative abbia assunto il Governo per vigilare sulla gestione delle fondazioni bancarie, considerato che queste hanno concentrato il proprio patrimonio nelle banche locali, invece di diversificarlo, provocando ingenti perdite;
quali iniziative intenda intraprendere al fine di riportare trasparenza ed efficienza nella gestione delle fondazioni bancarie, al di fuori di ogni forma clientelare e di prevaricazione politica;
quali misure urgenti intenda adottare per rendere più eque le normative fiscali per la generalità delle imprese e dei normali cittadini, evitando di discriminare i contribuenti privilegiati come le fondazioni bancarie e le stesse banche, alle quali tutto è consentito e reso lecito, rispetto ai contribuenti penalizzati, tassati, vessati e beffati da un fisco a giudizio dell’interrogante ostile e spesso asservito ai desideratadei potenti.
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