lunedì 12 marzo 2012

La truffa del project financing


Passaparola - La truffa del project financing - Ivan Cicconi

La truffa del project financing
(22:00)
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Il Passaparola di Ivan Cicconi, direttore di Itaca, Istituto nazionale per la trasparenza degli appalti e la compatibilità ambientale

I debiti privati dentro il debito pubblico
Ciao a tutti gli amici del blog di Beppe Grillo, sono Ivan Cicconi, un esperto di appalti, infrastrutture e opere pubbliche e attualmente sono direttore di Itaca, l’istituto nazionale per la trasparenza degli appalti e la compatibilità ambientale con soci tutte le regioni italiane. Mi occupo di alta velocità da molti anni,

a partire dal 1993 quando il 17 febbraio del 1993 ricevetti una lettera di Luigi Preti, una colonna della Prima Repubblica all’epoca Presidente onorario del Partito Socialista Democratico Italiano. Era una lettera molto breve di 4/5 righe, con la quale mi diceva “Egregio ingegnere ho letto alcune dichiarazioni sull’alta velocità, sono perfettamente d’accordo con lei, le allego per sua opportuna conoscenza, due lettere riservate personali che ho inviato nei giorni scorsi”. Guardo queste lettere, due lettere di 4/5 cartelle cadauno molto fitte, la prima indirizzata a Beniamino Andreatta all’epoca responsabile economico della Democrazia Cristiana, la seconda al ministro all’epoca del bilancio Franco Reviglio. Inizio a leggere e rimango semplicemente basito, ricevere una lettera di un socialdemocratico, un nemico del popolo per la mia formazione politica, che scriveva che l’alta velocità era una truffa, che Lorenzo Necci distribuiva prebende a tutti, che tutti prendevano i soldi da Susanna Agnelli a diversi personaggi citati nella lettera e si appellava a Beniamino Andreatta dicendo: “Fermate questa grande opera perché è una truffa con la quale spenderemo decine di migliaia di miliardi di vecchie lire che cadranno sulla testa dei nostri figli e dei nostri nipoti”.
Il mio approfondimento comincia qui e ritengo di essere uno dei maggiori esperti di architettura contrattuale e finanziaria di questa grande opera, perché ho approfondito tutti gli aspetti, è esattamente una truffa che purtroppo è stata attestata, acclarata dall’Unione Europea e dalla Corte dei Conti con una relazione del 2008, con un ritardo di circa 20 anni, perché Luigi Preti oltre a avere inviato al sottoscritto queste due lettere che per la prima volta ho deciso di pubblicare con l’ultimo mio libro, “Il Libro nero dell’alta velocità” scaricabile on line sul sito del Fatto Quotidiano, ha inviato queste lettere a centinaia di personaggi politici. Queste stesse lettere le hanno ricevute Prodi, D’Alema, Berlusconi, tutti i Presidenti del Consiglio che si sono succeduti dall’inizio degli anni 90 a oggi su quella poltrona, le hanno ricevute tutti i ministri dei Trasporti che si sono succeduti a questo dicastero e l’hanno ricevuto decine e decine di deputati e senatori, purtroppo è stato ignorato e solo oggi, nel 2008 la Corte dei Conti nell’analizzare la finanziaria per il 2007, attesta che c’è stata questa truffa del cosiddetto finanziamento privato per l’alta velocità che nel 2007 è stato totalmente scaricato nel debito pubblico. Nella Finanziaria per il 2007 c’è un comma dell’unico articolo di questa legge, il comma 966, che dice esattamente che i debiti accumulati da Infrastrutture Spa e Tab Spa fino al 31 dicembre del 2005 per realizzare l’alta velocità Torino – Napoli, vanno nel debito pubblico. Era il cosiddetto finanziamento privato che in realtà erano prestiti attivati da società di diritto privato Tab Spa e Infrastrutture Spa, però di proprietà tutte pubbliche, quindi prestiti garantiti totalmente dal socio pubblico, che con il comma 966, essendo tenuti fuori dalla contabilità nazionale, sono invece per imposizione dell’Unione Europea (che nel 2005 aveva aperto una procedura di infrazione per deficit eccessivo) finite nel debito pubblico, sono all’interno di quel 120% del Pil che abbiamo tutti noi sulle nostre spalle. Questa voce era esattamente di 12.950.000.000 Euro, 26 mila miliardi di vecchie lire.
In quella finanziaria, nella discussione parlamentare, nella contrapposizione tra il Governo Prodi e l’opposizione del centro-destra, si è parlato quasi esclusivamente, e i quotidiani hanno riferito solo di questo, del ticket sanitario, il ticket sanitario in quella finanziaria valeva esattamente 850 milioni di Euro, il comma 966, questo debito occultato nella contabilità di società di diritto privato che è finito nel debito pubblico era 26 mila miliardi di vecchie lire, 12.950.000.000 Euro, cifra sulla quale nessuno in maniera traversale ha speso una parola.
Si vuole fare la Tav in Val di Susa per un motivo molto semplice, perché è un’opera con caratteristiche che può essere realizzata solo dalle cosiddette grandi imprese moderne, le imprese moderne, cosiddette post fordiste hanno una caratteristica fondamentale: non hanno più un legame diretto con il lavoro e il territorio, sono imprese virtuali nelle quali c’è un grande ragno al vertice, che subappalta tutte le attività a ragni più piccoli, i quali a loro volta subappaltano ancora a ragni ancora più piccoli, scaricando la competizione verso il basso.
Queste grandi imprese possono essere presenti sul mercato se ci sono sul mercato grandi opere con determinate caratteristiche, cioè opere nuove, decisamente nuove con pochi legami con il territorio, sulle quali è possibile realizzare un’attività con questo modello di impresa. Tanto per fare un esempio, la più grande impresa italiana, che nelle classifiche europee è al 40° posto, ha un’incidenza del fattore lavoro del 3,2% sul fatturato, come attività in proprio, diretta non fa assolutamente nulla e ha bisogno invece di opere nelle quali può realizzare questo modello di scomposizione dell’attività, di impresa virtuale che subappalta tutto.
Il futuro non esiste
Queste opere debbono avere la caratteristica di nessun collegamento con il territorio, ma soprattutto, inevitabilmente, sono sganciate dal passato e soprattutto dal futuro, perché se ci confrontiamo nel merito sull’utilità a chi servono queste opere, ci accorgiamo che non servono a nessuno, sono inutili.

