giovedì 14 febbraio 2013

Le vicende del gruppo Benetton

www.resistenze.org - proletari resistenti - lavoro - 13-02-13 - n. 440
Autostrade Aeroporti Benetton: un "groviglio armonioso" italiano
clash city workers | clashcityworkers.org
11/02/2013
 
A volte capita di poter leggere ottime ricostruzioni di come si strutturino ed agiscano le imprese. Sistemi a volte complessissimi, fatti di scatole cinesi, di chiusure e riaperture con nomi diversi, di svariate controllate, di esternalizzazioni, reinternalizzazioni, sub-appalti, possono dare il mal di testa a chiunque si appresti a ricostruire gli assetti societari e vengono sottoposti alla nostra attenzione con una accuratezza certosina.
 
Spesso, però, tali ricostruzioni mancano di segnalare quello che a nostro parere è l'elemento centrale: che ne è dei lavoratori e delle lavoratrici di quella determinata società? Come cambiano le loro vite e le loro condizioni di lavoro in rapporto ai processi di cessione di rami di attività, di fusioni, scorporazioni o più semplicemente di nuovi appalti e concessioni?
 
L'articolo che pubblichiamo qui, scritto da un compagno ben addentro alle vicende del gruppo Benetton, ha il merito di non tralasciare quest'aspetto e, contemporaneamente, di mettere in evidenza i meccanismi di funzionamento di uno dei gruppi più importanti del Belpaese, quello Benetton, nonché il legame strettissimo tra pubblico e privato, tra stato ed aziende private. La storia, ad esempio, delle concessioni autostradali ci aiuta a "svelare il nuovo stile predatorio del capitalismo italiano che ha fatto la sua fortuna sulle privatizzazioni e ha derubato i cittadini di servizi fondamentali". Con la consapevolezza, espressa chiaramente dall'autore, che "si deve soprattutto cercare una forma di collaborazione e di unità tra lavoratori di settori diversi ma accomunati da un unico destino" se vogliamo tentare di invertire la rotta.
 
Autostrade, Aeroporti, Benetton: ecco un altro "groviglio armonioso" italiano
 
In una classifica delle aziende in cui i neolaureati italiani preferirebbero lavorare, recentemente pubblicata da Affari e Finanza, dopo "mostri sacri" come Eni, Apple e Google, spicca all'11° posto il Gruppo Benetton. Forse al neolaureato che sogna di lavorare in una grande azienda con un marchio storico famoso in tutto il mondo, anche se ormai scavalcato dai vari Zara ed H&M, e protagonista di pubblicità un tempo innovative e provocatorie, sarà piaciuta la campagna "Unemployee of the year", in cui la famiglia veneta si dichiara dalla parte dei giovani disoccupati, pronta a favorire il talento giovanile e addirittura a farsene portabandiera.
 
Incoraggiare la creatività giovanile e valorizzare il lavoro, quindi. Sarà da crederci?
 
Il neolaureato che sogna di lavorare per Benetton saprà probabilmente che la moda non è il solo settore di interesse dell'attività del Gruppo ma che negli anni, la famiglia di Ponzano, è passata da avventure imprenditoriali prevalentemente di immagine come l'esperienza ormai lontana in Formula 1, a business molto più redditizi in cui alla capacità di stare sul mercato si sostituisce quella di sfruttare le relazioni con il mondo politico e approfittare dell'enorme torta da spartire delle privatizzazioni. Negli anni i Benetton hanno mantenuto un profilo pubblico molto poco invadente e hanno coltivato la facciata rassicurante e sempre meno innovativa degli United Colors, quasi a voler nascondere il vero "core business", quello legato alle concessioni governative e alle aziende ex pubbliche. Per dirla in maniera chiara, forse ancora oggi non è chiaro a tutti che Benetton è soprattutto Autostrade per l'Italia (il 60% delle tratte autostradali italiane cioè l'Autostrada A1, l'A14, il Traforo del Monte Bianco etc.) , Aeroporti di Roma (l'aeroporto di Fiumicino) e Autogrill, tre società da cui proviene la gran parte del fatturato del Gruppo che nel 2010 si attestava a 11,6 miliardi.
 
