8 giugno 2012 - 14.48
La Moneta di Nantes
di Giorgio Chiesa
http://www.byoblu.com/post/2012/06/28/La-Moneta-di-Nantes.aspx
Il partito dei nostalgici della Lira inizia ad annoverare tra le sue fila illustri economisti che, visto il disastro congiunturale a cui è sottoposta l’Eurozona, si stanno ravvedendo sulla possibilità di tornare al vecchio conio.
Quelle che erano per lo più boutade (in alcuni casi spocchiose ed arroganti) stanno ora diventando le tesi più accreditate, le formule per uscire dalla crisi. Per questo, in un momento in cui è facile piangere le monete passate, Luca Fantacci - professore di scenari economici internazionali, studioso ed esperto di storia dell’economia all’Università Bocconi di Milano - ci ha illustrato il progetto della “Moneta di Nantes” (Francia), una possibile e “complementare” soluzione per sopperire all’Euro laddove è più manchevole: l’accesso al credito per le piccole e medie imprese.
“ Stando alle previsioni dovrebbe partire a settembre del 2013. Si tratta di un progetto che unisce due elementi: un sistema di credito locale ed un sistema monetario locale. Riguarda le imprese e consiste essenzialmente in una camera di compensazione, vale a dire una banca (che ha la peculiarità di non avere capitali depositati o riserve) dove le aziende hanno un conto corrente denominato in una moneta diversa dall’Euro, ma che mantiene con lo stesso un cambio 1/1 e con cui la conversione è possibile solo in una direzione, da Euro a moneta locale. E’ un meccanismo che serve alle imprese per pagarsi a vicenda e che riguarda principalmente le PMI che insistono sullo stesso territorio e sul medesimo sistema economico. Non stiamo parlando di esportazioni, anche se nulla vieta ad un’azienda esterna di entrare nel circuito in caso abbia interessi nella zona. Facendo una percentuale, possiamo immaginare che gli attori beneficianti della moneta locale siano soprattutto quelle piccole e medie imprese che sviluppano almeno il 30% del fatturato sul territorio ”.
Potrebbe parlarci più nel dettaglio della camera di compensazione?
“ E’ un sistema creditizio per aiutare le imprese a farsi credito a vicenda e che garantisce sempre la solvibilità della controparte. Ma non daremo l’occasione di partecipare al circuito di Nantes alle sole PMI. Per quest’ultime sarà possibile pagare i propri lavoratori con la moneta locale, magari quella parte dei salari che eccede il contratto nazionale e che riguarda la contrattazione di secondo livello. Dal punto di vista elettronico il tutto sarà gestito in maniera ordinaria, agli effetti contributivi e fiscali risulterà neutrale, il pagamento delle tasse e dei contributi verrà infatti calcolato sull’intero importo”.
Dunque qual è il reale vantaggio dell’adozione di una moneta locale?
“ Ottenere un credito dalla camera di compensazione costa meno rispetto ad una banca, si riducono gli oneri finanziari. La banca, infatti, per prestare soldi deve ottenerli a sua volta, una raccolta il cui costo è elevato. La camera di compensazione presta moneta facendo da intermediario fra le imprese debitrici e creditrici, annullando i costi e gli interessi sull’attivo. Il tasso d’interesse non solo sarà inferiore, ma sarà anche indipendente dalle condizioni aleatorie del mercato monetario. Infine, il credito ottenuto in moneta locale verrà speso localmente, facendo quindi circolare valore all’interno del territorio, incrementandone il volume di attività economica”.
Alle spalle della camera di compensazione c’è quindi una banca?
“ L’ente gestore è un soggetto che deve essere autorizzato alla gestione di un sistema di pagamenti. Nel nostro caso si chiama Credito Municipale, una banca pubblica partecipata al 100% dal Comune di Nantes. E’ un sistema legale che non scalza il monopolio dell’Euro e che la stessa Banca di Francia dice non costituire una forma di credito, proprio perché non è presente alcun interesse. L’impresa all’interno della camera di compensazione non è creditrice in Euro, né tantomeno può convertire la moneta locale: questo fa sì che si configuri una forma di credito in merci, invece che in denaro”.
