L’economia del pianeta crescerà solo del 2,5, rispetto alle previsioni del 3,6. Scendono zona euro, Usa, Cina, India, Giappone. La crescita nei Paesi in via di sviluppo sarà del 5,4; nei Paesi ricchi dell’1,4. Favorire ammortizzatori sociali e programmi di infrastrutture. I prezzi delle derrate alimentari sono scesi del 14%, ma il problema del cibo rimarrà cruciale per i Paesi poveri.
Pechino – La Banca mondiale ha tagliato le sue previsioni sulla crescita globale, mettendo in guardia anche le nazioni emergenti. Se la crisi persiste soprattutto nella eurozona, la discesa sarà molto dura e nessuna nazione verrà risparmiata.
Presentando il rapporto sull’economia globale, Justin Lin, capo economista dell’organismo, ha detto che l’economia del pianeta crescerà solo del 2,5% nel 2012 (rispetto alle previsioni del 3,6); l’area dell’euro si contrarrà allo 0,3% (su stime precedenti dell’1,8); gli Usa cresceranno del 2,2 (rispetto al 2,9). Per il 2012 vengono ritoccate anche le prospettive di crescita del Giappone (1,9% da 2,6); della Cina (8,4 dall’8,9) e dell’India (1,9 dal 6,5%)
I dati rilasciati oggi in Asia (ieri negli Usa), sono impressionanti se paragonati con le previsioni del 2011 (2,7%), del 2010 (4,1) e del 2009 (2,9). La Bm ha però anche aggiunto che “perfino giungere a questi debolissimi risultati è molto incerto” e che se l’eurozona peggiorasse ancora di più, il “risultato negativo sarebbe ancora più lungo e più profondo” della precedente crisi del 2008, e nessuna nazione sarebbe risparmiata.
La crescita per le nazioni in via di sviluppo sarà del 5,4% (la previsione era del 6,2) e quelle delle nazioni ricche dell’1,4 (dal 2,7 pronosticato).
La BM raccomanda di mettere al primo posto u impegno negli ammortizzatori sociali e lanciare programmi di infrastrutture. Essa fa notare che, anche grazie alla crisi, nella maggior parte dei Paesi in via di sviluppo molti prezzi sono scesi e l’inflazione è diminuita. Nonostante ciò, si aggiunge “la sicurezza del cibo per i più poveri – compreso il Corno d’Africa – rimane una preoccupazione fondamentale”. Da un picco nel febbraio 2011 (in corrispondenza con la “primavera araba”), i prezzi sono scesi del 14%.
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