Alle volte dimentico che ho anche lettori privi di senso del ridicolo. qualcuno di loro non ha colto l’ironia provocatoria e paradossale del mio articolo di ieri (Vertice di Bruxelles: esito perverso e prevedibile), laddove dicevo che per esser seri bisogna tagliare la spesa pubblica di 175 miliardi, perché l’importo degli sprechi è quello, e che se il parlamento di oppone, bisogna sbarazzarsene. Ho anche precisato che un simile taglio lascerebbe milioni di cittadini senza reddito. Quindi farlo è impossibile, anche se quei soldi sono veramente sprecati o, peggio, dati al crimine che prospera sugli appalti pubblici.
E questo è il primo punto: la spesa pubblica inutile, che quindi si dovrebbe tagliare, in realtà si può tagliare solo in piccola parte e gradualmente, a misura che la si ricanalizza in impieghi utili e leciti; però da subito si pouò iniziare a individuare, a inventariare, a denunciare le voci di spreco, spiegando che le si deve continuare a pagare, in attesa di una loro conversione, perché altrimenti il sistema collasserebbe. (L’alternativa, per accelerare il processo, è dare la piena indipendenza, anche monetaria, alle regioni con la spesa pubblica più pletorica e inefficiente – Meridione, Lazio, Sardegna – in modo che facciano le loro scelte liberamente).
Il secondo punto segue strattamente: in parallelo alla graduale razionalizzazione e sfrondatura della spesa pubblica, bisognerebbe procedere alla graduale sostituzione degli amministratori, dei dirigenti, dei funzionari, degli impiegati tecnici privi delle necessarie capacità professionali e implicati in traffici scorretti con altre persone, che abbiano quelle capacità e siano estranee a quei traffici. E questa è la cosa più difficile, ma anche quella più utile.
Infatti il male non è la quantità in sè della spesa pubblica, ma la sua scarsa efficienza. Se le risoerse pubbliche fossero usate competentemente, razionalmente, correttamente, esse propdurrebbero efficienza del sistema-paese, supporti infrastrutturali, acquisizioni innovative e competitive, quindi un pil molto maggiore. Ma, essendo esse, anche oggi, perlopiù spese scriteriatamente e in modo mirato al profitto illecito, mancano questi obiettivi, e diventano zavorra.
Un esempio. Mi ricordo che, molti anni fa, fu stanziata una grossa somma – forse 1.000 miliardi di Lire - per la navigazione interna, cioè fluviale e lacuale. Le idrovie interne, in Italia, sono il Po fino a Piacenza, un breve tratto di Adige, brevi tratti di canali artificiali, qualche chilometro di Arno e di Tevere. Sarebbe stato logico che quella somma andasse a rendere naviagabile il Po tutto l’anno fino a Cremona, e a completare il canale navigabile Cremona-Milano. Allora l’investimento avrebbe reso, sia in termini di risparmio sui costi di trasporto, che di riduzione del traffico stradale, dei consumi di carburante e dell’inquinamento (il trasporto su acqua costa 1/50 di quello su strada). Ma non si potè fare, perché la logica della spartizione partitica esigeva che ogni regione avesse una sua quota, persino l’Umbria. Quindi l’ingente importo fu frazionato in molti piccoli investimenti, tutti improduttivi, se non per chi li gestiva, e per la Fiat, che aveva sempre osteggiato i trasporti su acqua, per ovvie ragioni. La politica ha sempre sprecato, in questo e in altri modi, il grosso del denaro pubblico che ha gestito. Ha sempre mangiato sugli appalti pubbblici, ordinariamente gonfiati di molte volte. Ha sempre collocato in ruoli anche altamente tecnici suoi fiduciari con compiti facilmente immaginabili. Il risultato è un sistama-paese estremamente inefficiente e sempre più arretrato rispetto ai paesi guida dell’Occidente, e che perde il contatto con questi.
05.07.12 Marco Della Luna
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