La mannaia di Bondi su tutti tranne Parlamento, Quirinale e Consulta
ROMA – La mannaia del commissario Enrico Bondi non si abbatterà sul Parlamento, sulla Presidenza della Repubblica e sulla Corte Costituzionale.
La famosa spending review, la revisione della spesa, non si applica a questi organi istituzionali per preservarne l’autonomia. La bozza del documento preparata dal ministro Giarda recepisce i vincoli che a livello costituzionale tutelano l’autogoverno di questi organi. Insomma il tecnico chiamato dai tecnici non potrà ficcare il naso nei loro bilanci: se, come si dice, anche per loro è scattata l’ora dei risparmi e della fine delle spese inutili, il giro di vite se lo daranno da soli.
La bozza descrive in 14 articoli compiti, prerogative e obiettivi affidati al commissario. Enrico Bondi resterà in carica un anno. ”Il commissario è tenuto a presentare entro 15 giorni dalla nomina un cronoprogramma al consiglio dei ministri sulla spending review”: già questa mattina Bondi ha iniziato a lavorare e ha incontrato ilo ministro Giarda. Il Commissario ha il potere di chiedere informazioni e documenti alle singole amministrazioni, nonché di disporre che vengano svolte ispezioni a cura dell’Ispettorato per la funzione pubblica e del Dipartimento della Ragioneria generale dello Stato”.
Le amministrazioni pubbliche ”entro 24 mesi” devono adottare misure ”finalizzate al contenimento dei consumi di energia”: Bondi vigilerà che si spengano tutte le luci alla sera negli uffici i quali dovranno utilizzare tutte le novità per il risparmio energetico. Senza dover chiedere il permesso a chicchesia: ”Il Commissario opera in piena autonomia e con indipendenza di giudizio e di valutazione”, si legge sempre nella bozza. Le sue forbici si applicheranno in particolare per eliminare inutili spese di rappresentanza. E poi basta con i convegni, il numero dei dirigenti sarà drasticamente ridotto, così come il numero di enti strumentali, enti vigilati e società’ pubbliche. Quando fra un anno Bondi avrà trovato 4,2 miliardi risparmiati con i tagli, fra un anno potrà lasciare il Palazzo, magari con il suo “Pandino” come alla fine della sua esperienza di tagliatore alla Parmalat.
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