martedì 31 gennaio 2012

Le conseguenze della crisi


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Ap – Economia
Le conseguenze della crisi
di Savino Frigiola


Tra i tanti disastri provocati dall’attuale crisi economica, si registra anche qualche aspetto positivo, se tale risulta chiarire e capire le reali posizioni delle forze politiche in campo ed i relativi celati e reconditi retroscena. E’ saltato l’atavico e latente equivoco della connivenza all’interno della destra tra le due anime completamente diverse ed antagoniste fra loro, quella sociale, votata a realizzare e sostenere le istanze sociali e quella economica da sempre al servizio dei banchieri. I consensi alla destra sono sempre arrivati dalla condivisione dei programmi economici e sociali, regolarmente poi stravolti e disattesi dai più facoltosi ed arroganti soggetti di partito, proprio perché legati e foraggiati dai signori banchieri e finanzieri e quindi al loro servizio.

In questa crisi, prima economica e poi politica, alla fazione della destra economica è stato affidato il lavoro sporco di far saltare la maggioranza al governo Berlusconi, ritenuto non abbastanza allineato sugli interessi dei banchieri, nonostante il pacchetto delle 6 leggi approvate in loro favore. E’ saltato anche il coperchio all’interno del pentolone della sinistra, ragion per cui sono emersi chiaramente i due tronconi che da sempre hanno albergato nel poco monolitico blocco della sinistra: quello secondo l’impostazione ufficiale a difesa del lavoro e dei lavoratori e quello da sempre allineato, con azioni più coperte e riservate, sulle posizioni dei così detti poteri forti (Passera - Debenedetti), contro i quali si è sempre scagliata la propria base.

L’accurata azione di lavaggio del cervello praticata all’interno dello schieramento di sinistra per fuorviare l’individuazione dei reali responsabili è giunta a tal punto che ancora oggi i vecchi e convinti compagni, con in testa l’imposto fantasma del capitalismo, faticano ad identificare nei banchieri, i veri artefici dei disastri economici e sociali che vengono calati sul territorio con il convinto sostegno del PD.

Questa crisi ha fatto anche emergere l’inadeguatezza dell’azione politica svolta dalla “Lega” a difesa delle partite IVA tuttora strangolate e massacrate del sistema bancario e monetario a dimostrazione che gli aspetti economici e monetari devono essere decisamente affrontati e risolti e non solo sommessamente sussurrati. Altrettanto evidente la fretta dimostrata dai banchieri ad imprimere una accelerata alla realizzazione dei loro disegni che secondo loro procedevano troppo a rilento. Emersa anche la diffidenza dei banchieri verso i politici che pur servili ed obbedienti cominciavano a dare segni di nervosismo per la perdita di popolarità che andavano collezionando nell’imporre al proprio elettorato le misure volute dalla cricca dei banchieri europei. Deve essersi trattato di un vero caso d’emergenza per costringere i banchieri a uscire allo scoperto per assumere in prima persona responsabilità di governo, dopo aver costretto i propri camerieri, sia di destra che di sinistra accasati nel Parlamento, a sostenere apertamente il governo Monti.
E’ caduto anche il tabù del perenne ed inconciliabile dissidio tra destra e sinistra. Le due compagini, obbedienti e con grande disinvoltura si sono unite diligentemente a sostegno del governo dei banchieri. Da tutto ciò deriva che quelli che creano discriminazioni all’interno delle forze d’opposizione al governo Monti finiscono per impedire azioni congiunte ed organizzate con gli apporti sinergici dei rispettivi saperi ed esperienze, finiscono per portare acqua al governo dei banchieri alla stessa stregua degli agenti depistatori assoldati dal “sistema” per svolgere l’antica quanto subdola azione del “divide et impera”.

