venerdì 18 maggio 2012

Una metafora: la Nave dei Folli

La Nave dei Folli
di Ted Kaczynski* - 17/05/2012
Fonte: kelebe


*Tredici anni fa, Tim La Pietra, uno studente dell’università di New York, scrisse a Ted Kaczynski presso la supermax – la sezione di isolamento nel carcere di massima sicurezza – di Florence, Colorado, chiedendogli un articolo per la piccola rivista studentesca che La Pietra curava. Kaczynski rispose, scrivendo a mano un racconto su undici fogli, intitolato La nave dei folli. Ricopio la bella traduzione dal sito, Inhuman Cage, con qualche piccolissima modifica.
...
C’era una volta una nave il cui capitano e marinai divennero così fieri della propria maestria, così pieni di hybris e così fieri di se stessi che impazzirono. Girarono la nave verso nord e navigarono fino ad incontrare iceberg e pericolose correnti e continuarono a navigare a nord verso acque via via più perigliose, solamente per godere della possibilità d’eseguire atti di navigazione sempre più brillanti.
Mentre la nave raggiungeva latitudini via via più alte i passeggeri e i marinai divennero progressivamente nervosi. Iniziarono a bisticciare tra loro e a lamentarsi delle proprie condizioni di vita.
“Dio mi fulmini se questo non è il peggior viaggio che ho mai fatto!” esclamò un vecchio marinaio. “La coperta è lucida di ghiaccio; quando sono di vedetta il vento mi taglia il giaccone come un coltello; ogni volta che cazzo la randa per poco non mi congelo le dita; e per tutto quello che ci guadagno sono cinque miseri scellini al mese!”.
“Pensi che ti vada male!” disse una passeggera. “Io non riesco a dormire la notte per il freddo. Le donne a bordo non ricevono tante coperte quanto gli uomini. Non è giusto!”
Un marinaio messicano li interruppe: “Chingado! Io ricevo solo la metà dei soldi dei marinai inglesi. Abbiamo bisogno di molto cibo per tenerci caldi in questo clima e io continuo a non ricevere la mia parte; gli inglesi ne hanno di più. E la cosa peggiore è che i marinai continuano a darmi ordini in inglese invece che in spagnolo”.
“Io avrei più motivi di tutti per lamentarmi”, disse un nativo americano. “Se i visipallidi non mi avessero privato delle mie terre ancestrali non mi troverei nemmeno su questa nave, qua tra gli iceberg e i venti polari. Starei vogando su una canoa su un bel lago placido. Ho diritto ad un indennizzo. Per lo meno il capitano dovrebbe concedermi di allestire del gioco d’azzardo in modo che possa guadagnare qualcosa”.
Il nostromo si fece avanti: “Ieri il capo marinaio mi ha chiamato “frocetto” perché succhio cazzi. Ho il diritto di succhiare cazzi senza essere insultato!”
“Non sono solo gli umani ad essere maltrattati su questa nave”, evidenziò un amante degli animali tra i passeggeri, la voce tremante per l’indignazione. “La settimana scorsa ho visto un mozzo calciare ben due volte il cane della nave!”
Uno dei passeggeri era un professore universitario. Fregandosi le mani esclamò: “Ma tutto questo è terribile! E’ immorale! Razzismo, sessismo, specismo, omofobia e sfruttamento della classe proletaria! E’ discriminatorio! Dobbiamo ottenere giustizia sociale. Equi diritti per il marinaio messicano, salari più alti per tutti i marinai, un indennizzo per l’indiano, eque coperte per le signore, un diritto garantito di succhiare cazzi e niente più calci al cane!”
“Si, si!” urlano i passeggeri e i marinai. “E’ discriminazione! Dobbiamo affermare i nostri diritti!”
Un mozzo si schiarì la voce: “Ahem. Avete tutti buone ragioni per protestare. Ma mi sembra che ciò che dobbiamo davvero fare sia girare la nave e puntare a sud, perché se continuiamo verso nord prima o poi naufragheremo sicuramente e allora i vostri salari, le vostre coperte, e il tuo diritto a succhiare cazzi saranno inutili, perché annegheremo tutti”.
Ma nessuno lo degnò d’attenzione, perché era solo un mozzo.
