La Nave dei Folli
di Ted Kaczynski* - 17/05/2012Fonte: kelebe
*Tredici anni fa, Tim La Pietra,
uno studente dell’università di New York, scrisse a Ted
Kaczynski presso la supermax – la sezione di isolamento nel
carcere di massima sicurezza – di Florence, Colorado, chiedendogli un
articolo per la piccola rivista studentesca che La Pietra curava.
Kaczynski rispose, scrivendo a mano un racconto su undici fogli,
intitolato La
nave dei folli. Ricopio la bella traduzione
dal sito, Inhuman
Cage, con qualche piccolissima modifica.
...
C’era una volta una nave il cui capitano e
marinai divennero così fieri della propria maestria, così pieni di
hybris e così fieri di se stessi che impazzirono. Girarono la nave verso
nord e navigarono fino ad incontrare iceberg e pericolose correnti e
continuarono a navigare a nord verso acque via via più perigliose,
solamente per godere della possibilità d’eseguire atti di navigazione
sempre più brillanti.
Mentre la nave
raggiungeva latitudini via via più alte i passeggeri e i marinai
divennero progressivamente nervosi. Iniziarono a bisticciare tra loro e
a lamentarsi delle proprie condizioni di vita.
“Dio mi fulmini se questo non è il
peggior viaggio che ho mai fatto!” esclamò un vecchio marinaio. “La
coperta è lucida di ghiaccio; quando sono di vedetta il vento mi
taglia il giaccone come un coltello; ogni volta che cazzo la randa per
poco non mi congelo le dita; e per tutto quello che ci guadagno sono
cinque miseri scellini al mese!”.
“Pensi che ti vada male!” disse una passeggera. “Io
non riesco a dormire la notte per il freddo. Le donne a bordo non
ricevono tante coperte quanto gli uomini. Non è giusto!”
Un marinaio messicano li interruppe: “Chingado!
Io ricevo solo la metà dei soldi dei marinai inglesi. Abbiamo bisogno
di molto cibo per tenerci caldi in questo clima e io continuo a non
ricevere la mia parte; gli inglesi ne hanno di più. E la cosa peggiore è
che i marinai continuano a darmi ordini in inglese invece che in
spagnolo”.
“Io avrei più
motivi di tutti per lamentarmi”, disse un nativo americano. “Se
i visipallidi non mi avessero privato delle mie terre ancestrali non
mi troverei nemmeno su questa nave, qua tra gli iceberg e i venti
polari. Starei vogando su una canoa su un bel lago placido. Ho diritto
ad un indennizzo. Per lo meno il capitano dovrebbe concedermi di
allestire del gioco d’azzardo in modo che possa guadagnare qualcosa”.
Il nostromo si fece avanti: “Ieri
il capo marinaio mi ha chiamato “frocetto” perché succhio cazzi. Ho il
diritto di succhiare cazzi senza essere insultato!”
“Non sono solo gli umani ad essere
maltrattati su questa nave”, evidenziò un amante degli animali tra i
passeggeri, la voce tremante per l’indignazione. “La settimana
scorsa ho visto un mozzo calciare ben due volte il cane della nave!”
Uno dei passeggeri era un professore
universitario. Fregandosi le mani esclamò: “Ma tutto questo è
terribile! E’ immorale! Razzismo, sessismo, specismo, omofobia e
sfruttamento della classe proletaria! E’ discriminatorio! Dobbiamo
ottenere giustizia sociale. Equi diritti per il marinaio messicano,
salari più alti per tutti i marinai, un indennizzo per l’indiano, eque
coperte per le signore, un diritto garantito di succhiare cazzi e
niente più calci al cane!”
“Si, si!” urlano i
passeggeri e i marinai. “E’ discriminazione! Dobbiamo affermare i
nostri diritti!”
Un mozzo si
schiarì la voce: “Ahem. Avete tutti buone ragioni per protestare.
Ma mi sembra che ciò che dobbiamo davvero fare sia girare la nave e
puntare a sud, perché se continuiamo verso nord prima o poi
naufragheremo sicuramente e allora i vostri salari, le vostre coperte, e
il tuo diritto a succhiare cazzi saranno inutili, perché annegheremo
tutti”.
Ma nessuno lo degnò d’attenzione, perché era solo un
mozzo.
Il capitano e gli ufficiali, dalla loro stazione a poppa
li avevano osservati ed ascoltati. Ora sorrisero tra loro e ad un gesto
del capitano l’ufficiale in seconda scese dalla coperta a poppa, passò
dove erano riuniti i passeggeri e i marinai e si fece largo in mezzo a
loro. Assunse un’espressione serissima in volto e disse:
“Noi ufficiali dobbiamo ammettere che
sulla nave sono accadute cose davvero imperdonabili. Non c’eravamo resi
conto di quanto brutta fosse la situazione prima di sentire le vostre
proteste. Noi siamo uomini di buona volontà e vogliamo comportarci in
modo corretto. Ma, ehm, il capitano è un uomo piuttosto conservatore e
probabilmente dovrà essere spronato un po’ prima che apporti
cambiamenti significativi. La mia opinione personale è che se voi
protestate vigorosamente – ma sempre in modo pacifico e senza violare
le regole della nave – riuscirete a smuovere il capitano e a
costringerlo a risolvere i problemi di cui vi lamentate così
giustamente.”