Chiariti sommariamente questi essenziali aspetti occorre seriamente individuare l’appropriata strategia, alla quale tutti attenersi, per uscire dalle grinfie dei banchieri. La loro azione di strangolamento dello Stato e del mercato avviene mediante il brandeggio del debito pubblico, che loro stessi incrementano, mediante l’emissione e la gestione monetaria, sottratte nel tempo, allo Stato con il giochino delle tre carte,. Bisogna smettere di formare nuovo debito e ridisporre delle risorse necessarie per il rilancio dell’economia e della occupazione. Ciò si realizza perfettamente ed esclusivamente con il ritorno dello Stato ad emettere la propria moneta, in nome e per conto dei cittadini, ivi compreso il controllo e la relativa gestione, nell’interesse di tutta la comunità nazionale, e non per le tasche dei banchieri, come solo lo Stato con i suoi organi politici è in grado ad adempiere. La nostra invidiabile e positiva esperienza nei cento anni di attività svolta in questo senso, dal 1874 al 1975, certificano e dimostrano l’indispensabilità a procedere rapidamente in questa direzione, pena il dover sopportare, con tutte le nefande conseguenze, la lunga e mortificante agonia che si concluderà solamente quando sarà completamente smantellato tutto il nostro sistema produttivo. La medesima terapia, in condizioni economiche analoga alla nostra, nel 1933 in America fu raccomandata da  Irving Fisher di Yale al Governo degli Stati Uniti.

 Il grande economista, della famosa scuola di Chicago, affermò che per fare uscire gli Stati Uniti dalla grande depressione che ancora perdurava, a seguito della crisi del 1929, doveva essere restituito alla Stato, come descritto nel suo  libro: «100% Money», il monopolio esclusivo dell’emissione monetaria. Questa sua convinzione fu rafforzata nell’aver constatato che mentre quasi tutti gli altri Paesi erano in crisi, travolti dalla grande depressione, l’Italia era uno dei pochi con l’economia in espansione, grazie alla propria emissione monetaria che le permetteva di poter disporre delle relative risorse per realizzare i propri scopi istituzionali senza indebitarsi nel confronto dei banchieri. Si addiviene alla stessa conclusione anche facendo altro percorso conoscitivo. Se si esamina attentamente i bilanci della BCE e della Banca d’Italia, entrambe private si riscontra:. nel bilancio al 31/12/2010 della BCE, tra le passività, si legge: Banconote in circolazione = € 67.176.191.390 (senza stabilire chi sia il creditore, essendo impossibile poiché inesistente) Premesso che nella suddivisione degli utili tra BCE ed ex Banche centrali dei vari stati il rapporto tra loro concordato è rispettivamente 8 % alla prima e 92 %, alle seconde, in questo caso la Banca d’Italia nel proprio bilancio del 31/12/2009 tra le passività compare la voce “banconote in circolazione = € 132.840.084.030, anche in questo caso senza poter specificare il creditore poiché inesistente.

Dal silenzio omertoso che si ottiene alla semplice domanda : chi è il beneficiario di queste due voci di debito, che per il sistema monetario diventano utili occulti, ai quali bisogna aggiungere gli oltre 100 miliardi di interessi sul debito pubblico, si può comprendere senza equivoci che le metastasi e gli intrecci sviluppatesi all’interno del sistema bancario-monetario, rendono questi organismi ormai irrecuperabili per svolgere la corretta funzione di monetizzare il mercato finalizzata allo sviluppo ed al benessere dei cittadini. Inutile perdita di tempo e di energie quindi rincorrere la nazionalizzazione della Banca d’Italia e cercare di raddrizzare la funzione della BCE. Le cifre in ballo, sottratte indifferentemente da tutte le tasche dei cittadini a beneficio dei banchieri sono così rilevanti da rendere del tutto ridicole quelle che il governo Monti intende recuperare strizzando professionisti, tassisti, e farmacisti. Queste considerazioni e questi argomenti ritenuti sino a qualche tempo astrusi, di scarso interesse e di non facile comprensione, stanno diventando sempre più comprensibili, e lo saranno sempre più man mano che la gente comincerà a rendersi conto di dover pagare l’affitto di casa sua ai banchieri, lo Stato in questo caso fa’ solo l’esattore, specie se sommate alle rate del mutuo ancora in corso. Il tutto ovviamente a maggior gloria e per assicurare e migliorare gli incassi ai signori banchieri.  O la politica si sveglia e recupera la sua funzione o le singole “autority” nominate appropriatamente dai banchieri, la renderanno inutile e superflua; ivi compreso la fastidiosa presenza dei politici per non rischiare che  potrebbero anche riscoprire il proprio ruolo a difesa della gente e dell’intero mercato. Mai come oggi: o con i cittadini o con i banchieri.
   S. F.


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