Il capitano e gli ufficiali, dalla loro stazione a poppa li avevano osservati ed ascoltati. Ora sorrisero tra loro e ad un gesto del capitano l’ufficiale in seconda scese dalla coperta a poppa, passò dove erano riuniti i passeggeri e i marinai e si fece largo in mezzo a loro. Assunse un’espressione serissima in volto e disse:
“Noi ufficiali dobbiamo ammettere che sulla nave sono accadute cose davvero imperdonabili. Non c’eravamo resi conto di quanto brutta fosse la situazione prima di sentire le vostre proteste. Noi siamo uomini di buona volontà e vogliamo comportarci in modo corretto. Ma, ehm, il capitano è un uomo piuttosto conservatore e probabilmente dovrà essere spronato un po’ prima che apporti cambiamenti significativi. La mia opinione personale è che se voi protestate vigorosamente – ma sempre in modo pacifico e senza violare le regole della nave – riuscirete a smuovere il capitano e a costringerlo a risolvere i problemi di cui vi lamentate così giustamente.”
Detto questo, l’ufficiale in seconda tornò sotto coperta a poppa. Mentre se ne andava i passeggeri gli urlavano dietro: “Moderato!Riformista! Liberale! Lecchino del capitano!”. Ma nonostante questo fecero quello che aveva detto loro. Si riunirono in un gruppo a poppa e si misero ad urlare insulti agli ufficiali e ad affermare i propri diritti: “Io voglio un salario più alto e migliori condizioni di lavoro”, urlò l’abile marinaio. “Eguali coperte per le donne!” urlò la passeggera. “Voglio ricevere i miei ordini in spagnolo”, urlò il marinaio messicano. “Voglio il diritto d’organizzare giochi d’azzardo” urlò il marinaio indiano. “Non voglio essere chiamato frocetto!” urlò l’omosessuale. “Basta calciare il cane!” urlò l’amante degli animali. “Rivoluzione ora!” urlò il professore.
Il capitano e gli ufficiali si riunirono e confabularono per diversi minuti, ammiccando, accennando e sorridendo gli uni agli altri per un certo tempo. Quindi il capitano uscì a poppa e con grande benevolenza annunciò che il salario dell’abile marinaio sarebbe stato aumentato a sei scellini al mese; il salario del marinaio messicano sarebbe stato incrementato a 2/3 di quello degli inglesi e che gli ordini di cazzare la randa gli sarebbero stati dati in spagnolo; la passeggera avrebbe ricevuto una coperta in più; al marinaio indiano sarebbe stato permesso di organizzare giochi d’azzardo la domenica sera; l’omosessuale non sarebbe stato più chiamato frocetto purchè succhiasse cazzi privatamente; e il cane non sarebbe stato calciato a meno che non avesse commesso qualcosa di davvero cattivo come rubare del cibo.
I passeggeri e i marinai celebrarono queste concessioni come grandi vittorie, ma la mattina dopo si sentivano nuovamente insoddisfatti.
“Sei scellini al mese sono una miseria e continuo a gelarmi le mani quando cazzo la randa” si lamentò l’abile marinaio. “Continuo a non ricevere lo stesso salario dei marinai inglesi e cibo insufficiente in questo clima” disse il marinaio messicano. “Noi donne non abbiamo ancora abbastanza coperte per tenerci al caldo” disse la passeggera. Gli altri passeggeri e marinai espressero simili lamentele e il professore continuò a spronarli.
Quando ebbero finito il mozzo si fece avanti – a voce più alta questa volta in modo tale che gli altri non potessero facilmente ignorarlo:
“E’ davvero terribile che il cane venga calciato per aver rubato un po’ di pane e che le donne non abbiano abbastanza coperte e che l’abile marinaio si congeli le dita e non vedo perché il nostromo non dovrebbe succhiare cazzi se ne ha voglia. Ma guardate che grossi che sono gli iceberg adesso e come il vento soffia forte! Dobbiamo girare la nave verso sud, perché se continuiamo verso nord  naufragheremo e annegheremo.”
“Già”, disse il nostromo, “è terribile che continuiamo a dirigerci a nord. Ma perché dovrei continuare a succhiare cazzi di nascosto? Perché devo essere chiamato frocetto? Non valgo come tutti gli altri?”
“Navigare a nord è una cosa terribile”, disse la passeggera, “ma non vedi? Questa è proprio la ragione perché le donne hanno bisogno di più coperte per scaldarsi. Esigo un numero equo di coperte per le donne ora!”
“E’ verissimo”, disse il professore, “che navigare a nord è causa di grandi difficoltà per noi tutti. Ma dirigere la rotta a sud non sarebbe realistico. Non si possono portare le lancette indietro. Dobbiamo trovare un modo maturo per affrontare la situazione”.
“Guardate,” disse il mozzo, “se lasciamo mano libera a quei pazzi a poppa affogheremo tutti. Se riusciremo a salvare la nave, allora potremo preoccuparci delle condizioni di lavoro, delle coperte per le donne e del diritto di succhiare cazzi. Ma prima dobbiamo girare il vascello. Se alcuni di noi si uniscono, elaborano un piano e si fanno coraggio riusciremo a salvarci. Non ci vorrebbero molti di noi – sei o otto basterebbero. Potremo assaltare la poppa, rovesciare quei folli fuori bordo e girare la nave verso sud.”