In che modo è coinvolto e quali contributi ha dato la sua ricerca e l’Università Bocconi a tale progetto?
“ Sono l’ideatore del progetto con Massimo Amato. Lavoriamo assieme da circa 12 anni, anche se l’Università Bocconi è coinvolta solo marginalmente in quanto, semplicemente, è il luogo dove facciamo ricerca su questo fronte soprattutto da un punto di vista storico. Possiamo dire, proprio per parlare di storia, che gli ultimi 100 anni in tema di moneta fanno eccezione. Prima la regola erano le monete complementari, in particolare la distinzione con quelle universali. La prima per pagare il lavoro e comprare beni di prima necessità, la seconda per gli scambi internazionali. In tempi più recenti c’è stata la reinvenzione delle monete locali in periodi di grave crisi, come in Svizzera o in Argentina”.
Quali sono le analogie e quali le differenze rispetto al SIMEC di Giacinto Auriti?
“ E’ bene puntualizzare una distinzione di fondo: le Mutual Credit Currencies sono le monete che si formano in un rapporto di credito cooperativo, come la moneta di Nantes; le Fiat Currences, come il SIMEC o l’arcipelago SCEC, sono invece monete analoghe alla valuta ufficiale che si creano a discrezione di un’autorità centrale. Il SIMEC era un problema più che una soluzione. Noi parliamo, come detto, di una moneta che va a complementare l’Euro, non che lo sostituisce. Quindi una moneta che non replica su scala ridotta i difetti di quella ufficiale, che sono da 40 anni a questa parte il fatto d’essere priva di copertura ed emessa in quantità arbitrarie. Le monete locali devono essere fatte bene, non devono avere carattere inflazionistico, devono avere una connessione stretta col sistema degli scambi e devono creare valore economico non per la quantità, ma per la velocità con cui circolano”.
Non è quantomeno singolare che un “bocconiano”, di fatto, partecipi ad un progetto per supplire alle mancanze dell’Euro?
“ Bisogna vedere che idea ci si è fatti dei bocconiani, ma posso immaginarlo. Da economista sono convinto che il nostro mestiere sia quello di cercare di capire i problemi per cercare poi di risolverli. E’ una scienza con un forte contenuto normativo. Le leggi, in economia, non sono leggi di natura. La moneta è un’istituzione, non nasce sugli alberi, viene disegnata, a volte male come è il caso dell’Euro”.
Quali sono i limiti attuali della moneta unica?
“ Il primo dei suoi difetti è che viene considerata una riserva di valore, una cosa che si può accumulare indefinitamente senza perdita. E’ un concetto banale, ma fa in modo che la stessa non circoli: in una situazione di grande incertezza, dove tutti gli investimenti rischiano di deprezzarsi, l’Euro è diventato la ricchezza per eccellenza. Un dato di fatto che non è la conseguenza ma la causa della crisi, in quanto la moneta è sottratta al compito di circolare con velocità. Si è detto che le banche hanno preso i soldi dalla BCE senza poi prestarli alle imprese, ma non si è tenuto in considerazione che alle banche è stato chiesto di aumentare la loro liquidità per non fallire. Anche le grandi aziende sono piene di liquidità stazionaria. Il problema è istituzionale, abbiamo frainteso il senso della bontà pensando che essere avveduti e corretti volesse dire essere sommersi di carta”.
Perché la BCE non può comportarsi da prestatore d’ultima istanza, come fa la FED in America, la Banca d’Inghilterra o la Banca del Giappone?