Detto questo,
l’ufficiale in seconda tornò sotto coperta a poppa. Mentre se ne andava i
passeggeri gli urlavano dietro: “Moderato!Riformista! Liberale!
Lecchino del capitano!”. Ma nonostante questo fecero quello che
aveva detto loro. Si riunirono in un gruppo a poppa e si misero ad
urlare insulti agli ufficiali e ad affermare i propri diritti: “Io
voglio un salario più alto e migliori condizioni di lavoro”, urlò
l’abile marinaio. “Eguali coperte per le donne!” urlò la
passeggera. “Voglio ricevere i miei ordini in spagnolo”, urlò
il marinaio messicano. “Voglio il diritto d’organizzare giochi
d’azzardo” urlò il marinaio indiano. “Non voglio essere
chiamato frocetto!” urlò l’omosessuale. “Basta calciare il
cane!” urlò l’amante degli animali. “Rivoluzione ora!”
urlò il professore.
Il capitano e
gli ufficiali si riunirono e confabularono per diversi minuti,
ammiccando, accennando e sorridendo gli uni agli altri per un certo
tempo. Quindi il capitano uscì a poppa e con grande benevolenza
annunciò che il salario dell’abile marinaio sarebbe stato aumentato a
sei scellini al mese; il salario del marinaio messicano sarebbe stato
incrementato a 2/3 di quello degli inglesi e che gli ordini di cazzare
la randa gli sarebbero stati dati in spagnolo; la passeggera avrebbe
ricevuto una coperta in più; al marinaio indiano sarebbe stato permesso
di organizzare giochi d’azzardo la domenica sera; l’omosessuale non
sarebbe stato più chiamato frocetto purchè succhiasse cazzi
privatamente; e il cane non sarebbe stato calciato a meno che non
avesse commesso qualcosa di davvero cattivo come rubare del cibo.
I passeggeri e i marinai celebrarono
queste concessioni come grandi vittorie, ma la mattina dopo si sentivano
nuovamente insoddisfatti.
“Sei
scellini al mese sono una miseria e continuo a gelarmi le mani quando
cazzo la randa” si lamentò l’abile marinaio. “Continuo a non
ricevere lo stesso salario dei marinai inglesi e cibo insufficiente in
questo clima” disse il marinaio messicano. “Noi donne non
abbiamo ancora abbastanza coperte per tenerci al caldo” disse la
passeggera. Gli altri passeggeri e marinai espressero simili lamentele e
il professore continuò a spronarli.
Quando
ebbero finito il mozzo si fece avanti – a voce più alta questa volta
in modo tale che gli altri non potessero facilmente ignorarlo:
“E’ davvero terribile che il cane
venga calciato per aver rubato un po’ di pane e che le donne non abbiano
abbastanza coperte e che l’abile marinaio si congeli le dita e non
vedo perché il nostromo non dovrebbe succhiare cazzi se ne ha voglia.
Ma guardate che grossi che sono gli iceberg adesso e come il vento
soffia forte! Dobbiamo girare la nave verso sud, perché se continuiamo
verso nord naufragheremo e annegheremo.”
“Già”, disse il nostromo, “è
terribile che continuiamo a dirigerci a nord. Ma perché dovrei
continuare a succhiare cazzi di nascosto? Perché devo essere chiamato
frocetto? Non valgo come tutti gli altri?”
“Navigare a nord è una cosa terribile”,
disse la passeggera, “ma non vedi? Questa è proprio la ragione
perché le donne hanno bisogno di più coperte per scaldarsi. Esigo un
numero equo di coperte per le donne ora!”
“E’ verissimo”, disse il
professore, “che navigare a nord è causa di grandi difficoltà per
noi tutti. Ma dirigere la rotta a sud non sarebbe realistico. Non si
possono portare le lancette indietro. Dobbiamo trovare un modo maturo
per affrontare la situazione”.
“Guardate,”
disse il mozzo, “se lasciamo mano libera a quei pazzi a poppa
affogheremo tutti. Se riusciremo a salvare la nave, allora potremo
preoccuparci delle condizioni di lavoro, delle coperte per le donne e
del diritto di succhiare cazzi. Ma prima dobbiamo girare il vascello.
Se alcuni di noi si uniscono, elaborano un piano e si fanno coraggio
riusciremo a salvarci. Non ci vorrebbero molti di noi – sei o otto
basterebbero. Potremo assaltare la poppa, rovesciare quei folli fuori
bordo e girare la nave verso sud.”
