martedì 13 marzo 2012

Figli di un cialtrone minore

Gli Dei cialtroni
di Gianni Petrosillo - 12/03/2012
Fonte: Conflitti e strategie

monti-time276171Monti è sempre più popolare sulla stampa italiana e su quella mondiale che s’inventano impennate negli indici di gradimento della pubblica opinione, nonostante le scudisciate sferrate da costui alle terga dei connazionali. A meno di non essere del tutto pervertiti c’è da giurare che solo in pochi apprezzano le pratiche “slave” e sadomaso del professore borchiato sotto il cappotto d’ordinanza cattedratica.
Gentaglia da salotto insomma che non frequentando bar e bettole da volgo si arroga comunque il diritto di mettere in bocca alla plebe parole di giubilo per il Salvator cortese della Patria. Ma l’uomo della provvidenza parziale, il semidio dello spread, l’eroe dei mercati internazionali si guarda bene dal provocare l’ira degli dèi del Grande Capitale e della Finanza Internazionale contro i quali ogni tanto inveisce ma non agisce mentre è sempre pronto a scatenare fulmini e saette sui comuni mortali, sottoposti ad ogni tipo di persecuzione e vessazione. Nettare per gli dèi, lacrime e sangue per noi. Qualcuno si è preso la briga di fare due conti su questo primo periodo del governo soprannaturale composto da tecnici avviati alla carriera divina per una scorciatoia “trilaterale”. Così è emerso dal torbido clima di questa abominevole sobrietà che la spinta celeste dei suddetti figliastri di Pluvio, Olimpo ladro!, è assolutamente unidirezionale e preme soltanto sui settori sociali più svantaggiati. Che pertanto sacramentano e ne hanno ben donde, altro che sacrifici in onore delle divinità professorali! Per esempio, un articolo di Domenico Moro –con un taglio un po’ troppo ancestrale con ancora al centro il conflitto capitale/lavoro- sul sito Marx XXI (Marx che, ricordiamolo, nella sua epoca veniva spesso raffigurato dalla pubblicistica come un Prometeo al quale l’aquila imperiale andava a mangiare il fegato, punizione guadagnata per aver consegnato il fuoco teorico della rivoluzione al proletariato) riporta una serie di gravi iniquità nemmeno citate dai giornali:
“Monti, malgrado le promesse, ha lasciato intatta l’aliquota più alta dell’Irpef, cioè le imposte sui più ricchi, ed ha aumentato le imposte sui consumi, quelle che gravano principalmente sui redditi più bassi. L’Iva era già stata aumentata da Berlusconi di un punto, dal 20% al 21%. Ora, l’Iva (le aliquote del 10% e del 21%) verrà aumentata, nella seconda metà del 2012, di due punti percentuali e, nel 2014, di un ulteriore 0,5%. Inoltre, sono state aumentate le accise sui carburanti, quella della benzina a 704,20 euro per mille litri, quella del gasolio a 593,20 euro. Tali aumenti hanno provocato un aumento dei costi del trasporto e, a cascata, di molte merci. Possiamo immaginare quanto saranno pesanti gli effetti sull’inflazione, quando gli aumenti dell’Iva si sommeranno a quelli delle accise. Non è del tutto corretto dire che Monti non ha toccato l’Irpef. Ha toccato l’Irpef regionale (addizionale Irpef). Però, nell’Irpef regionale Monti ha aumentato l’aliquota di base, che grava sui più poveri. Questa è stata ritoccata dello 0,33%, portandola dallo 0,9% all’1,23%. Dal momento, però, che molte regioni avevano già introdotto delle maggiorazioni alla vecchia aliquota base, gli aumenti effettivi sono maggiori. Nel Lazio si passa dall’1,40% all’1,73%, lo stesso in Piemonte, Sicilia e Lombardia. In Campania e Calabria si raggiunge il record con il 2,03%. Inoltre,l’addizionale regionale è progressiva solo in cinque regioni. Da notare, che il provvedimento di aumento dell’Irpef è retroattivo, cioè riguarda il 2011”.
Si sarà comportato con tutte le furie del cielo dottorale anche con le grandi imprese? Nemmeno per il loden, ed infatti: le imposte sono state diminuite alle imprese di capitale. L’Ires è l’imposta pagata sul reddito delle società (imprese di capitale, enti pubblici e privati, trust), che fu ridotta dal governo Prodi dal 33% al 27,5% nel 2007. Monti ha introdotto una nuova deduzione dall’Ires. Le imprese potranno dedurre dall’Ires l’imposta sulle attività produttive pagata sul costo del lavoro (Irap). Una impresa con 200 dipendenti risparmierà fino a 75.171 euro su una Irap totale di 237.900 euro.”
E non è finita qui perché tra l’IMU (la tassa sugli immobili che costringerà chi non potrà versare l’ennesimo ed odioso balzello a vendersi la casa, come sostiene Nicola Porro su Il Giornale) e la riforma del mercato del lavoro orientata a decurtare le vecchie garanzie per sostituirle con la mera propaganda del mercato globale, è sicuro che gli ultimi della Penisola, a forza di sprofondare, finiranno dritti dritti nell’Ade. Le nubi intorno a Monti si fanno sempre più fitte, proprio come quelle intorno al Monte Olimpo, dove però un tempo campeggiavano degli dèi dai tratti umani e non dei cialtroni con la faccia da marionette della Trilaterale.

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