Traduzione dallo spagnolo per www.resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare
I popoli possono e devono usare tutte le forme di lotta
Come devono essere le rivoluzioni sociali del proletariato?
Marco Vinicio Dávila Juárez , membro dell'Ufficio Politico del PCM
20/02/2012
Viviamo nell'epoca dell'imperialismo, quindi, viviamo il tempo delle rivoluzioni proletarie. Questa affermazione non è avventata o dogmatica; è il prodotto dell'analisi scientifica - marxista - della realtà attuale. Le caratteristiche di quest'epoca possono essere riassunte nei seguenti punti: 1) la concentrazione della produzione e la formazione di monopoli; 2) la fusione del capitale bancario con il capitale industriale e la nascita come conseguenza, del capitale finanziario; 3) l'esportazione di capitali, al di sopra dell'esportazione delle merci; 4) la formazione di associazioni internazionali di capitali monopolisti; 5) la ripartizione totale del mondo tra le unioni monopoliste. Ciò significa che indipendentemente dal grado di sviluppo economico e sociale di qualsiasi paese del mondo, questi è inserito nella catena imperialista mondiale: ha monopoli di capitale nazionale in contemporanea con monopoli stranieri e fa parte, in una certa misura, di qualche unione imperialista che ne controlla l'area di influenza.
Quindi, come diceva Lenin, la nostra epoca è quella del capitalismo di transizione o meglio, del capitalismo agonizzante ed è il preludio delle rivoluzioni sociali del proletariato.
Ma come fare la rivoluzione sociale del proletariato? L'esperienza migliore costruita, con tutti i suoi errori, è senza nessun dubbio l'esperienza della Gran Rivoluzione Socialista di Ottobre, che orienta la rotta della classe operaia e dei popoli per la loro emancipazione, come la ricca esperienza dell'edificazione socialista nel XX secolo ci lascia lezioni essenziali: "per la classe operaia del mondo, per i partiti comunisti e operai, per l'insieme delle forze rivoluzionarie e antimperialiste".
Pertanto, l'unica alternativa alla dominazione capitalista esistente continua ad essere quella che contiene una classe operaia organizzata, una teoria rivoluzionaria - il marxismo-leninismo-, un partito classista, come la coscienza della classe operaia e un programma che miri al rovesciamento del capitalismo, la socializzazione dei mezzi di produzione concentrati, il potere operaio e la pianificazione centrale dell'economia.
I comunisti hanno chiaro che le forme che la lotta assume sono quelle che il nostro nemico di classe impone, per questo affermiamo che i popoli possono e devono utilizzare tutte le forme di lotta, perfino la lotta armata contro i loro oppressori.
Due espressioni di successo, che continuano ad unire i lavoratori e i settori emarginati della popolazione intorno al loro programma, di rivoluzioni tradizionali che perseguono la costruzione del socialismo-comunismo, sono la lotta dei lavoratori greci, organizzati nel PAME e diretti dal KKE e la lotta del popolo colombiano e delle FARC-EP ed il PCCC. Entrambe, tuttavia, combattono quotidianamente contro campagne mediatiche internazionali che tentano di screditare questi sforzi organizzativi in mille maniere differenti e che a volte catturano nei loro argomenti perfino altre forze anticapitaliste.
Non comprendere questo, squalificando con l'intellighenzia o l'accademia qualunque sforzo organizzato dei lavoratori in qualunque posto del mondo per trasformare la realtà socioeconomica, perché non si adatta agli schemi concepiti nei gabinetti o nelle aule, è unirsi al coro dei capitali monopolisti e delle unioni imperialiste per criminalizzare la lotta sociale e giustificare la persecuzione delle organizzazioni rivoluzionarie.
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