“ La BCE, per suo statuto, non può salvare i debitori insolventi, che siano pubblici o privati, comprando debiti e rifinanziandoli indefinitamente. Da un punto di vista contingente i problemi dell’Europa derivano da questo e da null’altro. Ma il problema è più radicale e non si risolve consentendo alla BCE di comportarsi come le altre banche centrali. Infatti, non ha senso pensare che una moneta sia quel qualcosa che viene emesso in regime di monopolio da una banca centrale nella speranza che circoli e che non sia né troppa né poca. Una camera di compensazione, come noi abbiamo ipotizzato, si comporta in maniera diversa, con un forte contatto con la realtà del territorio, tutelando l’economia reale”.
Se il progetto della “Moneta di Nantes” dovesse funzionare non si sancirà il fallimento del progetto BCE, quello di una banca centrale privata che ha rinunciato all’emissione di moneta a debito?
“ Mi auguro che a livello europeo ci si renda conto che si è sbagliato. La nostra moneta ha dei difetti; che ci sia bisogno di un ripensamento radicale delle teorie economiche che ci hanno accompagnato fino a questo momento è fuori dubbio. Le teorie economiche classiche distinguono salari, profitti e rendite. E riguardo a quest’ultime tali teorie esprimono estrema perplessità, poiché rappresentano il reddito di chi non lavora e costituiscono un peso economico insopportabile. Il presidente della Corte dei Conti ha recentemente tenuto un’audizione alla Camera spiegando questi argomenti, affermando che l’Italia non può crescere finché ci saranno tasse elevate che gravano sul lavoro e nulla su rendite e patrimoni. Ci sono - ha detto - almeno 50 miliardi di Euro che andrebbero trasferiti dalla rendita ai salari e ai profitti. Il rapporto con la moneta locale è immediato: un sistema che permette alle imprese di farsi credito a vicenda e senza pagare una rendita finanziaria”.
Se il sistema monetario degli Stati era strutturato sull’emissione di moneta a debito e gestito dalle grandi banche centrali (Bankitalia S.p.a. per l’Italia), in quale sistema monetario ci troviamo adesso?
“ E’ lo stesso sistema, con alcuni rubinetti chiusi. Di fatto la BCE non può comprare i titoli del debito pubblico, ma può stampare moneta a volontà. L’unico criterio è che la banca centrale non crei inflazione. La BCE, negli ultimi sei mesi, ha creato 1000 miliardi di euro, aggirando un divieto formale che a questo punto diventa quasi imbarazzante”.
Quindi non stiamo parlando di una crisi dei debiti pubblici.
“ I paesi che sono in crisi non sono quelli con il debito pubblico più elevato, ma quelli che hanno debiti esteri, pubblici e privati, accumulati negli ultimi 12 anni. L’esempio classico è l’Irlanda, che prima della crisi aveva un rapporto deficit/PIL al 25%. Lo Stato ha deciso di nazionalizzare le banche dopo il loro fallimento,incorporando sul suo bilancio il debito privato e facendo schizzare il rapporto all'80%. Il problema furono i debiti esteri, dell’Irlanda era stato fatto un paradiso fiscale su cui investire. Allo stesso modo, oggi gli spread schizzano alle stelle perché gli investitori stranieri portano via i capitali che prima avevano investito. Tutto ciò è una conseguenza dell’Euro, in quanto ha consentito, nell’arco di 12 anni, d’effettuare investimenti internazionali in maniera sconsiderata e irresponsabile. La moneta unica ha fatto in modo che per una decina d’anni i tedeschi fossero contenti di finanziare Italia e Grecia, pur sapendo che nel Bel Paese l’economia cresceva poco. C’è quindi un’irresponsabilità tanto dei paesi debitori quanto di quelli creditori”.
Perché allora lo Stato non stampa la sua moneta?
“ Cosa succedeva quando erano i ministeri del tesoro ad emettere moneta? Il bilancio andava fuori controllo e c’era costantemente inflazione. L’emissione della moneta è un potere che non deve essere affidato né alla politica (diventerebbe un vero disastro), né all’economia (perché non deve generare profitto). L’emissione non deve essere né pubblica, né privata, ma cooperativa, deve essere commisurata alle esigenze di circolazione degli scambi. Lo Stato, infine, può avere un bilancio che ammette deficit non in pareggio, ma devono essere decisi e controllati con decisioni democratiche”.