La holding della famiglia Benetton, Edizione Spa, si trova al centro di una complessa rete di società e di aziende (si veda lo schema) di cui ormai, il ramo moda/abbigliamento rappresenta una parte sempre meno consistente dal punto di vista dei profitti e soprattutto, come si dice, sempre meno "strategica". E' alla fine degli anni novanta che la Famiglia, consapevole di non essere in grado di affrontare le enormi sfide competitive del settore delle catene di moda e abbigliamento, il tanto (a parole) osannato mercato insomma, decide di dedicarsi alle infrastrutture, o meglio alle concessioni, in pratica a rilevare attività del patrimonio pubblico in dismissione.
 
E' qui che, grazie alla rete di relazioni e favori con il potere politico di qualsiasi colore (United Colors, forse voleva alludere proprio a questo?) in una decina d'anni, la Famiglia si ritrova via via a rilevare dallo Stato e dagli Enti territoriali la società Concessioni e Costruzioni Autostrade Spa (oggi Autostrade per l'Italia, finanziariamente parlando conosciuta come Atlantia), gli Autogrill, la società agricola Maccarese (ricordiamocela bene in seguito), Aeroporti di Roma, quote degli aeroporti di Torino e Firenze (recentemente acquisite dal Fondo F2i di Vito Gamberale, ex amministratore delegato di Autostrade, siamo sempre lì…), quote importanti di Cai-Alitalia, Grandi Stazioni (la società che insieme a FS gestisce le stazioni ferroviarie italiane più importanti). Autostrade, aeroporti, stazioni, compagnie aeree, catene di ristorazione e commerciali annesse, ché non si tratta mica di aprire un ristorante in città ma proprio in autostrada o all'aeroporto!
 
Al momento sembra non essere possibile, anche se sarebbe auspicabile, aprire un confronto sulle condizioni di lavoro delle migliaia di dipendenti che, in forme diverse, lavorano o hanno lavorato sotto lo stesso padrone (termine appropriato, vista l'enormità degli interessi e delle realtà gestite dalla Famiglia). In questo momento la solidarietà di chi scrive è per chi lavora e difende il suo posto in Autogrill, interessata da un'operazione di scissione aziendale.
 
Proviamo però a concentrarci su uno dei lati più discutibili dell'attività dei Benetton, quello delle concessioni autostradali. Nella seconda parte del 2012, complice una leggera flessione del traffico autostradale, la società monopolista Autostrade per l'Italia-Atlantia, che a sua volta controlla una lunga serie di altre società, non contenta di macinare ricavi facili per quasi 4 miliardi di Euro nel 2011 a fronte di circa 900 milioni di profitti senza confrontarsi con alcun tipo di mercato, intraprende un piano di subdolo ma deciso ridimensionamento dell'organico. In perfetto stile Benetton, non si fa tanto rumore, si prende posizione a favore dei giovani e intanto si decide di far fuori entro il 31 dicembre 2012 ben 150 dipendenti della Società di progettazione ingegneristica Spea, una cinquantina di precari di altre società controllate, numerosi lavoratori in appalto. Inoltre si mette in discussione il posto di un centinaio di lavoratori stabili della società controllata Pavimental, responsabile della manutenzione. Il tutto nel mezzo di una patetica campagna di comunicazione tesa ad affermare il patrimonio di umanità che Autostrade metterebbe a servizio del Paese. Se per ora sembra essersi arenato il tentativo di liberarsi di una parte dei lavoratori della manutenzione, chi non ha avuto scampo sono stati i precari, e un numero imprecisato di lavoratori in appalto che non hanno potuto contare sul sostegno dei sindacati presenti nella frammentata realtà di Autostrade, caratterizzata soprattutto dalle RSA quindi da sindacati esterni spesso integrati in logiche aziendali. Come spesso succede l'affondo del padrone è unitario mentre la risposta dei lavoratori è frammentata e condizionata dai ricatti contrattuali.
 
