domenica 5 agosto 2012

Senza un lavoro, mamma si uccide


Senza un lavoro, mamma si uccide

LA TRAGEDIA. Poco prima di mezzanotte una giovane di 28 anni si è lanciata dal terzo piano del suo palazzo in viale San Lazzaro. Il piccolo visitato al San Bortolo. Aveva litigato con il marito per  le enormi difficoltà economiche della famiglia. Ha lasciato un bambino nato soltanto 8 mesi fa
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Il condominio di viale San Lazzaro dove viveva la mamma di 28 anni di origine albanese. SERVIZIO IMPIUMI
Una vittima della crisi. Ha bevuto due litri di vino per trovare la forza di commettere una follia. Ha dato un ultimo bacio al suo bambino, ha scavalcato la ringhiera del poggiolo e si è lanciata nel vuoto.  Una giovane ragazza albanese, di 28 anni, è morta poco prima di mezzanotte lanciandosi nel vuoto dal terzo piano della palazzina dove viveva con la sua famiglia in viale San Lazzaro 13, in città. Hajrije Rajku non ha lasciato scritto nulla, ma all'origine del gesto estremo, spiegano il marito Dashan e le persone che le erano vicine, ci sarebbero le enormi difficoltà economiche in cui viveva la famiglia.
Nè lei nè il marito lavoravano da più di un anno; vivevano in affitto gratuito da una pensionata vicentina, ed erano aiutati dai servizi sociali. Ma non avevano il becco di un quattrino. «Non ce la faccio più», aveva confidato la giovane al marito, qualche ora prima.  Il dramma è avvenuto nella tarda serata di giovedì. In quel momento, la donna era sola in casa con il bimbetto di soli otto mesi. Si è scolata l'alcol, ha spinto una sedia fin sotto la ringhiera del poggiolo e si è lanciata sul marciapiede, mentre le macchine sfrecciavano in strada. Il marito ha sentito il figlioletto piangere. È accorso, si è sporto ed ha visto una sagoma sull'asfalto. Sconvolto, è corso a vedere ed ha dato l'allarme. In strada si erano fermati un giovane di colore che stava passando in quel momento in bicicletta e il titolare del vicino kebab a cercare di dare una mano. In pochi minuti, in viale San Lazzaro si sono precipitate le ambulanze del Suem e i carabinieri del radiomobile. Per la povera mamma non c'era più nulla da fare: era morta sul colpo. I sanitari del 118 hanno accompagnato il marito, 35 anni, in ospedale: era sotto choc ed aveva bisogno di cure e di sostegno. Anche il bimbo è stato accompagnato al San Bortolo e trattenuto in pediatria, per essere seguito mentre il padre si riprendeva e chiedeva aiuto alla famiglia in patria. «Voglio far seppellire mia moglie dove è nata - ha spiegato -, ma non ho i soldi per permettermelo». Nel frattempo, i militari del maresciallo Lombardi hanno avvisato il pubblico ministero di turno Gava, che ha avviato un'inchiesta. Il nulla osta per la sepoltura verrà dato nella giornata di oggi. La tragedia, terribile, è giunta del tutto inaspettata anche per il marito. Il quale è stato sentito a lungo anche dai carabinieri ed ha spiegato che la situazione economica quanto mai precaria della famiglia aveva gettato la moglie nella disperazione. La giovane non ce la faceva più ad essere costretta a dipendere dalla generosità degli altri e dalla burocrazia degli aiuti pubblici. Qualche ora prima del dramma aveva discusso in maniera accesa con il marito, lamentandosi con lui di non avere il necessario per sfamare suo figlio. «È possibile?», gli aveva detto in lacrime. Il marito le aveva suggerito di portare pazienza, che prima o poi un lavoro lo avrebbe trovato. L'albanese da mesi manda curriculum, ma nessuno è disposto ad assumerlo vista la crisi.  Hajrije, la giovane mamma. non ha visto alcuna uscita in fondo al tunnel. E si è lanciata nel vuoto.

Diego Neri

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