Riflessioni sul naufragio della nave Costa Concordia
La sera del 13 gennaio 2012, la nave di crociera “Costa Concordia", salpata da Civitavecchia, urta tra le 21:20 e le 21:40 gli scogli a 500 metri dal porto dell'Isola del Giglio. Il naufragio è preceduto da un black out. Nella murata si apre uno squarcio di 70 metri: i morti sono 13, mentre è imprecisato il numero dei dispersi. Il comandante, Francesco Schettino, è prima sottoposto a fermo giudiziario, poi arrestato con l'accusa di omicidio colposo plurimo, naufragio e abbandono della nave. Dopo pochi giorni gli vengono accordati i domiciliari.
Questa è, in estrema sintesi, la cronaca del disastro, stando alle fonti ufficiali. Qui non si intende tentare di comprendere se il naufragio della nave sia stato un incidente, causato dall’imperizia e dalla superficialità del comandante o un caso orchestrato come l’incidente del "Titanic" che affondò il 14 aprile 1912, dopo aver cozzato contro un iceberg. Nella sciagura morirono, tra gli altri, alcuni pezzi grossi contrari alla fondazione della "Federal Reserve", l’istituto di credito privato che, con il sistema del signoraggio, tiene in pugno e scortica i contribuenti statunitensi. I sospetti circa l’’affondamento del transatlantico si concentrano sulla Compagnia di Gesù. [1]
Bisogna, invece, denunciare il pressappochismo di quei gazzettieri come Vittorio Zucconi (nomen omen) che subito si sono precipitati a screditare le interpretazioni, secondo cui dietro la tragedia del "Costa Concordia", potrebbe nascondersi la mano dei soliti noti. Ora, prescindiamo pure dalla malafede dei vari pennivendoli che sono capaci pure di contestare la storicità della congiura ordita in Firenze dai Pazzi: si deve, però, con forza sottolineare che costoro non conoscono la differenza tra cronaca e storia. I vari apologeti del sistema, frodando i lettori, subito trasformano i fatti dell’attualità (un’attualità sovente controversa ed oscura) in storia, una storia scritta da loro ad uso e consumo dei potenti da paggi grafomani. Ormai i cronisti non esistono più né gli editorialisti: Vittorio Zucconi è solo un travet più inutile che patetico. Eppure si atteggia a scriptor rerum, laddove, se la semplice cronaca richiede onestà intellettuale, coraggio, obiettività, fiuto, la storiografia esige una capacità di discernimento e di indagine, del tutto precluse agli imbrattacarte.
La storia vera, come ci insegna Victor Hugo, è quella segreta: è una storia vergognosa nei cui meandri, sprovveduti arroganti come Zucconi, non sono in grado di gettare nemmeno uno sguardo dei loro occhi offuscati. Un giornalista serio, ma dureremo fatica a trovarne anche un solo nelle redazioni dei media di regime, analizza i “fatti”, prima di trinciare giudizi che, tra l’altro non sono di sua competenza. E’ necessaria la prudenza, mentre dominano l’avventatezza e la superficialità. In questo modo sfuggono i particolari coincidenze (certe combinazioni suscitano molte perplessità) significative: se Schettino uscirà pressoché impunito dalle vicende giudiziarie (i domiciliari suonano piuttosto strani, per quello che ha causato) o se sarà colpito da un “provvidenziale” infarto, si potrà pensare che il comandante è stato il classico “utile idiota” per compiere un piano nefando.
Si possono rintracciare altri indizi che potrebbero deporre a favore dell’ipotesi del disastro organizzato: alcuni sono labili, ma altri sembrano eloquenti. Ad esempio, l’abboccamento del 14 gennaio tra Fool Monti ed il mefistofelico pontefice Benedetto XVI. Il presidente del coniglio ha omaggiato il suo augusto ospite di una riproduzione degli "Atlanti nautici" realizzati da Francesco Ghisolfo nel XVI sec. L'antico codice consta di carte nautiche con le rotte oceaniche verso il Nuovo Mondo. “Il libro”, ha commentato il papa con un sorriso sornione, “ha un valore simbolico".
È comunque presto per pronunciarsi: occorre raccogliere testimonianze e resoconti, sceverare le fonti, esaminare la documentazione disponibile, prima di collocare in un contesto plausibile l’incidente in cui è stato coinvolto il “Costa Concordia”. I veri ricercatori dovrebbero imparare ad usare il condizionale, ad evitare la sicumera ed i dogmi: è proprio l’atteggiamento apodittico dei disinformatori a condannarli alla non attendibilità, ammesso e non concesso che essi, in qualche rara occasione, siano coerenti. Come possono detenere e dispensare la verità su tutto ed il contrario di tutto? Quali prodigiosi doti di chiaroveggenza consentono loro di conoscere “i labirinti de’ politici maneggi”?
È un errore gravissimo liquidare le supposizioni non ufficiali, vista la serie incommensurabile di accadimenti che la feccia mondialista ha diretto e provocato o, per lo meno, propiziato affinché potessero essere sfruttati, attraverso il solito schema triadico, “problema, reazione, risoluzione”.
Non attendiamoci, però, che Vittorio Zucconi e gli altri ottusi negazionisti siano in grado solo di sfiorare un’ombra di verità purchessia. Se dalle pietre non si cava il sangue, codeste sono zucche senza neanche una fibra di polpa. Buone solo per Halloween.
[1] Pare che i Gesuiti fossero interessati, con la complicità di Edward Smith, capitano della nave, a sua volta affiliato alla congregazione, a sbarazzarsi dei potenti Astor, Guggenheim e Strauss, tutti scomodi oppositori del progetto bancario che fu attuato di lì a poco, nel dicembre 1913, con l’istituzione della "Federal Reserve".
Fonte: Zret
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