“ Dobbiamo andare in Europa a dire con forza che la BCE deve iniziare a stampare moneta. Così cambia l’economia. La BCE deve cambiare la propria missione, deve diventare il garante di ultima istanza del debito pubblico e cominciare a stampare moneta. Altrimenti, in caso contrario, dovremmo avere la forza di dire “ciao ciao euro” e cioè uscire dall’euro restando nella Ue o dire alla Germania di uscire lei dall’euro se non è d’accordo ”. Cosa vorrebbe replicare alle parole di Silvio Berlusconi?
“ La seconda parte è più interessante, la userei come argomento di negoziazione con la Germania. Direi ai tedeschi che, se proprio volessero, sarebbero loro a poter uscire dall’Euro. Così, li costringerei ad ammettere che negli anni hanno avuto dei vantaggi in virtù di un’economia basata sulle esportazioni interne all’Eurozona. Vantaggi legittimati dall’impossibilità delle altre nazioni di effettuare svalutazioni competitive. Inoltre, dovrebbero ammettere che è falsa la tesi per la quale con questo sistema si compete su un piano di parità, in quanto negli ultimi 10 anni in Germania c’è stata un’inflazione del 10% inferiore a quella italiana. La cosa peggiore di questo periodo è che cominciano ad emergere forti nazionalismi e contrapposizioni, abbiamo disegnato un mondo che non sta insieme. Il progetto di Keynes a Bretton Woods, al quale anche la “moneta di Nantes” si ispira, era il progetto di un mondo diverso, da un punto di vista economico e politico. Era un progetto pacifista, per creare un sistema monetario che consentisse ai paesi di stare assieme senza bisogno di un’unione politica globale”.
Il partito dei nostalgici della Lira inizia ad annoverare tra le sue fila illustri economisti che, visto il disastro congiunturale a cui è sottoposta l’Eurozona, si stanno ravvedendo sulla possibilità di tornare al vecchio conio.
Quelle che erano per lo più boutade (in alcuni casi spocchiose ed arroganti) stanno ora diventando le tesi più accreditate, le formule per uscire dalla crisi. Per questo, in un momento in cui è facile piangere le monete passate, Luca Fantacci - professore di scenari economici internazionali, studioso ed esperto di storia dell’economia all’Università Bocconi di Milano - ci ha illustrato il progetto della “Moneta di Nantes” (Francia), una possibile e “complementare” soluzione per sopperire all’Euro laddove è più manchevole: l’accesso al credito per le piccole e medie imprese.
“ Stando alle previsioni dovrebbe partire a settembre del 2013. Si tratta di un progetto che unisce due elementi: un sistema di credito locale ed un sistema monetario locale. Riguarda le imprese e consiste essenzialmente in una camera di compensazione, vale a dire una banca (che ha la peculiarità di non avere capitali depositati o riserve) dove le aziende hanno un conto corrente denominato in una moneta diversa dall’Euro, ma che mantiene con lo stesso un cambio 1/1 e con cui la conversione è possibile solo in una direzione, da Euro a moneta locale. E’ un meccanismo che serve alle imprese per pagarsi a vicenda e che riguarda principalmente le PMI che insistono sullo stesso territorio e sul medesimo sistema economico. Non stiamo parlando di esportazioni, anche se nulla vieta ad un’azienda esterna di entrare nel circuito in caso abbia interessi nella zona. Facendo una percentuale, possiamo immaginare che gli attori beneficianti della moneta locale siano soprattutto quelle piccole e medie imprese che sviluppano almeno il 30% del fatturato sul territorio ”.
Potrebbe parlarci più nel dettaglio della camera di compensazione?
