venerdì 2 marzo 2012
Protesta dei sindacati europei contro la Bce
Circa 530 miliardi di euro per fare ripartire l’economia ma quei soldi andranno a rafforzare il patrimonio degli istituti
La Bce finanzia di nuovo le banche europee
di: Filippo Ghira, Rinascita
La Banca centrale europea, fedele al suo ruolo storico di gendarme degli equilibri finanziari e di potere all’interno dell’Unione, ha tenuto ieri, con il consueto successo, la sua seconda asta di finanziamento a tre anni per 529,531 miliardi di euro. Circa 800 banche europee hanno utilizzato il meccanismo del “Long term refinancing operation”, una particolare forma di finanziamento al più che conveniente tasso di interesse dell’1%. La seconda asta dell’era Draghi è stata più che apprezzata dagli istituti di credito.
Alla precedente asta del 21 dicembre le richieste erano state pari a 489,191 miliardi di euro con la partecipazione di 523 banche.
Ufficialmente entrambe le operazioni sono state motivate e giustificate con la volontà di offrire liquidità alle banche e permettergli di concedere prestiti alle imprese che investendo potranno favorire la crescita e ai cittadini per ridare vigore alla domanda di beni e servizi. Un effetto che finora la prima tranche di prestiti non ha provocato perché l’impressione palpabile è che le banche abbiano utilizzato i soldi presi a prestito per ricapitalizzarsi ed essere quindi in grado di affrontare meglio il lungo periodo di recessione e di depressione economica che attende l’Europa. Non è un caso poi che, come successo nel 2009, diverse banche abbiano chiesto ai propri clienti, imprese e cittadini, di rientrare degli scoperti che erano stati loro gentilmente concessi. Una decisione particolarmente grave se solo si pensa che molte di tali banche si erano trovate in una seria situazione di difficoltà patrimoniale e finanziaria per avere investito ingenti risorse in titoli definiti “tossici” ma che fino a qualche mese prima erano stati acquistati con la certezza che avrebbero prodotto utili rilevanti. Tanto per non fare nomi titoli della poi fallita banca d’affari Usa Lehman Brothers.
I titoli offerti dalla Bce sono così più che convenienti se si pensa che i Btp triennali italiani fruttano il 3,6% e i Bonos spagnoli il 2,5%. Gli analisti finanziari hanno stimato che essendo passato il tetto dei 400 miliardi le banche ricominceranno a prestare soldi. Ma è lecito dubitarne visto che altre stime parlano di circa 2.500 miliardi di prestiti che saranno tagliati entro luglio del 2013 ed altri 4.500 miliardi tagliati nei 5 anni successivi. E’ quindi una speranza basata sul nulla che l’economia europea possa riprendersi e ripartire dopo una stretta creditizia del genere. Da parte loro le banche italiane avrebbero chiesto finanziamenti per circa 100 miliardi di euro. Banca Intesa-San Paolo ne ha chiesti 24. Sarà interessante vedere se tali soldi verranno utilizzati per concedere quei prestiti che soprattutto le imprese continuano ad invocare o se al contrario verranno utilizzati al fine di rafforzare gli equilibri di potere interni e a mantenere il ruolo di questo o quell’azionista.
Mario Draghi, presidente della Bce ed ex vicepresidente della Goldman Sachs per l’Europa, preferirebbe che le banche si rafforzassero e che non mettessero troppa liquidità in circolazione nel sistema economico e finanziario comunitario per evitare la ripartenza dell’inflazione. Si tratta di un appiattimento sulle posizioni tedesche che anche durante le gestione precedente della Bce, hanno visto fedeli esecutori nell’olandese Wim Duisenberg e nel francese Jean Claude Trichet. Una linea imposta alla Bce da Angela Merkel, lo stesso fece il suo predecessore il socialdemocratico Gehrard Schroeder. La Cancelliera, condizionata dalla storia tedesca e dalla mostruosa inflazione che caratterizzò il primo dopoguerra, si è mostrata determinata a sacrificare anche una possibile crescita ad un controllo ferreo delle dinamiche dell’aumento dei prezzi. Un approccio che è stato ribadito a più riprese dal membro tedesco del direttivo della Bce. A conferma che non sono soltanto i politici tedeschi a muoversi in tale ottica ma è tutto il sistema economico nazionale ad essere deciso nel perseguire sia il rigore interno sia quello verso i Paesi “cicale” dell’Unione che, come la Grecia, non riescono a tenere sotto controllo la spesa pubblica.
E se Draghi e gli altri membri del direttivo della Bce hanno aiutato le banche a risollevarsi, per i lavoratori europei l’ex dirigente di Goldman Sachs resta sempre colui che ha dichiarato che il modello di Stato sociale europeo è superato. Ieri una manifestazione di protesta dei sindacati europei contro la Bce e contro la Commissione europea si è svolta di fronte ai Palazzi della Ue a Bruxelles.
“Troppo è troppo”, è stato lo slogan scandito da centinaia di persone venute dai 27 Paesi membri dell’Unione. Il segretario generale del Ces, Bernardette Segol, ha affermato che tutte le misure di austerità imposte ai lavoratori europei non porteranno le soluzioni di cui c’è bisogno. L'Europa, ha continuato, deve agire per favorire l'occupazione e la giustizia sociale. Segol ha ricordato a Draghi che senza modello sociale europeo, non ci sarà l'Europa. Ci vuole quindi un unico contratto sociale per tutta l'Europa.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento