sabato 28 aprile 2012

La promessa del BRICS


La promessa del BRICS e la fine della NATO
di Igor Nikolaevic Panarin - Dario Citati - 27/04/2012
Fonte: geopolitica-rivista 

La promessa del BRICS, la minaccia della GB, la fine della NATO. Il mondo visto da Igor Panarin
In concomitanza con l’uscita deprimo numero di Geopolitica dedicato alla Russia, Dario Citati (ricercatordell’IsAG) haintervistato per noi Igor’ Nikolaevič Panarin, membro dell’Accademia russa di ScienzMilitari e docentepresso l’Accademia diplomatica del Ministero degli Esteri della FederazioneRussa. L’intervista, realizzata il 16 aprilpresso il “Dom Žurnalista” di Mosca, ha toccato trtemi di assoluto rilievo per il futuro prossimo del Paese: una panoramica sullprospettivdel terzo mandato presidenzialdi Vladimir Putin; il ruolo della Russia nel contesto dei paesi BRICS; lrelazioni russo-europesullo sfondo della crisi economica.


D. C. Igor’ Nikolaevič, il messcorso il sito della nostra rivista ha ospitato un Suo lungo commento sulla situazione in Russia dopo leelezioni, in cui parlava della necessità di adottaruna nuova concezionedello Stato. Vorrei chiederLdi approfondirancora questo punto, sviluppandolo per così dir“per negazione”: alla lucdei complessi problemi chla Russia vivsul fronte interno anche in termini di consenso e stabilità sociale, quali sono secondo Lei gli errori cheVladimir Putin non dovrebbcommetternel suo terzo mandato?
I. P. Direi chPutin devcercardi non ripetergli stessi errori commessi a suo tempo da Pëtr Stolypin1 – di cui tra l’altro è un dichiarato estimator edall’ultimo zar Nicola II. Anchall’inizio del XX secolo, infatti, la Russia aveva conosciuto un balzo in avanti considerevolsul piano economico e i ritmi di crescita della popolazionerano straordinari: circa il 32% di incremento annuale, la percentualpiù elevata al mondo. Sotto Nicola II la popolazionearrivò in vent’anni a circa 60 milioni, una cifra enormsrapportata a quell’epoca e chcorrisponda meno della metà dell’attualpopolaziondella Federazionrussa. Allo stesso tempo, malgrado certi successi economici, nella Russia di Nicola II si era andato consolidando un movimento rivoluzionario checontribuiva alla destabilizzaziondel Paese. Né Nicola II né Pëtr Stolypin furonoin grado di individuardei meccanismi per trovaruna via d’uscita e proporrealla società un sistema di valori forte, che invecera stato adottato dall’intelligencija sia per la classoperaia sia per la classmedia. Questo fu l’errorprincipaldi entrambi. Certo, Stolypin aveva pubblicamentespresso la necessità di costruiruna grandRussia ed evitarsconvolgimenti, ma in fondo non fu elaborata una vera e propria costruzionideologica adatta allcondizioni dell’epoca. La formula del contUvarov “autocrazia, ortodossia, nazionalità” siera rivelata efficacper quasi un secolo, cioè per gran partdel XIX e sino al principio del Ventesimo. Dopo i sollevamenti della rivoluziondel 1905 era però ormai necessario ricercarnuovformdi dialogo con i partiti politici e indicareun nuovo orientamento programmatico. Nientdi tutto ciò fu realizzato. Di conseguenza, anchil fattoresterno finì per rivelarsi importante, in virtù del ruolo chiavgiocato dall’Impero britannico nell’organizzaziondel colpo di Stato. Purtroppo Stolypin Nicola II si orientarono verso la rottura dellerelazioni con la Germania guglielmina e verso un avvicinamento con l’Impero britannico, il chcostituì un tremendo errorgeopolitico. In ultima analisi tutto ciò condussall’assassinio dello stesso Stolypin successivamentalla fucilaziondi Nicola II.
Vent'anni di Russia: il primo numero di GeopoliticaIn questo senso, Putin devesenz’altro trarreinsegnamento dai tragici avvenimenti occorsi un secolo fa. Anchoggi siamo infatti inpresenza di determinati successi economici sullo sfondo generaldi una crisi che inveccoinvolgl’Europagli Stati Uniti d’America. Ma una partdell’intelligencija, semprcontagiata dal ‘virus’ britannico, mira alla destabilizzazione. A mio avviso sussistono dustradeper il superamento di questa situazione: l’elaboraziondi una nuova dottrina per lo sviluppo del Paesil blocco deciso dell’influenza di quello chancora oggi è “l’impero” britannico. Ma questedusoluzioni devono esseradottate insieme, non separatamente, limitandosi cioè ad azioni repressivcontro le ingerenzesternsenza però proporrnulla di concreto. Stabiliruna nuova agenda di lavoro è il compito principaldi Vladimir Putin. In generalio nutro attesper azioni importanti già in vista del periodo compreso fra il 7 maggio2 ed il 6 giugno – anniversario della nascita di Aleksandr Puškin – perché non si può lasciar passartroppo tempo. Nel corso di questo primo mese, dal 7 maggio al 6 giugno, Putin devgià realizzarazioni importanti soprattutto nella sfera dell’informazione, decisioni chdelineino un chiaro orientamento ideologico, dando vita a strutturcapaci di dareapplicazionrealalldecisioni. Sciò non sarà fatto, a mio avviso l’evoluzionedegli avvenimenti prenderà una piega tragica tanto per Putin quanto per il Paese. Ed ovviamentio non auspico questa eventualità.
D. C. Dal fronte interno passiamo a quello internazionale. La realtà dei paesi BRICS, in costantconsolidamento, sembra accelerarsemprpiù la transizionverso un mondo multipolare. Proprio in virtù della sua dimension“multicontinentale”, talrealtà non sembra pe esseril risultato di un’alleanza fra Stati costituitasi secondo criteri geopolitici “classici”, quanto piuttosto l’affermazionautonoma di nuovi poli geoeconomici chmostrano progressivamentdi averpunti in comunein politica estera. A Suo giudizio, il BRICS può davvero svilupparsi comeun organismo sovranazionaldal valorstrategico per la Russia, controbilanciando la periclitantsupremazia statunitense? Oppure, al contrario, i Paesi chlo compongono potrebbero manifestarnel lungo periodo interessi divergenti e magari giungera competergli uni con gli altri?
I. P. Io credo proprio chil BRICS sia decisamentla più promettenteorganizzazione internazionaldel XXI secolo, mentrad esempio ritengo chla NATO finirà per estinguersi in ragiondel fatto chgli Stati Uniti non sono più ingrado di finanziarla. Oggi il 70% dellspesmilitari della NATO è sostenuto da un solo Paes– gli USA, per l’appunto – chè coperto di debiti. In linea generale, la maggioranza dell’élitpolitica statunitenscomprendormai di nonesserpiù in condiziondi sovvenzionarl’alleanza. La NATO è ormai un’organizzazionsenza prospettivfuture, a tal punto chsarebblegittimointerrogarsi su comrimodellarnl’architettura. Relativamentalla prospettiva multipolare, invece, il BRICS tiene uniti già quattro continenti, cioè America meridionale, Africa, Asia ed Europa (nella misura in cui si consideri la Russia compartdello spazio europeo). Si tratta di una struttura unica nel suo genere, chnell’ultimo summit in India ha dimostrato di assumerormai una fisionomia anche in senso geopolitico. Ci tengo a ricordarche, rispetto al problema siriano, in sedONU soltanto Russia e Cina avevano in un primo momento posto il veto alla risoluzionproposta dai Paesi NATO contro Damasco. Successivamente, dopo il summit indiano dei BRICS, il Brasill’India – che in precedenza avevano votato a favordella risoluzioncontro la Siria – hanno pubblicamentsostenuto il veto russo-cinese. Ciò vuol dirchnel corso di un mesRussia e Cina sono riusciti a convinceraltri dupartners BRICS ad assumeruna posizionchfossunanime. Mi sembra chquesto sia unindicatorimportantdi quanto l’organizzazionsia in grado di trovarun accordo fra i membri chla compongono: nel corso di un mesabbiamo osservato il cambio di posizionda partdi India e Brasile. Un cambiamento digrandsignificato.
I paesi BRICSPenso anchal fatto chequesti cinquPaesi quasi non hanno motivi di scontro gli uni con gli altri: per esempio, fra Russia e Brasilc’è una notevolcomunanza di vedute in molti ambiti; vi sono sì alcuni attriti fra IndiaCina, chperò possonoesserregolati proprio nell’ambito dei lavori dell’organizzazione. PechinoNuova Delhi, d’altronde, non sono interessati ad un’eventualguerra contro l’Iran perché leconomidi entrambi questi giganti hanno bisogno di attingereal petrolio iraniano e non certo di una crisi nella regione. In relaziona tutto ciò, ritengo che in prospettiva il BRICS debba accoglieranchPaesi comArgentinaMessico – i più importanti dell’area latinoamericana – e diventarquindi un gruppo a sette. A questa seconda fasnel processo di allargamento BRICS i duenuovi Paesi sarebbero certo favorevoli, garantendo così al gruppo BRICS uno spazio allargato e persino una maggiorapertura verso la partsettentrionaledel continentamericano. D’altrondl’Argentina è partdel MERCOSUR, mentrela Russia sta costituendo l’UnionEurasiatica: queststrutturregionali davvero possono incarnarun sistema di relazioni internazionali bilanciato, all’interno del qual in linea di principio – non vi siano conflitti di portata globalfra i grandi Paesi. Già adesso tra India e Russia vi sono ottimi rapporti di lunga data, mentrtra Russi e Cinesi sono stati appianati molti contrasti. In questo quadro vi sono tuttlcondizioni, grazial sostegno del Sudafrica, per trovaruno sbocco verso il continentafricano, dovla Cina d’altrondlavora già molto attivamente. Sla FederazionRussa, dal canto suo, riuscissa ristabilirlsueposizioni in Libia e in Siria, sarebballora possibilavviarun progetto chepersonalmentsostengo molto: la costruziondi un sistema ferroviario transafricano con l’attiva partecipaziondegli ingegneri russi. Persino l’idea di realizzaruna linea ferroviaria chda Mosca arrivi a Città del Capo non è forsecosì chimerica: un primo progetto potrebbcollegarMosca e il Cairo attraverso Israele, per poi proseguircon una linea ferroviaria chdal Cairo percorra tutto il continentfino al Sudafrica. Sarebbcerto un progetto economico davvero mastodontico, di straordinaria portata, chcreerebbun clima favorevolissimo agli investimenti in tutto il continentafricano, offrendo opportunità redditizieper tutti i Paesi BRICS. Credo chun’iniziativa di questo tipo rappresenterebbeinfatti non soltanto un’occasionstraordinaria per la Russia, bensì un piano di sviluppo per tutta l’Africa di grande interessanchper la Cina. L’India, a sua volta, potrebbdaril suo contributo nel settordella tecnologia informatica, punto fortdella sua produzione industriale. Da tutto ciò deriverebbun quadro di pacifico acclimatamento economico in Africa dei Paesi BRICS. Penso cheun’idea comquesta rivesta un’importanza strategica per tutti: in un eventualesummit BRICS in Africa questioni di questo tipo andrebbero senz’altro discusse. Per tuttquestragioni il BRICS mi sembra l’organizzazionpiù promettentenon posso chfelicitarmi della sua crescente influenza. La rinuncia al dollaro comsistema di pagamento nsarebbun coronamento decisivo: una percentualconsiderevoldegli scambi economici mondiali uscirebbdall’area del dollaro. Non solo l’uscita della Russia, chforspuò considerarprioritaria questa prospettiva, ma anchl’uscita dell’India dalla zona dollaro implicherebbeun serio sconvolgimento per tuttquelloperazioni finanziaricommerciali fondatsu questa valuta.
D. C. Un’ultima domanda a proposito di un tema importantecontroverso: il rapporto tra FederazionRussa e UnionEuropea nel contesto della crisi economica. Il caratteraltalenantdi questo rapporto è condizionato, a mio avviso, da ducontraddizioni interneall’Europa chndeterminano la debolezza decisionalla scarsa unità politica. La prima è di natura diplomatico-militarconcernla difficoltà di conciliarcontemporaneamentgli interessi europei equelli dell’Alleanza atlantica. In presenza di qualsiasi crisiinternazionale, infatti, viena crearsi una sorta di conflitto di attribuzioni e competenztra la NATO e l’UE, con una sistematica prevalenza della prima sulla seconda chdi fatto riducla dimensionepropriamenteuropea nellsceltdi politica estera. L’altra contraddizionè di ordineconomico, giuridico-istituzionale, ma forseancor più geopolitico: la condotta ambivalentdella Gran Bretagna. Da un lato, Londra è un Paesmembro dell’Ucon un’importantvoce incapitolo nell’intera vita politica dell’Uniondell’Europarlamento; dall’altro lato, essa non ha adottato l’euro e graziad alcuni “out-put” sanciti nei Trattati goddi alcuni privilegi, tra cui la discrezionalità di non adottarlo mai neanche in futuro. Forsanchper questo gliinteressi degli investitori choperano nella City londinessembrano confliggercon quelli degli Stati dell’Europa continentale. Lo ha ben dimostrato, da ultimo, il Consiglio Europeo del 9 dicembr2011, in cui David Cameron si è opposto strenuamentalla proposta franco-tedesca di istituiruna disciplina fiscalmeccanismi di controllo sulletransazioni finanziaricomuni a tutti i Paesi membri. In chmisura questducontraddizioni – il ruolo della NATO chspesso sopravanza quello dell’Ula situazion“anfibia” della Gran Bretagna – ostacolano il rapporto dell’Europa con la Russia? Il loro superamento costituiscuna precondizionper un partenariato davvero stabiltra FederazionRussa ed UnionEuropea, oppurvi sono margini di dialogo anchnellcondizioni presenti?