“ E’ un sistema creditizio per aiutare le imprese a farsi credito a vicenda e che garantisce sempre la solvibilità della controparte. Ma non daremo l’occasione di partecipare al circuito di Nantes alle sole PMI. Per quest’ultime sarà possibile pagare i propri lavoratori con la moneta locale, magari quella parte dei salari che eccede il contratto nazionale e che riguarda la contrattazione di secondo livello. Dal punto di vista elettronico il tutto sarà gestito in maniera ordinaria, agli effetti contributivi e fiscali risulterà neutrale, il pagamento delle tasse e dei contributi verrà infatti calcolato sull’intero importo”.
Dunque qual è il reale vantaggio dell’adozione di una moneta locale?
“ Ottenere un credito dalla camera di compensazione costa meno rispetto ad una banca, si riducono gli oneri finanziari. La banca, infatti, per prestare soldi deve ottenerli a sua volta, una raccolta il cui costo è elevato. La camera di compensazione presta moneta facendo da intermediario fra le imprese debitrici e creditrici, annullando i costi e gli interessi sull’attivo. Il tasso d’interesse non solo sarà inferiore, ma sarà anche indipendente dalle condizioni aleatorie del mercato monetario. Infine, il credito ottenuto in moneta locale verrà speso localmente, facendo quindi circolare valore all’interno del territorio, incrementandone il volume di attività economica”.
Alle spalle della camera di compensazione c’è quindi una banca?
“ L’ente gestore è un soggetto che deve essere autorizzato alla gestione di un sistema di pagamenti. Nel nostro caso si chiama Credito Municipale, una banca pubblica partecipata al 100% dal Comune di Nantes. E’ un sistema legale che non scalza il monopolio dell’Euro e che la stessa Banca di Francia dice non costituire una forma di credito, proprio perché non è presente alcun interesse. L’impresa all’interno della camera di compensazione non è creditrice in Euro, né tantomeno può convertire la moneta locale: questo fa sì che si configuri una forma di credito in merci, invece che in denaro”.
In che modo è coinvolto e quali contributi ha dato la sua ricerca e l’Università Bocconi a tale progetto?
“ Sono l’ideatore del progetto con Massimo Amato. Lavoriamo assieme da circa 12 anni, anche se l’Università Bocconi è coinvolta solo marginalmente in quanto, semplicemente, è il luogo dove facciamo ricerca su questo fronte soprattutto da un punto di vista storico. Possiamo dire, proprio per parlare di storia, che gli ultimi 100 anni in tema di moneta fanno eccezione. Prima la regola erano le monete complementari, in particolare la distinzione con quelle universali. La prima per pagare il lavoro e comprare beni di prima necessità, la seconda per gli scambi internazionali. In tempi più recenti c’è stata la reinvenzione delle monete locali in periodi di grave crisi, come in Svizzera o in Argentina”.
Quali sono le analogie e quali le differenze rispetto al SIMEC di Giacinto Auriti?
“ E’ bene puntualizzare una distinzione di fondo: le Mutual Credit Currencies sono le monete che si formano in un rapporto di credito cooperativo, come la moneta di Nantes; le Fiat Currences, come il SIMEC o l’arcipelago SCEC, sono invece monete analoghe alla valuta ufficiale che si creano a discrezione di un’autorità centrale. Il SIMEC era un problema più che una soluzione. Noi parliamo, come detto, di una moneta che va a complementare l’Euro, non che lo sostituisce. Quindi una moneta che non replica su scala ridotta i difetti di quella ufficiale, che sono da 40 anni a questa parte il fatto d’essere priva di copertura ed emessa in quantità arbitrarie. Le monete locali devono essere fatte bene, non devono avere carattere inflazionistico, devono avere una connessione stretta col sistema degli scambi e devono creare valore economico non per la quantità, ma per la velocità con cui circolano”.
Non è quantomeno singolare che un “bocconiano”, di fatto, partecipi ad un progetto per supplire alle mancanze dell’Euro?
