Se davvero qualcuno crede che l’utilizzo allegro dei fondi pubblici contestato a Rosy Mauro e al suo amante, a Renzo Bossi e alla sua fidanzata, a Manuela Marrone, a Calderoli e agli altri figli di Bossi rappresenti un caso isolato, può continuare a veleggiare nel fantastico mondo di Amélie. E’ evidente che se, parafrasando Rossini, fino a ieri nelle acque del Consiglio Regionale Lombardo navigava la “Trota Ladra”, per descrivere ciò che si vede allargando lo sguardo oltre il pirellone si potrebbe scomodare Mozart: “Così fan tutti”.
Fare il tesoriere, da Lusi in poi, si dimostra sempre più un lavoro da ricettatore cui sia affidata la spartizione di un malloppo. Se non fosse che il malloppo in questione è stato sottratto a noi. I soldi finiti nelle società canadesi o nelle fondazioni amiche, così come quelli usati per comprare lauree per asini patentati o per pagare la benzina di chi già guadagna 12 mila euro al mese sono fondi pubblici destinati ad alimentare i partiti i quali, secondo la Costituzione, esisterebbero per consentire la partecipazione politica dei cittadini “con metodo democratico”. Cosa abbiano di democratico 130 mila euro di università privatapagata ai figli dei segretari e agli amanti delle vice-presidenti del Senato, questo è tutto da stabilire.
Ma bisognerebbe anche chiedersi se sia una cosa etica, per un partito, usare soldi pubblici per pagare le pigioni delle rispettive sedi a società facenti capo al presidente dello stesso partito, come faceva Italia dei Valori le cui sedi di Milano e Roma erano prese in affitto dalla Antocri, la quale faceva poi capo ad Antonio Di Pietro stesso. E che dire della casa di Montecarlo avuta in eredità da Fini per Alleanza Nazionale, nella quale inspiegabilmente aveva finito per abitare Tulliani, il fratello di quell’Elisabetta compagna proprio dello stesso Fini? Forse in quel caso non si poteva parlare propriamente di fondi pubblici, ma se poi quello stesso partito percepisce rimborsi elettorali per “garantire l’avvio democratico dei cittadini alla politica” e se quegli stessi fondi vengono poi gestiti dalle stesse mani le quali, così democraticamente, dirottano le risorse per gli usi più lontani dalla democrazia che si possano immaginare, beh: allora negare che abbiamo un problema diventa arduo.
Gli esempi potrebbero continuare, ma se è vero dunque che “Così fan tutti”, il passo successivo allora è chiedersi come mai solo alcuni e solo in certi momenti ne pagano le conseguenze. Certo, il problema andrebbe risolto a monte, eliminando il finanziamento pubblico alla politica. Ed è sicuramente curioso che i giornali (che pure si alimentano di fondi pubblici) ora indichino i rimborsi elettorali come la causa di tutti i mali, scordandosi tuttavia di riconoscere la paternità ideologica di questa battaglia a chi ne ha sempre fatto una bandiera e un vanto: il Movimento Cinque Stelle e Beppe Grillo. Del resto, che qualcosa non funzioni risulta evidente dalla semplice analisi delle cifre. Per le elezioni politiche del 2008 e fino ad oggi, l’UDC ha percepito quasi 26 milioni di euro, avendone documentati solo 15,7, ma tra i movimenti politici quello di Casini non è che il più virtuoso: gli abbiamo regalato solo il 64% in più rispetto al dovuto. Peggio ha saputo fare il PDL, che ha ricevuto 206 milioni avendo presentato pezze giustificative per appena 53,7 milioni: il 285% in più. E l’Italia dei Valori? Le abbiamo girato 21,6 milioni di euro, anche se ha dimostrato di averne spesi solo 3,4. Parliamo del 529% di guadagno secco. Peggio, molto peggio ha saputo fare tuttavia il Partito Democratico, quello che ha assorbito Lusi: con i suoi 180 milioni di euro di rimborsi percepiti, a fronte di soli 18 milioni e mezzo documentati, ha generatol’876% di utile. Ma la Lega Nord, c’era da scommetterlo, il partito di Roma Ladrona – tanto per intenderci –, batte tutti: ha preso 41,4 milioni di euro presentando scontrini (spero non tutti del Trota) per soli 2,9 milioni, intascandosi quindi il 1308% di fondi pubblici. Se l’uso che di cotanto ben di Dio, in un paese dove anche oggi si è suicidato un cittadino perché non riusciva più a far fronte alle spese, avendo perduto il lavoro, risulta in un magna-magna generale, allora togliere i soldi dalla politica è la strada migliore per premiare le persone oneste e tenere alla lontana i maiali ingordi.
Chi manda Marmello dunque? Forse il governo dei professori, per mettere a tacere l’unica opposizione parlamentare - pure se per convenienza elettorale - che si è levata sin dalla prima ora e che il 21 aprile stava chiamando alla firma gli italiani per la seguente proposta di legge popolare: "Garanzia del credito a famiglie e imprese: separazione tra credito produttivo e attivita' finanziaria speculativa"? Stiamo parlando dunque di una commistione magistratura-finanza? Tutto è possibile. O Forse nell'escalation di eventi che porta a Marmello c'è lo zampino diSilvio Berlusconi, l’ex alleato che per tirare fuori dai guai Bossi dopo averlo querelato ed avergli imposto risarcimenti miliardari per essersi preso del mafiosogli sottrasse definitivamente il marchio della Lega Nord in cambio della remissione dei debiti e di un assegno regolare, guadagnandosi il suo eterno riconoscimento fino al ribaltone dello scorso novembre? Può essere: l’orco di Arcore sembra si sia messo in testa di realizzare definitivamente i piani del suo maestro Licio Gelli, specificatamente nel punto dove, nel Manuale di Rinascita Democratica, voleva creare due grossi movimenti che tagliassero fuori tutti quelli piccoli, dando l’illusione della democrazia ma in realtà spartendosi il potere decisionale. Fare fuori la Lega, come l’Api di Rutelli, rientra pur sempre in questa strategia (poi toccherà all’Idv o non ce ne sarà bisogno?). Oppure, ancora, l’assassino è il maggiordomo, ovvero qualcuno che lavoro dall’interno? Il caso Belsito e l’epurazione iniziata da Alessandro Marmelli, che consegna su un vassoio d’argento la testa di Renzo Bossi affilando la lama per quella di Rosy Mauro che potebbe essere la prossima a saltare, è il rito propiziatorio perfetto per il discorso che terrà stasera Roberto Maroni a Bergamo, durante la cerimonia del famigerato orgoglio leghista. Inoltre, sarebbe compatibile con l'apparente sprezzo di Alessandro Marmelli verso il suo posto da autista nella Lega Nord, in quanto se i maroniani dovessero ereditare la Padania, lui resterebbe al suo posto e magari potebbe perfino ottenere una promozione.
Io un’idea me la sono fatta. Qual è la tua?
Chi ha incastrato Renzo Bossi?
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