Il professore alzò il naso e disse in modo gravoso: “Io
non credo alla violenza. E’ immorale”. “L’uso della violenza è sempre
poco etico” disse il nostromo. “Sono terrorizzata dalla
violenza” disse la passeggera.
Il
capitano e gli ufficiali avevano osservato ed ascoltato il tutto. Ad
un segnale del capitano l’ufficiale in seconda uscì da sottocoperta e
passò tra i passeggeri e i marinai, dicendo loro che c’erano ancora
molti problemi sulla nave:
“Abbiamo
fatto molti progressi”, disse, “ma molto resta ancora da fare. Le
condizioni di lavoro dell’abile marinaio sono ancora dure, il messicano
non sta ancora ricevendo lo stesso salario degli inglesi, le donne non
hanno ancora tante coperte quanto gli uomini, il gioco d’azzardo
domenicale dell’indiano sono un indennizzo risibile per la perdita
delle sue terre ancestrali, è ingiusto che il nostromo debba succhiare
cazzi di nascosto e che il cane a volte venga ancora calciato. Penso
che il capitano debba essere spronato nuovamente. Aiuterebbe se tutti
voi organizzaste un’altre protesta – purchè non violenta”.
Mentre l’ufficiale in seconda camminava
verso poppa i passeggeri e i marinai si misero ad urlargli insulti, ma
ciononostante fecero quello che aveva detto loro e si riunirono davanti
alla cabina per un’altra protesta. Schiamazzarono, minacciarono e
mostrarono i pugni e addirittura tirarono un uovo al capitano (che lo
schivò abilmente).
Dopo aver sentito
le loro proteste il capitano e gli ufficiali si riunirono per
un’assemblea, durante la quale sogghignarono e ammiccarono gli uni agli
altri. Quindi il capitano scese a poppa ed annunciò che l’abile
marinaio avrebbe ricevuto guanti per tenere le mani al caldo, che il
marinaio messicano avrebbe ricevuto un salario il ¾ quello degli
inglesi, che le donne avrebbero ricevuto un’ulteriore coperta, che il
marinaio indiano avrebbe organizzato giochi d’azzardo il sabato e la
domenica sera, che al nostromo sarebbe stato permesso di succhiare
cazzi pubblicamente con il buio e che nessuno sarebbe stato autorizzato
a calciare il cane senza previa autorizzazione del capitano.
I passeggeri e i marinai furono entusiasti
per questa grande vittoria rivoluzionaria, ma la mattina dopo
tornarono nuovamente a sentirsi insoddisfatti e iniziarono a lamentarsi
dei vecchi problemi.
Questa volta il mozzo iniziava ad
arrabbiarsi:
“Maledetti
idioti!”, urlava, “Non vedete quello che il capitano e gli
ufficiali stanno facendo? Vi stanno tenendo occupati con le vostre
triviali preoccupazioni riguardo a coperte, salari e i calci al cane in
modo che non vi concentriate sul vero problema della nave – che si sta
dirigendo sempre più a nord e che annegheremo. Se solamente alcuni di
voi rinvenissero e si unissero e assaltassero la cabina potremo girare
la nave e salvarci. Ma non fate che lamentarvi di inutili dettagli come
le condizioni di lavoro e giochi d’azzardo e il diritto a succhiare
cazzi”.
I passeggeri e i
marinai s’infuriarono: “Inutili!”, urlò il messicano, “Pensi
sia una cosa ragionevole che io riceva un salario che è ¾ di quello
degli inglesi? Questo è irrilevante?”
“Come puoi definire i miei problemi triviali?”, urlò
il nostromo, “Non capisci quanto sia umiliante sentirsi chiamare
frocetto?” “Calciare il cane non è un “inutile dettaglio”!”, urlò
l’amante degli animali, “è brutale e crudele!”
“D’accordo allora”, rispose il
mozzo. “Questi problemi non sono inutili o triviali. E’ crudele e
brutale calciare il cane ed è umiliante essere chiamato “frocetto”. Ma
se paragonato al vero problema – il fatto che la nave è ancora diretta a
nord – i vostri problemi sono cosucce triviali, perché se non giriamo
la nave in tempo annegheremo tutti.”
“Fascista!” urlò il professore.
“Controrivoluzionario!” urlò la
passeggera. E tutti i passeggeri e i marinai, uno dopo l’altro, si
misero a chiamare il mozzo “fascista” e “controrivoluzionario”.
Lo spinsero via e tornarono a lamentarsi dei salari, delle coperte per
le donne, del diritto di succhiare cazzi e del modo in cui il cane
veniva trattato. La nave continuò a dirigersi a nord e dopo un po’ fu
schiacciata tra due iceberg e tutti annegarono.
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