“ Bisogna vedere che idea ci si è fatti dei bocconiani, ma posso immaginarlo. Da economista sono convinto che il nostro mestiere sia quello di cercare di capire i problemi per cercare poi di risolverli. E’ una scienza con un forte contenuto normativo. Le leggi, in economia, non sono leggi di natura. La moneta è un’istituzione, non nasce sugli alberi, viene disegnata, a volte male come è il caso dell’Euro”.
Quali sono i limiti attuali della moneta unica?
“ Il primo dei suoi difetti è che viene considerata una riserva di valore, una cosa che si può accumulare indefinitamente senza perdita. E’ un concetto banale, ma fa in modo che la stessa non circoli: in una situazione di grande incertezza, dove tutti gli investimenti rischiano di deprezzarsi, l’Euro è diventato la ricchezza per eccellenza. Un dato di fatto che non è la conseguenza ma la causa della crisi, in quanto la moneta è sottratta al compito di circolare con velocità. Si è detto che le banche hanno preso i soldi dalla BCE senza poi prestarli alle imprese, ma non si è tenuto in considerazione che alle banche è stato chiesto di aumentare la loro liquidità per non fallire. Anche le grandi aziende sono piene di liquidità stazionaria. Il problema è istituzionale, abbiamo frainteso il senso della bontà pensando che essere avveduti e corretti volesse dire essere sommersi di carta”.
Perché la BCE non può comportarsi da prestatore d’ultima istanza, come fa la FED in America, la Banca d’Inghilterra o la Banca del Giappone?
“ La BCE, per suo statuto, non può salvare i debitori insolventi, che siano pubblici o privati, comprando debiti e rifinanziandoli indefinitamente. Da un punto di vista contingente i problemi dell’Europa derivano da questo e da null’altro. Ma il problema è più radicale e non si risolve consentendo alla BCE di comportarsi come le altre banche centrali. Infatti, non ha senso pensare che una moneta sia quel qualcosa che viene emesso in regime di monopolio da una banca centrale nella speranza che circoli e che non sia né troppa né poca. Una camera di compensazione, come noi abbiamo ipotizzato, si comporta in maniera diversa, con un forte contatto con la realtà del territorio, tutelando l’economia reale”.
Se il progetto della “Moneta di Nantes” dovesse funzionare non si sancirà il fallimento del progetto BCE, quello di una banca centrale privata che ha rinunciato all’emissione di moneta a debito?
“ Mi auguro che a livello europeo ci si renda conto che si è sbagliato. La nostra moneta ha dei difetti; che ci sia bisogno di un ripensamento radicale delle teorie economiche che ci hanno accompagnato fino a questo momento è fuori dubbio. Le teorie economiche classiche distinguono salari, profitti e rendite. E riguardo a quest’ultime tali teorie esprimono estrema perplessità, poiché rappresentano il reddito di chi non lavora e costituiscono un peso economico insopportabile. Il presidente della Corte dei Conti ha recentemente tenuto un’audizione alla Camera spiegando questi argomenti, affermando che l’Italia non può crescere finché ci saranno tasse elevate che gravano sul lavoro e nulla su rendite e patrimoni. Ci sono - ha detto - almeno 50 miliardi di Euro che andrebbero trasferiti dalla rendita ai salari e ai profitti. Il rapporto con la moneta locale è immediato: un sistema che permette alle imprese di farsi credito a vicenda e senza pagare una rendita finanziaria”.
Se il sistema monetario degli Stati era strutturato sull’emissione di moneta a debito e gestito dalle grandi banche centrali (Bankitalia S.p.a. per l’Italia), in quale sistema monetario ci troviamo adesso?
“ E’ lo stesso sistema, con alcuni rubinetti chiusi. Di fatto la BCE non può comprare i titoli del debito pubblico, ma può stampare moneta a volontà. L’unico criterio è che la banca centrale non crei inflazione. La BCE, negli ultimi sei mesi, ha creato 1000 miliardi di euro, aggirando un divieto formale che a questo punto diventa quasi imbarazzante”.