I. P. In primo luogo non bisogna mai dimenticarchla NATO è sorta suiniziativa di Winston Churchill: è quindi secondo mprofondamentsbagliato pensarchl’organizzazionsia completamentegemonizzata dagli USA. Certo, gli USA sono i principali finanziatori della NATO, ma l’amministrazionela coordinazione in Europa sono appannaggio di Londra. In quest’ottica la NATO è nei fatti il principalfreno per l’Europa, perché la Gran Bretagna blocca qualsiasi processo di integrazione, non solo relativamentall’euro, comsi è visto in moltoccasioni: nella sostanza la politica di Londra è profondamenteantieuropea e “anti-integrazionista”. Per superarquesto stallo, a mio parere, si possono percorrerdiversstrade: l’Europa potrebbad esempio puntarad isolarla Scozia dalla Gran Bretagna, anchsino a sostenernl’indipendenza. La Scozia potrebbpoi ben rientrarnell’UnionEuropea, nell’ipotesi chla stessa UnionEuropea venga rifondata su basi completamentnuove, giacché èevidentchnellcondizioni in cui versa non è in grado di durara lungo. Oppure, si potrebbpuntaralla riunificaziondell’Irlanda: una volta mitigata l’influenza britannica, avrebbe inizio un processo di rifondaziondell’Europa. Chiaramente, qui sorgspontanea la domanda: qualEuropa? In luogo dell’UnionEuropea attuale, l’Europa potrebbtrovarl’unità costituendo duecoalizioni di Stati: una settentrionale, riunita intorno alla Germania con la presenza dei Paesi scandinavi, ed una meridionala presidio del Mar Mediterraneo. Una volta proposi proprio il concetto di “UnionAnseatica”, riferendomi alla regionsettentrionale: ciò rafforzerebbquel legampoliticoIl gasdotto Nord StreamRussia-Nord Europa chesostanzialmentriproducel’itinerario del gasdotto settentrionalchla Russia ha costruito in Germania, ma con un valoraggiunto perché includentla Norvegiaed anchil ruolo accresciuto della Danimarca. Una soluziondi questo tipo a mesembra abbastanza promettente, sfondata su basi politico-economichereali, e sarebbfruttuosa anchcon i Paesi dell’Europa meridionale. D’altra partla stessa crisi greca in certa misura non è un problema della Grecia, bensì dei debiti chsono detenuti dallbanchbritanniche. E questa situazioncontinua adesseril principalproblema europeo, un problema chsembra non trovarvia d’uscita. Nella misura in cui l’Europa riuscissad emanciparsi dal fattorebritannico vi sarebbero meno problemi per la stabilizzazione. Certo, lipotesi sulla futura fisionomia politico-istituzionaldell’Europa meriterebbero di esseretuttoggetto di dialogo, ma sono convinto che in primo luogo occorra ridimensionaril ruolo della Gran Bretagna, riducendo al minimo la suainfluenza nellquestioni europee. In generalnon direi neppurchla GranBretagna sia un Paeseuropeo, perché a tutt’oggi resta uno stato “colonialista” chnel solco delltradizioni dell’Impero britannico tenta ancora di ostacolareogni tipo di integrazionnel continenteuropeo. Ovviamente, la Gran Bretagna non lo afferma in modo così esplicito, ma tuttlsuazioni concretvanno inquesta direzione. Gli ultimi decenni hanno ampiamentdimostrato chla politica britannica è costantementvolta, in modi diversi, a dis-integrartuttelformdi integrazioneuropea. Credo quindi chl’Europa continentaledovrebbpuntarad unirsi tenendo fuori la Gran Bretagna. Ed allora sì, anchelpossibilità di intesa con la Russia avverrebbero in tutt’altrcondizioni.

NOTE:
Igor’ Nikolaevič Panarin, membro dell’Accademia russa di ScienzeMilitari, è docentpresso l’Accademia diplomatica del Ministero degliEsteri della FederazionRussa.

1. Primo ministro russo dal 1906 al 1911.
2. Insediamento di Vladimir Putin compresidente.

Nessun commento:

Posta un commento