martedì 24 aprile 2012

Cos’è il “signoraggio”?



Cos’è il “signoraggio”?


Se gli americani permetteranno alle banche di controllare la emissione della moneta da essi usata, sia con l’inflazione che con la deflazione, le banche e le corporations che prosperano intorno ad esse esproprieranno la gente a tal punto che i nostri figli si sveglieranno un giorno nullatenenti sul continente occupato dai nostri padri.

Il potere di emettere moneta dovrebbe essere tolto alle banche e restituito alla gente a cui appartiene. Sinceramente credo che le istituzioni bancarie che hanno il potere sulla moneta siano più pericolose per la libertà degli eserciti permanenti
.”

(Thomas Jefferson, ex presidente USA)

Le autorità, capi villaggio, re o imperatori, cominciarono a coniare “monete di Stato”, cioè tagli di oro (ed altri metalli più o meno preziosi) in  determinate forme e pesi. La forma circolare con le incisioni sul lato garantiva che la moneta non venisse limata e il volto del re serviva per ricondurre allo Stato che l’aveva messa. Infine veniva indicato il valore della moneta, inizialmente corrispondente al peso della moneta stessa.
Ad esempio una moneta da 100 pesava 100g e riportava indicata la dicitura “100”. Successivamente però il re (o altre autorità) presero a pretendere il cosiddetto diritto di signoraggio. Le monete emesse avevano un valore reale differente rispetto al valore nominale (cioè quanto indicato sulla moneta stessa). Una moneta che riportava la dicitura “100” aveva ad esempio solamente 98 grammi di oro.
Lo stato reclamava i 2 grammi “in eccesso” per sé. Inizialmente la sottrazione di oro era giustificata adducendo i costi reali del conio (fusione dell’oro, marchiatura, distribuzione delle monete).
E’ facile però comprendere come la tentazione di ricavare del margine dal signoraggio che, per quanto coercitivo poteva comunque essere giudicato un servizio (creare monete uguali con sistemi anti-limatura, ecc…), si sia fatta sempre più forte.
I governi cominciarono a trattenere ingiustamente una parte sempre più sostanziosa del prezioso metallo, coniando monete nelle quali il valore reale si allontanava sempre più dal valore nominale.
I cittadini erano obbligati ad accettare queste monete poiché rifiutarle significava rifiutare la figura stessa del re (stampata su un lato delle monete) che ne garantiva il valore.
Il re ad esempio poteva andare da un gioielliere ed acquistare 100 grammi in oro pagandoli con una moneta da “100” che in realtà aveva solo 80 grammi di oro.
In Cina, come possiamo leggere da un passo de “Il Milione” di Marco Polo, questo “diritto” di signoraggio veniva applicato addirittura sulle banconote, assolutamente prive di valore reale, ma che dovevano essere accettate da tutti i cinesi, in omaggio al Gran Khan che  le aveva emesse.
Or vi diviserò del fatto della seque e della moneta che si fa in questa città di Canbalu; e io vi mostrerò come lo Grande Kane puote piú spendere e piú fare ch’io non v’ò contato. E diròvi in questo libro come. Egli è vero che in questa città di Canbalu è la tavola del Grande Sire; e è ordinato in tal maniera che l’uomo puote ben dire che ‘l Grande Sire àe l’archimia perfettamente; e mosteròvilo incontanente. Or sappiate ch’egli fa fare una cotal moneta com’io vi dirò. Egli fa prendere scorza d’un àlbore ch’à nome gelso – èe l’àlbore le cui foglie mangiano li vermi che fanno la seta -, e cogliono la buccia sottile che è tra la buccia grossa e ‘l legno dentro, e di quella buccia fa fare carte come di bambagia; e sono tutte nere. Quando queste carte sono fatte cosí, egli ne fa de le piccole, che vagliono una medaglia di tornesegli picculi, e l’altra vale uno tornesello, e l’altra vale un grosso d’argento da Vinegia, e l’altra un mezzo, e l’altra 2 grossi, e l’altra 5, e l’altra 10, e l’altra un bisante d’oro, e l’altra 2, e l’altra 3; e cosí va infino 10 bisanti. E tutte queste carte sono sugellate del sugello del Grande Sire, e ànne fatte fare tante che tutto ‘l tesoro (del mondo) n’appagherebbe. E quando queste carte sono fatte, egli ne fa fare tutti li pagamenti e spendere per tutte le province e regni e terre ov’egli à segnoria; e nesuno gli osa refiutare, a pena della vita. E sí vi dico che tutte le genti e regioni che sono sotto sua segnoria si pagano di questa moneta d’ogne mercatantia di perle, d’oro, d’ariento, di pietre preziose e generalemente d’ogni altra cosa. E sí vi dico che la carta che si mette (per) diece bisanti, no ne pesa uno; e sí vi dico che piú volte li mercatanti la cambiano questa moneta a perle e ad oro e a altre cose care. E molte volte è regato al Grande Sire, per li mercatanti che vale 400.000 bisanti e ‘l Grande Sire fa tutto pagare di quelle carte, e li mercatanti le pigliano volentieri, perché le spe(n)dono per tutto il paese.
E molte volte fa bandire lo Gra(nde) Kane che ogni uomo ch’àe oro o ariento o perle o priete preziose o alcuna altra cara cosa, incontanente l’abbi a porta[r]e a la tavala del Grande Sire, e egli le fa pagare di queste carte; e tanta gliene viene di questa mercatantia che è uno miracolo. E quando ad alcuno si rompe e guastasi alcuna di queste carte e egli vae a la tavola del Grande Sire, incontanente gliele cambia e (ègli) data bella e nuova, ma sí gliene lascia 3 per 100. Ancora sappiate che se alcuno vuole fare vasellamento d’ariento o cinture, e egli vae a la tavola del Grande Sire, dell’ariento del Grande Sire gliene dà tanto quanto vuole per queste carte, secondo che si spendono. E questo è la ragione perché ‘l Grande Sire dé avere piú oro e piú ariento che niuno signore del mondo; e sí vi dico che tra tutti li signori del mondo non ànno tanta ricchezza com’à ‘l Grande Kane solo.
(Marco Polo, “Il Milione”)
Lo Stato, appropriandosi di parte o di tutto il valore reale della moneta, aveva dato il via al processo diinflazione. Infatti ciò che era accaduto era che ora circolava più moneta che “ricchezza reale” e la prima conseguenza era la perdita di potere di acquisto della moneta. Avendo ricchezza creata dal nulla (attraverso la creazione di pezzi dal solo valore nominale) se lo Stato ci guadagnava qualcuno doveva pur perderci.
Chi ci perdeva era il popolo dei produttori, coloro che erano costretti ad accettare la moneta di Stato. L’inflazione, cioè la svalutazione delle monete, altro non è infatti che un’altra tassa, cioè un furto.
Questo processo fu poi accelerato dalla nascita delle banche.

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