Quindi non stiamo parlando di una crisi dei debiti pubblici.
“ I paesi che sono in crisi non sono quelli con il debito pubblico più elevato, ma quelli che hanno debiti esteri, pubblici e privati, accumulati negli ultimi 12 anni. L’esempio classico è l’Irlanda, che prima della crisi aveva un rapporto deficit/PIL al 25%. Lo Stato ha deciso di nazionalizzare le banche dopo il loro fallimento,incorporando sul suo bilancio il debito privato e facendo schizzare il rapporto all'80%. Il problema furono i debiti esteri, dell’Irlanda era stato fatto un paradiso fiscale su cui investire. Allo stesso modo, oggi gli spread schizzano alle stelle perché gli investitori stranieri portano via i capitali che prima avevano investito. Tutto ciò è una conseguenza dell’Euro, in quanto ha consentito, nell’arco di 12 anni, d’effettuare investimenti internazionali in maniera sconsiderata e irresponsabile. La moneta unica ha fatto in modo che per una decina d’anni i tedeschi fossero contenti di finanziare Italia e Grecia, pur sapendo che nel Bel Paese l’economia cresceva poco. C’è quindi un’irresponsabilità tanto dei paesi debitori quanto di quelli creditori”.
Perché allora lo Stato non stampa la sua moneta?
“ Cosa succedeva quando erano i ministeri del tesoro ad emettere moneta? Il bilancio andava fuori controllo e c’era costantemente inflazione. L’emissione della moneta è un potere che non deve essere affidato né alla politica (diventerebbe un vero disastro), né all’economia (perché non deve generare profitto). L’emissione non deve essere né pubblica, né privata, ma cooperativa, deve essere commisurata alle esigenze di circolazione degli scambi. Lo Stato, infine, può avere un bilancio che ammette deficit non in pareggio, ma devono essere decisi e controllati con decisioni democratiche”.
“ Dobbiamo andare in Europa a dire con forza che la BCE deve iniziare a stampare moneta. Così cambia l’economia. La BCE deve cambiare la propria missione, deve diventare il garante di ultima istanza del debito pubblico e cominciare a stampare moneta. Altrimenti, in caso contrario, dovremmo avere la forza di dire “ciao ciao euro” e cioè uscire dall’euro restando nella Ue o dire alla Germania di uscire lei dall’euro se non è d’accordo ”. Cosa vorrebbe replicare alle parole di Silvio Berlusconi?
“ La seconda parte è più interessante, la userei come argomento di negoziazione con la Germania. Direi ai tedeschi che, se proprio volessero, sarebbero loro a poter uscire dall’Euro. Così, li costringerei ad ammettere che negli anni hanno avuto dei vantaggi in virtù di un’economia basata sulle esportazioni interne all’Eurozona. Vantaggi legittimati dall’impossibilità delle altre nazioni di effettuare svalutazioni competitive. Inoltre, dovrebbero ammettere che è falsa la tesi per la quale con questo sistema si compete su un piano di parità, in quanto negli ultimi 10 anni in Germania c’è stata un’inflazione del 10% inferiore a quella italiana. La cosa peggiore di questo periodo è che cominciano ad emergere forti nazionalismi e contrapposizioni, abbiamo disegnato un mondo che non sta insieme. Il progetto di Keynes a Bretton Woods, al quale anche la “moneta di Nantes” si ispira, era il progetto di un mondo diverso, da un punto di vista economico e politico. Era un progetto pacifista, per creare un sistema monetario che consentisse ai paesi di stare assieme senza bisogno di un’unione politica globale”.
"La banca, infatti, per prestare soldi deve ottenerli a sua volta"... questa frase da sola dimostra che il prof. Fantacci non conosce il meccanismo di creazione del credito e tende ad avvalorare la versione - falsa - secondo cui le banche sarebbero degli "intermediari finanziari".
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