Servono alla politica sicuramente, ma soprattutto alla classe dirigente di questi Paesi occidentali, capitalisti, che vive esclusivamente nel presente. Noi abbiamo ormai una classe dirigente, e dentro ovviamente metto non solo il ceto politico, ma anche i banchieri, i dirigenti di queste imprese, scatole vuote, che vivono solo e esclusivamente con i parametri del presente, debbono strutturalmente, proprio per come vivono e sono inseriti nell’economia e nella politica, debbono vivere sul risultato dell’oggi e debbono prescindere completamente dai risultati futuri, è una classe dirigente che vive esclusivamente sul presente e che inevitabilmente si presenta come l’apprendista stregone, perché non ha assolutamente la capacità o la consapevolezza degli effetti dei provvedimenti che sta prendendo sul medio e lungo periodo. Pensano a abbassare lo spread nell’arco di qualche giorno o di qualche settimana, ma dell’effetto dei provvedimenti che questi stanno assumendo sul medio e lungo periodo, sulle nuove generazioni, prescindono totalmente e non sanno assolutamente cosa stanno facendo.
Quando un tecnico presunto, Presidente del Consiglio dei Ministri, nei giorni scorsi dice che la Tav deve essere fatta perché è strategica, senza fornire alcun numero, alcuna documentazione e poi aggiunge che nei prossimi giorni verrà presentato il lavoro che valuta il rapporto costi – benefici di questa opera, dichiara pubblicamente che vuole realizzare un’opera strategica, senza che una valutazione costi – benefici sia stata fatta, che è ovviamente una contraddizione in termini, ma non solo questo. Quando il ministro Passera intervistato dice che l’opera è realizzata con un progetto low cost che consentirà di raddoppiare le potenzialità di trasporto merci sulla Torino – Lione, dice pure qui, fa un’affermazione assolutamente insostenibile sul piano tecnico, che conferma questo interesse solo e esclusivamente sul presente, perché realizzare la galleria di 57 chilometri come oggi viene detto, che poi si collegherà alla linea storica sia in Francia che in Italia, è come si realizzasse una nuova infrastruttura che poi si collega con quella vecchia. Com’è noto per il principio dei vasi comunicanti la potenzialità resterà quella della linea storica, quindi spacciare oggi la realizzazione della galleria di base come un progetto low cost, significa dal punto di vista strettamente tecnico dire che realizziamo una galleria assolutamente più inutile della realizzazione dell’intera linea, perché realizzare solo quella galleria significa mantenere le potenzialità, il servizio di trasporto merci allo stesso livello di quello che è attualmente.
Quando parlo dell’interesse solo del presente, per esempio della classe dirigente politica, parlo di una realtà nella quale i partiti nati nel secolo scorso come fusione tra Macchiavelli e Moro, cioè l’intervento nella realtà, il misurarsi con il compromesso ma anche l’utopia, il progetto politico, il cambiamento della società, quindi una prospettiva, il futuro… oggi i partiti sono esattamente l’opposto, realizzano il sondaggio e si adeguano al sondaggio. Quando dico che vivono, sono nel presente lo dico in questi termini, quindi l’interesse immediato…
Il ruolo dell’informazione ovviamente è fondamentale, in questi anni non sono arrivate le informazioni tecniche e i numeri che potevano giustificare questa grande opera…