Ma le novità per Autostrade-Atlantia si intensificano a partire proprio dalla fine del 2012. Grazie alla solita opera di pressione e dopo aver portato a casa i rincari dei pedaggi sulle concessioni autostradali, il Gruppo Benetton con il suo braccio infrastrutturale Sintonia, (società il cui business, per riprendere un articolo di Alessandro Penati su Repubblica del 2 febbraio scorso è "fatto di finanza e negoziazioni col Governo, come un fondo di private equity"), riesce a far approvare al dimissionario Governo Monti l'aumento delle tariffe aeroportuali in previsione del raddoppio dell'aeroporto di Fiumicino. Soldi dei passeggeri che pagheranno il raddoppio dell'aeroporto romano. Fiumicino-Adr-Gemina-Sintonia-Edizione-Benetton, ecco ricostruita la catena di comando, ma c'è dell'altro. I terreni su cui dovrebbe essere costruito l'ampliamento dell'aeroporto sono di Maccarese Spa, venduta dall'Iri a Benetton negli anni '90 con l'impegno del mantenimento della destinazione agricola, fatto salvo il caso di esproprio da parte dello Stato. A questo punto sul tema del terreno di Maccarese è Alessandro Ferrucci che con il suo articolo pubblicato su "il Fatto Quotidiano" del 27 dicembre scorso ci suggerisce "i Benetton rivenderebbero allo Stato quello che dallo Stato hanno acquistato, per poi ottenere i finanziamenti utili a realizzare un qualcosa da loro gestito." Chi gestirà il progetto del nuovo Aeroporto di Roma? Probabilmente Autostrade-Atlantia con il suo amministratore delegato Giovanni Castellucci, visto che, come sbandierato su diversi media da qualche settimana a questa parte, è in previsione quella che è considerata l'operazione finanziaria più importante dei prossimi mesi, la fusione tra Atlantia e Gemina, cioè tra Autostrade e Aeroporti di Roma, due società già controllate dallo stesso socio, i Benetton.
 
E' chiaro a tutti come nel caso di grossi cambiamenti societari, fusioni o scorporazioni, vedi Autogrill, chi ha più da rimetterci sono i lavoratori. Ecco in parte spiegato il giro di vite sui precari e i dipendenti di Autostrade negli ultimi mesi. Questo nonostante Il piano di rilancio di Fiumicino, al di là dello scempio ambientale e del macroscopico conflitto di interessi di Benetton, preveda un incremento occupazionale in realtà tutto da verificare. Sarebbe un errore però, mentre ci si trova al cospetto dell'ennesimo "groviglio armonioso" dell'economia italiana, pensare che i lavoratori e i cittadini, i quali si trovano quotidianamente ad utilizzare le autostrade, gli aeroporti o le stazioni, non possano fare niente per liberarsi da una ragnatela di interessi al cui centro si trova una famiglia di "prenditori" protetti dalla politica. Si può continuare a informare e denunciare, mettere insieme pezzo per pezzo e svelare il nuovo stile predatorio del capitalismo italiano che ha fatto la sua fortuna sulle privatizzazioni e ha derubato i cittadini di servizi fondamentali. Si possono sostenere tutte le iniziative delle associazioni e dei comitati che si battono per svelare l'intreccio perverso dell'economia e della politica. Si deve soprattutto cercare una forma di collaborazione e di unità tra lavoratori di settori diversi ma accomunati da un unico destino.
 
Per approfondire la vicenda Benetton vedi anche:
 
Comitato Fuoripista (contro l'ampliamento dell'aeroporto di Fiumicino)
 
Fonti cartacee:
 
"Atlantia-Gemina la sfida di Castellucci tessitore e "Tutor" scelto dai Benetton" di Alessandra Carini pubblicato su Affari e Finanza del 21/01/2013
"Un private equity targato Benetton" di Alessandro Penati pubblicato su Repubblica del 02/02/2013
"Eni, Fs, Bnl, Google le imprese più amate dai giovani laureati" di Catia Barone pubblicato su Affari e Finanza del 28/01/2013

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