lunedì 11 febbraio 2013

Come travasare ricchezza dalla comunità agli oligarchi

La storia del crac di Mps: la banca rossa è nei guai per l'aiuto a Prodi e D'Alema

LIBERO, 23/01/2013

 Mps in rosso 
per gli aiuti a Prodi e D'Alema
Romano Prodi


di Carlo Cambi

Conosco bene Giuseppe Mussari, avvocato calabrese che la sinistra ha a un certo punto cooptato al ruolo di banchiere rosso in quella Siena che lui ha cercato di conquistare, ma che lo ha sempre sopportato come un forestiero, per quanto potente.

Perché il povero Piero Fassino, quando disse a Consorte: «Abbiamo una banca», era male informato. Il Pci una banca l’ha sempre avuta: è il Monte dei Paschi. L’ascesa di Mussari al vertice è passata attraverso il vaglio del Pds, poi Pd. Perché prima di arrivare a presiedere la Banca, Mussari è stato presidente della Fondazione, che è la maggiore azionista e in cui la maggioranza è detenuta dal Comune, di strettissima osservanza comunista, poi democrat.
Se Mussari ha agito con disinvoltura nel mare magnum dei derivati non lo ha fatto senza il concerto dei vertici del Pd. Il «calabrese» probabilmente sarà un nuovo Primo Greganti: si è dimesso dall’Abi, è indagato dalla procura di Siena, si piglierà la croce, ma non parlerà. Non coinvolgerà quelli che «non potevano non sapere», ivi compresi D’Alema, Fassina e Bersani. E lo stesso ex dg Antonio Vigni, che pure ha condotto le operazioni prima con Deutusche Bank, poi con JP Morgan e infine con Nomura per ristrutturare attraverso i derivati – crusca del diavolo – l’enorme debito di Mps, non parlerà di quello che si potrebbe definire – mutuando da Ingroia – il livello più alto. Dunque Giuseppe Mussari sarà l’agnello sacrificale per tacitare gli imbarazzi del Pd.
Ma attenzione: la faccenda Mps chiama in causa anche Monti  e pure Bankitalia, che andrebbero interrogati su quello che davvero è successo.  Il Monte dei Paschi è la banca più antica del mondo, nata al servizio dell’agricoltura e della manifattura senese. Finché tale, è rimasta la banca più solida del mondo. Ma con la modernità del Mps è andato in crisi tutto il modello Siena. Basta un accenno per dire che in questo momento Siena ha l’università più indebitata d’Italia, il Comune commissariato, la Banca di fatto in amministrazione controllata. E sarebbe interessante indagare il rapporto di causa effetto tra crisi di Siena e crisi della Banca. Sarebbe miope pensare che la prima è effetto della seconda. Probabilmente è vero il contrario. Finché a Siena e nella Banca ha comandato il Pci con le sue ferree regole della doppia morale mai il Monte si sarebbe imbarcato in avventure finanziarie. Quando il Pds, poi Ds, poi Pd, ha sentito odore di governo, il Monte dei Paschi è diventato strumento della politica di sostegno alle ambizioni nazionali della sinistra. E infatti la nomina di Mussari a presidente della Fondazione coincide con l’enorme apertura di credito che Mps ha fatto al Governo italiano all’epoca della premiership di Prodi e D’Alema. Le disgrazie del Monte dei Paschi sono l’enorme massa di Btp che ha in pancia (22 miliardi) e lo sconsiderato acquisto di Antonveneta, che Mussari e Vigni hanno fatto in nome e per conto della sinistra europea con il placet di Bankitalia regalando al Santander spagnolo una plusvalenza di 3 miliardi. Che poi Mussari  abbia agito con colpevole leggerezza, che poi Mps abbia finanziato senza troppa cautela tutto il milieu ex comunista è altrettanto vero.
Gli spacciatori di derivati a Mussari, che ha peccato di presunzione, sono Deutsche Bank, JP Morgan e Nomura, assi portanti della Trilaterale, l’associazione dei più potenti banchieri del mondo, di cui Monti è (o è stato?) il presidente europeo. Mps ha una montagna di titoli pubblici, Deutsche Bank, JP Morgan e Nomura gli hanno venduto derivati per ammortizzare le perdite derivanti dai titoli massacrati dallo spread. Poi ha chiesto alla banca di spremere i correntisti per recuperare valore.
La salita di Mario Monti al governo ha completato l’opera. Il premier ha usato la leva fiscale come un aggregatore di patrimonio che ha convertito in nuovi titoli di Stato e aiuti che sono andati a coprire i derivati emessi dalle banche della Trilaterale. La vicenda Mps è emblematica anche per questo. Rende palese come si fa a travasare ricchezza, detenendo il potere politico, da una comunità ai forzieri degli oligarchi. Non è strano che a questo si sia applicato Monti, fa specie che questo sia avvenuto per le albagie degli ex nipotini di Marx. Le dimissioni di Giuseppe Mussari dal vertice dell’Abi sono una foglia di fico troppo misera per nascondere le vere vergogne dell’affaire.  Sarà bene che i solerti Procuratori senesi guardino oltre quella foglia di fico per stabilire le responsabilità dirette e indirette nel caso Monte dei Paschi. Sapendo che il loro sarà comunque un giudizio umano. Perché quello della Storia condanna già i teorici – ivi compreso Mario Monti – della bancarizzazione e finanziarizzazione del mondo. Come sapevano bene nel 1472 a Siena quando fondarono il Monte dei Paschi.

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