La talpa del debito pubblico
Sull’alta velocità è mancata totalmente l’informazione perché probabilmente non interessava informare i cittadini per gli interessi che sono dietro a queste grandi opere, d’altro canto la straordinaria mobilitazione – appoggio che ha il movimento No Tav oggi, soprattutto in Val di Susa…

sono 20 anni che diversi tecnici di questa valle informano i cittadini e le mobilitazioni di oggi sono il frutto di un lavoro ventennale e di una consapevolezza di quella Valle nel merito tecnico, nei numeri che dimostrano l’inutilità di questa grande opera. I grandi mezzi di informazione su questo merito hanno ignorato totalmente in questi 20 anni e lo slittamento verso l’informazione che si occupa solo di ordine pubblico e è incapace di affrontare nel merito queste questioni, è la conferma del fatto che l’interesse, probabilmente anche per una deriva culturale di questo Paese, è solo sugli slogan, sulle ideologie, sulle bandiere che certe opere possono rappresentare per questa classe dirigente e le grandi opere sono sostanzialmente una protesi di questa incapacità di visione del futuro, ma mi sto convincendo sempre di più in questi giorni, che questa classe dirigente deve strutturalmente occuparsi solo del presente, perché nel momento in cui si sposta verso una valutazione, sugli effetti che le loro azioni hanno sul futuro, possono perdere immediatamente tutti i loro privilegi.
L’interesse è il bilancio annuale, il risultato sul breve periodo, questo per il banchiere, per avere la stock option di un certo rilievo, per il politico che vive nell’immediato, nel risultato elettorale del prossimo mese o del prossimo anno, per l’imprenditore a capo di imprese virtuali che lavorano solo e esclusivamente sulla gestione del debito.
Probabilmente non vincerà nessuno e perderemo tutti! Sulle grandi opere si sta scommettendo il futuro delle nostre economie, in particolare in Italia, perché le architetture finanziarie che si costruiscono su queste grandi opere sono meccanismi per scavare un debito pubblico occultato nella contabilità di società di diritto privato, il cosiddetto project financing del quale si riempiono la bocca molti politici in quanto le risorse pubbliche vengono a mancare, è esattamente il meccanismo che ha prodotto la crisi del 2009, in quel caso il debito era costruito su finanziamenti privati, in questo caso l’impacchettamento del debito è costruito sul debito pubblic. Il project financing è esattamente questo, una talpa che provoca un debito pubblico futuro che prima o poi inevitabilmente emergerà, questa talpa è già partita da molti anni, dall’inizio degli anni 90, dal dopo Tangentopoli in poi e emergerà prima o poi perché è un debito occultato. I debiti dei project financing o delle società di diritto privato di proprietà pubblica, non figurano nel 120% del Pil, ma sono debito pubblico a tutti gli effetti, nascosto nella contabilità di società di diritto privato che prima o poi emergerà. Quando sarà questo momento è difficile dirlo, ma certamente non sul lungo periodo, e in quel momento queste grandi opere se sono partite resteranno al palo e comunque esploderà questo debito che si riverbererà su tutti noi, sull’economia complessiva!
Bisognerebbe fare molto, fermarli prima possibile, perché questi apprendisti stregoni che vivono su queste opere inutili, sulla finanza che impoverisce tutti noi, su questi provvedimenti che tagliano e svendono i beni comuni e peggiorano la situazione e la vita reale dei più deboli, debbono essere fermati al più presto, perché sono degli apprendisti stregoni che vivono nei privilegi del presente ma non sanno assolutamente quello che sarà il nostro futuro. Se non li fermiamo ci stanno portando verso la catastrofe! Passate parola!


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