lunedì 1 ottobre 2012

Banche al di sopra della legge


Banche al di sopra della legge?


La soluzioone di casi che coinvolgevanio alcune grandi banche fa sorgere questo sospetto

Negli ultimi tempi si sono moltiplicati i casi di grandi istituti bancari accusati (soprattutto dalla giustizia americana) di reati di non poco conto. Questi casi si sono invariabilmente chiusi con un patteggiamento, in base al quale la banca pagava una multa per chiudere la vertenza giudiziaria. L’entità della multa è sicuramente proibitiva per il comune mortale, ma di dimensioni assolutamente accettabili per gruppi che guadagnano miliardi. Nessun dirigente di questi istituti è stato chiamato alla sbarra per rispondere delle accuse rivolte alla sua banca. Si può quindi essere indotti a sostenere che le grandi banche (oltre ad essere troppo grandi per fallire) sono oggi anche al di sopra della legge. Eppure le accuse non erano di poco conto. Ne rammentiamo solo alcune. 

Il colosso bancario britannico HSBC è stato accusato di aver aiutato i narcotrafficanti messicani a riciclare circa 30 miliardi dollari. La banca chiuso la vicenda grazie a una transazione di un miliardo di dollari. Un altro istituto inglese, la Standard Chartered, è stata accusato di aver aiutato l’Iran ad aggirare le disposizione che vietano le transazioni bancarie con l’Iran. Anche in questo caso la vicenda si è chiusa con il pagamento di 400 milioni di dollari. Sempre l’inglese Barclays, accusata di aver manipolato i tassi Libor, ha chiuso il caso con il pagamento di poco più di 400 milioni di dollari.

Ancora più clamoroso è stato il caso dell’americana Goldman Sachs. Questo istituto aveva creato un fondo di investimento pieno di titoli in cui erano impacchettati i mutui subprime. Ovviamente Goldman Sachs raccomandava ai propri clienti di sottoscrivere questo fondo. Nel frattempo però agiva sul mercato per deprimere il valore di questi titoli. In pratica, giocava contro gli interessi dei propri clienti, violando chiaramente tutte le norme deontologiche. Anche questa vicenda è stata chiusa con una transazione milionaria. La lista non si chiude qui. Si potrebbe continuare a lungo. Sta di fatto che si sente odore di marcio. Sta pure di fatto che si prova anche un certo disgusto ad osservare come la grande stampa tenda ad ignorare questi casi e come questo modo di procedere non conduca mai all’accertamento di alcuna responsabilità individuale. E’ del resto quanto era già capitato dopo la crisi finanziaria del 2008 che si è conclusa senza che nessuno sia stato chiamato a rispondere di quanto accaduto. Eppure anche in quel caso erano emersi anche atti di rilevanza penale.

Tutto ciò induce a ritenere che siamo in presenza di istituzioni al di sopra della legge e anche al di sopra delle stesse leggi di mercato, poiché essendo grandi non possono fallire per le conseguenze che provocherebbero sull’intero sistema economico. Ma c’è di più. Questi grandi gruppi bancari sono anche i protagonisti di quella che comunemente viene chiamata speculazione finanziaria. Sono loro che fanno muovere i mercati con le loro sale trading e con le loro raccomandazioni di acquisto e di vendita che vengono immediatamente imitate dai grandi Hedge Fund cui sono collegate. E’ un sistema micidiale che può essere rimesso in discussione solo ripristinando la divisione tra banche commerciali (che raccolgono i risparmi e che concedono crediti a famiglie ed imprese) e banche di investimento che possono svolgere operazioni più rischiose, ma che non possono raccogliere risparmi e non possono godere di un’implicita garanzia statale. Questa separazione in vigore fino agli anni Novanta è stata revocata dall’amministrazione Clinton. Oggi essa viene invocata da più parti. Si va dall’ex presidente della Fed Paul Volcker all’ex presidente di Citigroup Weill.

La separazione tra banche commerciali e di investimento non basta. Bisogna inoltre sottoporre a regolamentazione tutto quel sistema finanziario ombra che si è sviluppato enormemente negli ultimi anni e che va dagli Hedge Fund ai fondi Private Equity. Occorre inoltre regolamentare tutti quegli strumenti creati dalla nuova ingegneria finanziaria ed in alcuni casi a vietarne esplicitamente l’uso. Nessuno si sta movendo in questa direzione. Il settore finanziario è politicamente troppo forte, come confermano anche i casi descritti all’inizio di questo articolo.

di Alfonso Tuor 

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