Il professore alzò il naso e disse in modo gravoso: “Io non credo alla violenza. E’ immorale”. “L’uso della violenza è sempre poco etico” disse il nostromo. “Sono terrorizzata dalla violenza” disse la passeggera.
Il capitano e gli ufficiali avevano osservato ed ascoltato il tutto. Ad un segnale del capitano l’ufficiale in seconda uscì da sottocoperta e passò tra i passeggeri e i marinai, dicendo loro che c’erano ancora molti problemi sulla nave:
“Abbiamo fatto molti progressi”, disse, “ma molto resta ancora da fare. Le condizioni di lavoro dell’abile marinaio sono ancora dure, il messicano non sta ancora ricevendo lo stesso salario degli inglesi, le donne non hanno ancora tante coperte quanto gli uomini, il gioco d’azzardo domenicale dell’indiano sono un indennizzo risibile per la perdita delle sue terre ancestrali, è ingiusto che il nostromo debba succhiare cazzi di nascosto e che il cane a volte venga ancora calciato. Penso che il capitano debba essere spronato nuovamente. Aiuterebbe se tutti voi organizzaste un’altre protesta – purchè non violenta”.
Mentre l’ufficiale in seconda camminava verso poppa i passeggeri e i marinai si misero ad urlargli insulti, ma ciononostante fecero quello che aveva detto loro e si riunirono davanti alla cabina per un’altra protesta. Schiamazzarono, minacciarono e mostrarono i pugni e addirittura tirarono un uovo al capitano (che lo schivò abilmente).
Dopo aver sentito le loro proteste il capitano e gli ufficiali si riunirono per un’assemblea, durante la quale sogghignarono e ammiccarono gli uni agli altri. Quindi il capitano scese a poppa ed annunciò che l’abile marinaio avrebbe ricevuto guanti per tenere le mani al caldo, che il marinaio messicano avrebbe ricevuto un salario il ¾ quello degli inglesi, che le donne avrebbero ricevuto un’ulteriore coperta, che il marinaio indiano avrebbe organizzato giochi d’azzardo il sabato e la domenica sera, che al nostromo sarebbe stato permesso di succhiare cazzi pubblicamente con il buio e che nessuno sarebbe stato autorizzato a calciare il cane senza previa autorizzazione del capitano.
I passeggeri e i marinai furono entusiasti per questa grande vittoria rivoluzionaria, ma la mattina dopo tornarono nuovamente a sentirsi insoddisfatti e iniziarono a lamentarsi dei vecchi problemi.
Questa volta il mozzo iniziava ad arrabbiarsi:
“Maledetti idioti!”, urlava, “Non vedete quello che il capitano e gli ufficiali stanno facendo? Vi stanno tenendo occupati con le vostre triviali preoccupazioni riguardo a coperte, salari e i calci al cane in modo che non vi concentriate sul vero problema della nave – che si sta dirigendo sempre più a nord e che annegheremo. Se solamente alcuni di voi rinvenissero e si unissero e assaltassero la cabina potremo girare la nave e salvarci. Ma non fate che lamentarvi di inutili dettagli come le condizioni di lavoro e giochi d’azzardo e il diritto a succhiare cazzi”.
I passeggeri e i marinai s’infuriarono: “Inutili!”, urlò il messicano, “Pensi sia una cosa ragionevole che io riceva un salario che è ¾ di quello degli inglesi? Questo è irrilevante?”
“Come puoi definire i miei problemi triviali?”, urlò il nostromo, “Non capisci quanto sia umiliante sentirsi chiamare frocetto?” “Calciare il cane non è un “inutile dettaglio”!”, urlò l’amante degli animali, “è brutale e crudele!”
“D’accordo allora”, rispose il mozzo. “Questi problemi non sono inutili o triviali. E’ crudele e brutale calciare il cane ed è umiliante essere chiamato “frocetto”. Ma se paragonato al vero problema – il fatto che la nave è ancora diretta a nord – i vostri problemi sono cosucce triviali, perché se non giriamo la nave in tempo annegheremo tutti.”
“Fascista!” urlò il professore.
“Controrivoluzionario!” urlò la passeggera. E tutti i passeggeri e i marinai, uno dopo l’altro, si misero a chiamare il mozzo “fascista” e “controrivoluzionario”. Lo spinsero via e tornarono a lamentarsi dei salari, delle coperte per le donne, del diritto di succhiare cazzi e del modo in cui il cane veniva trattato. La nave continuò a dirigersi a nord e dopo un po’ fu schiacciata tra due iceberg e tutti annegarono.

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